da Francesco Mandarini | Gen 14, 2013
Avevo sedici anni e al Teatro Turreno ho visto il primo avanspettacolo della mia vita. L’ultima volta è stata giovedì in televisione. Servizio Pubblico diretto da Michele Santoro il nome del programma. Mancavano le ballerine ma le gag sono state degne di quelle che tante volte hanno allietato la nostra vita. Peppino e Totò? Gianni e Pinotto? Tognazzi e Vianello? Stanlio e Onlio? Santoro versus Berlusconi. Travaglio versus Berlusconi. Dubbio non c’è: nell’orgia di narcisismo dei tre, il mattatore dello spettacolo è stato il Cavaliere di Arcore. Ha sbaragliato gli ancor man confermandosi leader indiscusso delle discussioni da bar dello sport. (altro…)
da Francesco Mandarini | Gen 14, 2013
Avevo sedici anni e al Teatro Turreno ho visto il primo avanspettacolo della mia vita. L’ultima volta è stata giovedì in televisione. Servizio Pubblico diretto da Michele Santoro il nome del programma. Mancavano le ballerine ma le gag sono state degne di quelle che tante volte hanno allietato la nostra vita. Peppino e Totò? Gianni e Pinotto? Tognazzi e Vianello? Stanlio e Onlio? Santoro versus Berlusconi. Travaglio versus Berlusconi. Dubbio non c’è: nell’orgia di narcisismo dei tre, il mattatore dello spettacolo è stato il Cavaliere di Arcore. Ha sbaragliato gli ancor man confermandosi leader indiscusso delle discussioni da bar dello sport. I sondaggisti sostengono che grazie allo show offerto in tv dal Capo, il centrodestra ha guadagnato almeno due punti. Difficile non crederlo. Quando la politica si riduce a com’è stata ridotta in questi anni, le elezioni dipendono più dagli share televisivi che dalle idee e dai valori che esprimono i partiti. L’ha capito anche il professor Monti. Presente in ogni canale televisivo e radiofonico, il neofita della politica vuol anch’egli bucare lo schermo. Twitta anche lui e sogna di avere più seguaci nel social network di Berlusconi. Sfida di grande spessore, ma anche i seguaci del “Twitter†sono acquisibili nel libero mercato, basta pagare. Nel frattempo l’Italia si contorce in una crisi economico-sociale non conosciuta in tutto il dopoguerra. Quali sono le ricette di coloro che dovremo votare a febbraio? Tutto sembra incentrarsi sulla promessa della riduzione delle tasse e su una generica volontà di lavorare per la crescita dell’economia. La parte più corposa della discussione avviene sulle alleanze future. Sarà una grande alleanza tra centrosinistra e centro di Monti-Casini-Fini-Montezemolo? La grande stampa se lo augura. Gli illustri opinion maker sperano che il centrosinistra non ottenga la maggioranza anche al senato e quindi Bersani sia costretto a trattare con il riformista Casini e magari lasciare il passo a un Monti bis. Non fanno altro che sollecitare l’esigenza che l’Italia diventi un Paese normale come le nazioni del nord, eppure esperti come sono dovrebbero sapere che non esiste democrazia dove chi prende meno voti diventa capo del governo. Molti osservatori sostengono che la prima repubblica faceva schifo ma forse, per nostalgia, non si accorgano che fanno il tifo perché si crei una situazione in cui un nuovo Ghino di Tacco, Monti, riproduca gli splendori e i meccanismi dei governi pentapartito a gestione Bettino Craxi. E’ noto e riconosciuto da tutti che il PD ha, per senso di responsabilità , appoggiato il governo dei tecnici con grande correttezza quando tutti i sondaggi lo davano per il partito che avrebbe vinto eventuali elezioni. La scelta di Monti di confezionare il suo partito personale non porta niente di buono al Paese e la sua campagna acquisti di stagionato ceto politico e di pezzi di società civile non è dissimile da quanto fatto da altri partiti personali. Certo non ha candidato quel gentiluomo di Luciano Moggi, ma pensa il professore di modernizzare l’Italia con l’onorevole Italo Bocchino o con l’immortale Albertini solo per citare due dei suoi candidati riformisti? Accusare poi la CGIL di fare il male dei lavoratori rientra nella categoria dello sciocchezzaio. Se Berlusconi pensa che siano i comunisti il problema dell’Italia, Monti s’inventa la CGIL come vincolo allo sviluppo del Paese? Grotteschi entrambi. In questi tredici mesi di governo Monti non c’è stato provvedimento significativo a vantaggio del mondo del lavoro e della ripresa economica. I massicci interventi a favore delle banche hanno salvato l’economia di carta ma non hanno in nulla favorito l’economia reale. Le banche ottenuti a costo zero i finanziamenti dalla BCE hanno completamente bloccato o resi costosissimi i mutui alle imprese o ai privati senza che il governo aprisse bocca. Non lo dicono gli estremisti di sinistra, lo sostengono premi Nobel, il Fondo Monetario Internazionale e la stessa amministrazione americana. Da ultimo Junker presidente dell’Eurogruppo, noto marxista-leninista, ha denunciato la sottovalutazione dei governi rispetto alla disoccupazione massiccia della zona Euro. Responsabilità del centrosinistra è quella di individuare con nettezza una linea che metta al centro la questione dell’economia reale. Il mondo del lavoro è stato massacrato dall’austerità liberista esattamente com’è successo alle piccole imprese industriali e del terziario. Deve inoltre prospettare un’Europa diversa da quella che abbiamo conosciuta negli ultimi anni. Il destino del nostro Paese è all’interno di un’Europa non solo della finanza o del libero mercato, ma una comunità in cui la politica torni a parlare per costruire quell’Europa federata in cui la democrazia riprenda il potere rispetto alle burocrazie. Per la nostra salute mentale la questione dei candidati è alle nostre spalle. Ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori e tra talk show e bulimia televisiva di alcuni candidati la tentazione di fuggire all’estero, per chi può, aumenterà , ma forse sarà meglio ascoltare quanto i candidati ci dicono e decidere secondo le idee e i valori espressi e non sull’ultima performance televisiva di questo e di quello.
Corriere dell’Umbria 13 gennaio 2013
da Francesco Mandarini | Gen 14, 2013
Avevo sedici anni e al Teatro Turreno ho visto il primo avanspettacolo della mia vita. L’ultima volta è stata giovedì in televisione. Servizio Pubblico diretto da Michele Santoro il nome del programma. Mancavano le ballerine ma le gag sono state degne di quelle che tante volte hanno allietato la nostra vita. Peppino e Totò? Gianni e Pinotto? Tognazzi e Vianello? Stanlio e Onlio? Santoro versus Berlusconi. Travaglio versus Berlusconi. Dubbio non c’è: nell’orgia di narcisismo dei tre, il mattatore dello spettacolo è stato il Cavaliere di Arcore. Ha sbaragliato gli ancor man confermandosi leader indiscusso delle discussioni da bar dello sport. I sondaggisti sostengono che grazie allo show offerto in tv dal Capo, il centrodestra ha guadagnato almeno due punti. Difficile non crederlo. Quando la politica si riduce a com’è stata ridotta in questi anni, le elezioni dipendono più dagli share televisivi che dalle idee e dai valori che esprimono i partiti. L’ha capito anche il professor Monti. Presente in ogni canale televisivo e radiofonico, il neofita della politica vuol anch’egli bucare lo schermo. Twitta anche lui e sogna di avere più seguaci nel social network di Berlusconi. Sfida di grande spessore, ma anche i seguaci del “Twitter” sono acquisibili nel libero mercato, basta pagare. Nel frattempo l’Italia si contorce in una crisi economico-sociale non conosciuta in tutto il dopoguerra. Quali sono le ricette di coloro che dovremo votare a febbraio? Tutto sembra incentrarsi sulla promessa della riduzione delle tasse e su una generica volontà di lavorare per la crescita dell’economia. La parte più corposa della discussione avviene sulle alleanze future. Sarà una grande alleanza tra centrosinistra e centro di Monti-Casini-Fini-Montezemolo? La grande stampa se lo augura. Gli illustri opinion maker sperano che il centrosinistra non ottenga la maggioranza anche al senato e quindi Bersani sia costretto a trattare con il riformista Casini e magari lasciare il passo a un Monti bis. Non fanno altro che sollecitare l’esigenza che l’Italia diventi un Paese normale come le nazioni del nord, eppure esperti come sono dovrebbero sapere che non esiste democrazia dove chi prende meno voti diventa capo del governo. Molti osservatori sostengono che la prima repubblica faceva schifo ma forse, per nostalgia, non si accorgano che fanno il tifo perchè si crei una situazione in cui un nuovo Ghino di Tacco, Monti, riproduca gli splendori e i meccanismi dei governi pentapartito a gestione Bettino Craxi. E’ noto e riconosciuto da tutti che il PD ha, per senso di responsabilità , appoggiato il governo dei tecnici con grande correttezza quando tutti i sondaggi lo davano per il partito che avrebbe vinto eventuali elezioni. La scelta di Monti di confezionare il suo partito personale non porta niente di buono al Paese e la sua campagna acquisti di stagionato ceto politico e di pezzi di società civile non è dissimile da quanto fatto da altri partiti personali. Certo non ha candidato quel gentiluomo di Luciano Moggi, ma pensa il professore di modernizzare l’Italia con l’onorevole Italo Bocchino o con l’immortale Albertini solo per citare due dei suoi candidati riformisti? Accusare poi la CGIL di fare il male dei lavoratori rientra nella categoria dello sciocchezzaio. Se Berlusconi pensa che siano i comunisti il problema dell’Italia, Monti s’inventa la CGIL come vincolo allo sviluppo del Paese? Grotteschi entrambi. In questi tredici mesi di governo Monti non c’è stato provvedimento significativo a vantaggio del mondo del lavoro e della ripresa economica. I massicci interventi a favore delle banche hanno salvato l’economia di carta ma non hanno in nulla favorito l’economia reale. Le banche ottenuti a costo zero i finanziamenti dalla BCE hanno completamente bloccato o resi costosissimi i mutui alle imprese o ai privati senza che il governo aprisse bocca. Non lo dicono gli estremisti di sinistra, lo sostengono premi Nobel, il Fondo Monetario Internazionale e la stessa amministrazione americana. Da ultimo Junker presidente dell’Eurogruppo, noto marxista-leninista, ha denunciato la sottovalutazione dei governi rispetto alla disoccupazione massiccia della zona Euro. Responsabilità del centrosinistra è quella di individuare con nettezza una linea che metta al centro la questione dell’economia reale. Il mondo del lavoro è stato massacrato dall’austerità liberista esattamente com’è successo alle piccole imprese industriali e del terziario. Deve inoltre prospettare un’Europa diversa da quella che abbiamo conosciuta negli ultimi anni. Il destino del nostro Paese è all’interno di un’Europa non solo della finanza o del libero mercato, ma una comunità in cui la politica torni a parlare per costruire quell’Europa federata in cui la democrazia riprenda il potere rispetto alle burocrazie. Per la nostra salute mentale la questione dei candidati è alle nostre spalle. Ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori e tra talk show e bulimia televisiva di alcuni candidati la tentazione di fuggire all’estero, per chi può, aumenterà , ma forse sarà meglio ascoltare quanto i candidati ci dicono e decidere secondo le idee e i valori espressi e non sull’ultima performance televisiva di questo e di quello.
Corriere dell’Umbria 13 gennaio 2013
da Francesco Mandarini | Gen 7, 2013
Se non da cartellino rosso almeno il giallo dell’ammonizione ci sta tutto nell’entrata in politica del professor Monti. Dismesse le vesti di tecnico super parte, il rettore della Bocconi di Milano ha infilato nell’ultima settimana una serie di cantonate che ne hanno annichilita la sua dota maggiore, la sobrietà . Rincorrendo il record di Berlusconi nel minutaggio delle presenze nei mass media, il dimissionario capo del governo ha spiegato al mondo che lui non è di sinistra, nè di centro, nè di destra. Lui è un “riformista estremo”. Senza riuscirci, letterati, filosofi e scienziati della politica si arrovellano per capire il significato profondo dell’auto definizione montiana. In Italia tutti si dichiarano riformisti. L’orrenda seconda repubblica è stata gestita da un ceto politico che tutto intero si dichiarava proteso a riformare la nazione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e tutti ne stiamo pagando le conseguenze. D’altra parte un Paese in cui l’amministrazione pubblica allargata è debitrice di almeno cento miliardi di Euro nei confronti dei fornitori di servizi, è un Paese che deve essere riformato. Il quesito è cosa riformare. Riformare significa colpire interessi e favorirne altri. Chi ha subito il riformismo dell’amministrazione Monti? Nei tredici mesi di governo dei tecnici le uniche riforme fatte sono state tutte volte a penalizzare i ceti produttivi e a rendere il welfare più leggero e costoso per i cittadini. Mario Monti è un europeista convinto e ne siamo lieti. Interessante sapere dal professore di cosa avrebbe bisogno l’Italia per adeguarsi ai Paesi più evoluti del nord europeo. Siamo in Europa in coda per i livelli salariali, in cima per il livello della tassazione, in allarme rosso per la corruzione e a rischio per la qualità della nostra democrazia. Parola questa, democrazia, che non sembra interessare più di tanto. Nelle venticinque pagine dell’agenda Monti non c’è alcuna valutazione sullo stato comatoso della nostra democrazia. Spontanea domanda all’europeista Monti: è immaginabile che negli stabilimenti della Renault francese o della Mercedes tedesca, sia proibito l’accesso al più grande sindacato francese o tedesco? Visitando lo stabilimento di Melfi assieme al dottor Marchionne, non si è accorto, Monti, che la Fiom non era presente per volontà della Fiat? Come si può immaginare il rilancio della Comunità Europea se i principi basilari dei trattati comunitari non sono rispettati in tutti i Paesi? E la questione dei diritti democratici è parte integrante di quanto deliberato più volte nel passato dal Parlamento Europeo. Forse il tecnico per propria scienza infusa, può fare a meno dei meccanismi democratici. Essi comprendono anche il confronto delle idee. E’ bizzarro che un gentlemen come Monti suggerisca imperiosamente a Bersani di tappare la bocca a Fassina, responsabile economico del Pd, e a Vendola, segretario di un partito e presidente di una regione. Accusare continuamente la CGIL di essere una forza conservatrice non è elegante, Professore. Il più rilevante sindacato italiano rappresenta milioni di lavoratori che hanno dimostrato grande senso di responsabilità in circostanze drammatiche. Evitando di trasformare la giusta protesta per le loro condizioni salariali in rivolta sociale rappresentano un baluardo democratico che Lei non dovrebbe trascurare. Lei si appresta a correre nella campagna elettorale assieme allo stagionato doroteo Casini e al sempre in campo Fini. Ambedue sono stati protagonisti per molti anni della stagione berlusconiana. Si sono pentiti, è vero, e da buon cattolico Lei lì ha perdonati, ma trasformarli in riformatori sembrerebbe eccessivo. Qualche dubbio dovrebbe averlo sulla convinzione che le politiche economiche volute dalle burocrazie europee siano quelle giuste. I risultati sono quelli che sono. E non sono eccellenti. Certo il differenziale con i Bond tedeschi si è ridotto e ciò costituisce un aiuto a contenere il costo del debito. Solo uno sciocco può sottovalutare la questione. Ed è anche noto che ciò è successo anche per i bond spagnoli e greci. Rimane intatta la questione di come riprendere la creazione di posti di lavoro in un’area, quella europea, che si appresta a raggiungere i venti milioni di disoccupati. Se non si agisce con rapidità le spinte alla disgregazione diventeranno esplosive. Com’è possibile che in nome del neo-liberismo non si dia priorità a investimenti pubblici capaci di riattivare un processo di crescita virtuosa? Lo sostengono grandi economisti. Da ultimo la bibbia del capitalismo, “The Economist” del 13 ottobre che, senza tanti giri di parole, assegna un ruolo importante allo Stato e ai sistemi di welfare per la ripresa dello sviluppo economico. Non tagli alla spesa pubblica ma riqualificazione. Sollecita la fine dei favori ai ricchi, priorità nelle politiche per i giovani e un sostegno all’istruzione con stipendi adeguati senza enfatizzare il “merito”, ma cercando di abbassare il divario sociale aumentato a dismisura nell’ultimo decennio. Da ultimo, bisogna cessare con i sussidi alle istituzioni finanziarie, beneficiarie ultime dei sacrifici imposti ai popoli. Non è che Fassina o Vendola sostengano cose tanto diverse dall’Economist, o no? Siamo abituati a pensare che in campagna elettorale si dice di tutto e di più per raccogliere voti. Sarebbe salutare, questa volta, se le balle rimanessero patrimonio esclusivo di coloro che per tanti anni hanno costruito il loro consenso attraverso la vendita di panna fresca.
Corriere dell’Umbria 6 gennaio 2013
da Francesco Mandarini | Gen 7, 2013
Se non da cartellino rosso almeno il giallo dell’ammonizione ci sta tutto nell’entrata in politica del professor Monti. Dismesse le vesti di tecnico super parte, il rettore della Bocconi di Milano ha infilato nell’ultima settimana una serie di cantonate che ne hanno annichilita la sua dota maggiore, la sobrietà. Rincorrendo il record di Berlusconi nel minutaggio delle presenze nei mass media, il dimissionario capo del governo ha spiegato al mondo che lui non è di sinistra, né di centro, né di destra. (altro…)