Un voto utile? Si può dare

Nel mese di marzo mese si sono svolte le elezioni amministrative in Francia e le elezioni politiche in Spagna. In entrambi i Paesi ha vinto la sinistra. Non un generico centrosinistra, non indefiniti riformisti ma una sinistra, in Francia composta di socialisti, comunisti e verdi, ed in Spagna da un partito che si definisce socialista, il PSOE di Zapatero. Nel dopo elezioni i cittadini gridano: ”Spagna socialista” e Zapatero assicura che continuerà a governare partendo da coloro che meno posseggono. Zapatero si conferma come il vero leader di una sinistra europea che non rinuncia a trasformare la realtà. Ciò che i riformisti italiani considerano pericoloso estremismo laicista, in Spagna sono leggi dello Stato nonostante la feroce contrarietà dei vescovi spagnoli. Nessuna guerra di religione ma la semplice riaffermazione della laicità dello Stato. Per noi italiani sembra un sogno. Soltanto ai tempi di Papa Pacelli l’influenza politica della chiesa sulle questioni terrene ha avuto tanto rilievo. Allora resistette De Gasperi al tentativo di tornare ai tempi del papa re. Adesso soltanto la Sinistra Arcobaleno e i socialisti di Boselli sembrano interessati alla questione della laicità dello Stato.
La campagna elettorale si svolge come uno commercial continuo e per il PD la parola magica diviene il riformismo, senza aggettivi. Si può fare. Cosa? Slogan ben formulati ed è tutto. Veltroni dichiara il Partito Democratico un partito riformista e non un partito di sinistra. Viva la chiarezza. Nessuna osservazione ma questa scelta tende ad escludere quella rivendicata consonanza con ciò che Zapatero ha realizzato, come socialista, in Spagna.
Prodi ha annunciato il suo ritiro dalla politica attiva. Sconfitto, non ha fatto finta di niente come è consuetudine di quasi tutti i leader di questi anni difficili per la politica. Prodi ha scelto di uscire di scena assumendosi la responsabilità del fallimento dell’Unione.
Non è ingiurioso addebitare alla sinistra le responsabilità esclusive delle mancate riforme del governo Prodi? La libera scelta di Veltroni di mollare la sinistra a vantaggio di Di Pietro e radicali è legittima, mistificare è cosa sgradevole. Alcune rivendicazioni della sinistra al governo contro la precarietà sono oggi nel programma del PD e quindi si presume che non esageravano Fabio Mussi o Ferrero quando chiedevano che si affrontasse questo problema. Ripetutamente la sinistra ha richiesto che il governo facesse fronte alla questione dei livelli salariali e delle pensioni. Oggi Veltroni assicura che questa è la priorità del Paese.
La sinistra al governo suggeriva un’azione di risanamento dei conti pubblici graduale a vantaggio di politiche di sviluppo e di riequilibrio sociale. Oggi Veltroni dice basta con la politica dei due tempi, prima risaniamo poi investiamo sullo sviluppo. Esattamente quello che hanno sostenuto per anni gli economisti della sinistra.
Perché non è stato fatto dal governo killerato da Mastella? Il PD dove era?
Siamo in campagna elettorale e difficilmente un discorso di verità potrà essere ascoltato. Ci spetta di scegliere come votare sulla base dei molti spot che ci propinano giornalmente i competitori.
Eravamo preoccupati. Berlusconi appariva poco brillante e un po’ moscio con quei suoi girocollo da playboy di provincia. Rimessa la cravatta, il cavaliere è tornato a brillare e a produrre quelle gaffe che lo hanno reso famoso e divertente nel mondo. Il bon ton dimenticato. Ci siamo tranquillizzati ascoltando le sua: “Alitalia agli italiani” e le spiegazioni per la candidatura di Ciarrapico con gli apprezzamenti della comunità ebraica e del partito popolare europeo. Rientra nella norma berlusconiana il dileggio per chi è dall’altra parte. Il povero Veltroni è stato paragonato addirittura a Giuseppe Stalin.
Riduzione delle tasse, taglio della spesa pubblica, liberalizzazione dei servizi pubblici, sono gli slogan che rendono i programmi di PD e PDL molto simili. Berlusconi ha affermato che potrebbe votarlo il programma di Veltroni. Non lo fa perché preferisce sacrificarsi Lui per il bene del Paese.
Uniti contro le tasse e contro la spesa pubblica PD e PDL assicurano a tutti, ricchi e poveri, la salvezza dell’Italia.
Che le tasse sui redditi da lavoro siano alte è possibile. Che le tasse sui redditi da rendita finanziaria siano irrisorie è certo.
Sembra che le nostre classi dirigenti non apprendano nulla dall’esperienza altrui. L’ondata di crisi che travolge l’occidente e l’oriente appare come un castigo divino e non il risultato delle politiche liberiste dell’America di Bush e dell’Europa guidata dalla destra economica.
L’amministrazione Bush ha improntato tutta la sua politica sui tagli alle tasse e sulla riduzione dei servizi al cittadino. La spesa pubblica è esplosa per le guerre volute da Bush. Il risultato? La recessione americana, l’impoverimento di milioni e milioni di americani e l’esportazione della crisi in ogni angolo del mondo. Un disastro. Molti sostengono che la crisi economica attuale è la peggiore del dopoguerra. Dopo trenta anni di dominio del liberismo e del libero mercato, a vent’anni dal crollo del blocco sovietico, non è il caso di mettere in discussione l’ideologia liberista dominante? Non ha dimostrato a sufficienza la sua incapacità di risolvere i problemi dell’umanità?
Il partito di Veltroni non sembra interessato a porsi la questione. (altro…)

Un voto utile? Si può dare

Nel mese di marzo mese si sono svolte le elezioni amministrative in Francia e le elezioni politiche in Spagna. In entrambi i Paesi ha vinto la sinistra. Non un generico centrosinistra, non indefiniti riformisti ma una sinistra, in Francia composta di socialisti, comunisti e verdi, ed in Spagna da un partito che si definisce socialista, il PSOE di Zapatero. Nel dopo elezioni i cittadini gridano: “Spagna socialista” e Zapatero assicura che continuerà  a governare partendo da coloro che meno posseggono. Zapatero si conferma come il vero leader di una sinistra europea che non rinuncia a trasformare la realtà . Ciò che i riformisti italiani considerano pericoloso estremismo laicista, in Spagna sono leggi dello Stato nonostante la feroce contrarietà  dei vescovi spagnoli. Nessuna guerra di religione ma la semplice riaffermazione della laicità  dello Stato. Per noi italiani sembra un sogno. Soltanto ai tempi di Papa Pacelli l’influenza politica della chiesa sulle questioni terrene ha avuto tanto rilievo. Allora resistette De Gasperi al tentativo di tornare ai tempi del papa re. Adesso soltanto la Sinistra Arcobaleno e i socialisti di Boselli sembrano interessati alla questione della laicità  dello Stato.
La campagna elettorale si svolge come uno commercial continuo e per il PD la parola magica diviene il riformismo, senza aggettivi. Si può fare. Cosa? Slogan ben formulati ed è tutto. Veltroni dichiara il Partito Democratico un partito riformista e non un partito di sinistra. Viva la chiarezza. Nessuna osservazione ma questa scelta tende ad escludere quella rivendicata consonanza con ciò che Zapatero ha realizzato, come socialista, in Spagna.
Prodi ha annunciato il suo ritiro dalla politica attiva. Sconfitto, non ha fatto finta di niente come è consuetudine di quasi tutti i leader di questi anni difficili per la politica. Prodi ha scelto di uscire di scena assumendosi la responsabilità  del fallimento dell’Unione.
Non è ingiurioso addebitare alla sinistra le responsabilità  esclusive delle mancate riforme del governo Prodi? La libera scelta di Veltroni di mollare la sinistra a vantaggio di Di Pietro e radicali è legittima, mistificare è cosa sgradevole. Alcune rivendicazioni della sinistra al governo contro la precarietà  sono oggi nel programma del PD e quindi si presume che non esageravano Fabio Mussi o Ferrero quando chiedevano che si affrontasse questo problema. Ripetutamente la sinistra ha richiesto che il governo facesse fronte alla questione dei livelli salariali e delle pensioni. Oggi Veltroni assicura che questa è la priorità  del Paese.
La sinistra al governo suggeriva un’azione di risanamento dei conti pubblici graduale a vantaggio di politiche di sviluppo e di riequilibrio sociale. Oggi Veltroni dice basta con la politica dei due tempi, prima risaniamo poi investiamo sullo sviluppo. Esattamente quello che hanno sostenuto per anni gli economisti della sinistra.
Perchè non è stato fatto dal governo killerato da Mastella? Il PD dove era?
Siamo in campagna elettorale e difficilmente un discorso di verità  potrà  essere ascoltato. Ci spetta di scegliere come votare sulla base dei molti spot che ci propinano giornalmente i competitori.
Eravamo preoccupati. Berlusconi appariva poco brillante e un po’ moscio con quei suoi girocollo da playboy di provincia. Rimessa la cravatta, il cavaliere è tornato a brillare e a produrre quelle gaffe che lo hanno reso famoso e divertente nel mondo. Il bon ton dimenticato. Ci siamo tranquillizzati ascoltando le sua: “Alitalia agli italiani” e le spiegazioni per la candidatura di Ciarrapico con gli apprezzamenti della comunità  ebraica e del partito popolare europeo. Rientra nella norma berlusconiana il dileggio per chi è dall’altra parte. Il povero Veltroni è stato paragonato addirittura a Giuseppe Stalin.
Riduzione delle tasse, taglio della spesa pubblica, liberalizzazione dei servizi pubblici, sono gli slogan che rendono i programmi di PD e PDL molto simili. Berlusconi ha affermato che potrebbe votarlo il programma di Veltroni. Non lo fa perchè preferisce sacrificarsi Lui per il bene del Paese.
Uniti contro le tasse e contro la spesa pubblica PD e PDL assicurano a tutti, ricchi e poveri, la salvezza dell’Italia.
Che le tasse sui redditi da lavoro siano alte è possibile. Che le tasse sui redditi da rendita finanziaria siano irrisorie è certo.
Sembra che le nostre classi dirigenti non apprendano nulla dall’esperienza altrui. L’ondata di crisi che travolge l’occidente e l’oriente appare come un castigo divino e non il risultato delle politiche liberiste dell’America di Bush e dell’Europa guidata dalla destra economica.
L’amministrazione Bush ha improntato tutta la sua politica sui tagli alle tasse e sulla riduzione dei servizi al cittadino. La spesa pubblica è esplosa per le guerre volute da Bush. Il risultato? La recessione americana, l’impoverimento di milioni e milioni di americani e l’esportazione della crisi in ogni angolo del mondo. Un disastro. Molti sostengono che la crisi economica attuale è la peggiore del dopoguerra. Dopo trenta anni di dominio del liberismo e del libero mercato, a vent’anni dal crollo del blocco sovietico, non è il caso di mettere in discussione l’ideologia liberista dominante? Non ha dimostrato a sufficienza la sua incapacità  di risolvere i problemi dell’umanità ?
Il partito di Veltroni non sembra interessato a porsi la questione. (altro…)