Scovare la ricchezza nascosta
I dati pubblicati dal ministero dell’economia e delle finanze, relative le dichiarazioni dei redditi del 2010, sono semplicemente agghiaccianti. La categoria degli imprenditori dichiara un reddito inferiore a quello dei lavoratori dipendenti. Soltanto l’uno per cento delle dichiarazioni prevede redditi superiori ai 100 mila Euro. Per oltre dieci milioni d’italiani non è prevista alcuna dichiarazione. Anche quest’aspetto, l’evasione fiscale, è parte di quella lotta di classe sempre negata e sempre attuata dalle classi dirigenti del Paese? La libertà di mercato c’entra poco con la libertà di evasione tanto che, nel Paese più liberista del mondo, gli Stati Uniti, viene non a caso punita con il carcere. In venti anni si è spostata un’enorme quantità di ricchezza dal mondo del lavoro a quello dei profitti e delle rendite senza che la politica si occupasse dell’impoverimento progressivo di strati sempre più vasti della popolazione. O meglio, la politica se n’è occupata e a parte la parentesi dei fragili governi Prodi, l’ha fatto per favorire sempre i ceti più privilegiati anche favorendo l’elusione fiscale. E il governo dei professori? Sarebbe ingiusto non apprezzare i controlli “spettacolari” svolti nelle settimane scorse dalla guardia di finanza, ma trattandosi di una questione strutturale ci sarebbe bisogno di un’azione sistematica di ricerca della ricchezza nascosta. Questa sembrerebbe essere la priorità . Per il governo appare prioritario il ridimensionamento dei diritti dei lavoratori unito all’annichilimento del già precario Welfare State. Nella storia dell’umanità abbiamo studiato diversi tipi di crociate. Religiose, culturali, di matrice economica. Oggi i Crociati innalzano la bandiera del neo-liberismo: i mercati devono decidere anche la qualità e la quantità della democrazia dei popoli. Chi sono questi Crociati? Membri di club esclusivi, si scambiano complimenti tra loro e si sostengono a vicenda nella crociata mondiale tutta a vantaggio della finanza. Essi dirigono le più grandi organizzazioni finanziarie e le grandi burocrazie europee e occidentali in genere. Quando senti dire: l’abolizione dell’articolo diciotto dello Statuto dei lavoratori lo vuole l’Europa. Uno si domanda: chi in Europa? Il parlamento europeo? No. Sono i capi delle strutture burocratiche di Bruxelles che vogliono la totale libertà d’impresa. Non si permettono d’imporlo alla grande Germania. Lo pretendono per la Grecia, per la Spagna e adesso per l’Italia. In Spagna e in Grecia l’austerità e il ridimensionamento dei diritti, non ha prodotto altro che conflitti e povertà . Funzionerà in Italia? Il crollo dei consumi, unito alla difficoltà delle imprese piccole e grandi, non inducono a grandi speranze. Il presidente Monti ha ragione nel sentirsi più apprezzato dei politici in campo. L’eredità lasciata dal governo delle destre è di quelle da far tremare i polsi. Ma a un certo punto, dopo l’apprezzamento per lo stile sobrio, sarà richiesto al suo governo qualcosa che somigli a un’azione positiva per rilanciare lo sviluppo dell’Italia. Continuare a sostenere che gli investitori esteri evitano l’Italia per le rigidità prodotte dai diritti dei lavoratori è una mistificazione che un dotto uomo della Bocconi dovrebbe evitare. Non è fine e poi professore Lei sa che le crociate hanno prodotto grandi sciagure nella storia dell’umanità .
Corriere dell’Umbria 1° aprile 2012