da Francesco Mandarini | Mar 24, 2013
E’ la semplicità difficile a farsi. Parte consistente delle proposte del programma del M5S sono recepite negli otto punti delle idee di governo di Bersani. Sarebbe ovvio un appoggio dei Grillini, “cittadini in parlamento” come si definiscono, consentire che in Italia vengano realizzate finalmente quelle radicali riforme da loro proposte e in parte accettate dal maggior partito italiano. (altro…)
da Francesco Mandarini | Mar 24, 2013
E’ la semplicità difficile a farsi. Parte consistente delle proposte del programma del M5S sono recepite negli otto punti delle idee di governo di Bersani. Sarebbe ovvio un appoggio dei Grillini, “cittadini in parlamento” come si definiscono, consentire che in Italia vengano realizzate finalmente quelle radicali riforme da loro proposte e in parte accettate dal maggior partito italiano. Le elezioni dei presidenti delle due Camere hanno dimostrato la volontà del partito democratico di uscire dalle logiche strette dell’interesse di partito. E’ becera propaganda sostenere che la Boldrini e Grasso siano foglie di fico del PD e Il rifiuto di Grillo a qualsiasi sostegno a un governo che non sia da Lui guidato, rientra, almeno in questa fase, nella categoria delle gag dell’avanspettacolo. Sarebbe semplice scegliere di consentire la nascita di un governo riformatore controllando e verificando giorno dopo giorno l’attuazione del programma. Grillo ha in testa però un’altra idea. Continua a sognare un bel governo Bersani-Berlusconi. Non è il solo ad avere questo desiderio. E’ lo stesso del cavaliere di Arcore. Resuscitato grazie a una campagna elettorale in cui ha occupato ogni spazio televisivo sbaragliando tutti anche la coppia Travaglio-Santoro, Berlusconi si sente ancora indispensabile per salvare il Paese dal cataclisma economico e sociale. Chi ci ha portato al disastro? Dubbi non possono esserci: il governo della destra con l’aiutino del sobrio governo Monti. Bersani sostiene a ragione che il governissimo sarebbe una scelta letale per l’Italia. Il preincarico ottenuto da Napolitano, lo svolgerà al di fuori dell’ipotesi grande alleanza con il PDL e Lega. Per il leader democratico non si tratta soltanto di salvaguardare quel che resta del partito dopo i pessimi risultati elettorali, si tratta dell’impossibilità di mettere insieme una compagine governativa che vede assieme Brunetta e/o Calderoli con gli uomini e le donne della società civile che Bersani vorrebbe proporre come ministri. Su quale programma si possono accordare PD e PDL? Credo che queste due forze in questa fase non possano nemmeno decidere di andare a prendere il caffè assieme. Il governissimo l’hanno costruito in Grecia e abbiamo visto la catastrofe di quel Paese. Meglio evitare. Certo per Grillo sarebbe una manna. Nel suo blog continuerebbe a urlare insulti contro i partiti che saccheggiano tutto e i commenti dei naviganti in rete sarebbero sempre più entusiasti e combattivi. Indifferenti alla soluzione dei problemi, tutti rimangono urlanti in attesa del nuovo messia. Il Capo trionferà nelle ravvicinate prossime elezioni politiche. Grillo ha precisato. Non voglio il cento per cento dei parlamentari. E’ sufficiente la maggioranza assoluta. Con quale legge elettorale, prego? Come abbiamo visto anche questa volta nemmeno la legge “porcata” voluta dai berluscones lo assicura. E allora? Bisognerebbe allearsi con qualcuno per andare al governo e risolvere i problemi che angosciano il popolo italiano. E’ una grave responsabilità impedire la formazione di un esecutivo in nome della purezza che impedisce anche di discutere con gli altri partiti a prescindere dal merito dei programmi. Non è consuetudine che un incarico per formare un governo abbia tutti i paletti posti da Napolitano a Bersani. Strada strettissima che sembra precludere al fallimento del tentativo del leader democratico. E dopo che succederà ? Arriverà forse il governo del presidente? Dopo il governo dei tecnici avremo un altro governo atipico. Niente di drammatico. Il Belgio è stato senza governo per 561 giorni e l’amministrazione pubblica è andata avanti lo stesso. E’ vero, il Belgio è una nazione molto più piccola ma aveva anch’esso problemi seri con il debito pubblico. Noi abbiamo qualche emergenza in più e non di poco conto. Dal punto di vista sociale siamo in una fase di ebollizione di strati sempre più vasti della popolazione, dal punto di vista istituzionale si può parlare di crisi del sistema. Le strutture pubbliche non sono ormai più in grado di assicurare i servizi primari ai cittadini. L’embrione di stato sociale costruito attraverso lotte decennali è ormai stremato dai tagli orizzontali dei vari governi centrali. Tra patti di stabilità e minor risorse le amministrazioni locali non sono più in grado di sostenere i trasporti, la sanità , la scuola, la cultura e via via elencando. Il reddito di metà del Paese è uguale a quello della Grecia. L’Umbria sta annaspando verso il mezzogiorno con dati economico-sociali drammatici. Si capisce questa sorta di smarrimento delle classi dirigenti. E’ difficile fare l’amministratore o l’imprenditore in una regione le cui le risorse sono sempre meno e le eccellenze produttive o amministrative sono poche e in fase di contrazione. Anche per noi sarebbe necessario un governo centrale capace di riformare la spesa pubblica e non solo di tagliarla. L’indignazione per la mala politica ha prodotto un parlamento in cui siedono molti giovani, donne e uomini. Benissimo. Il rinnovamento ha però senso se esso serve al cambiamento della società . E’ obbligatorio, ma non è sufficiente, ridimensionare il costo della politica e ogni taglio possibile ai privilegi deve essere portato avanti. Ma ciò non basta. La nuova classe politica dovrà essere in grado di ridare speranza a un popolo annichilito dalla crisi prodotta dal neoliberismo. La speranza può rinascere se all’interesse di parte o di partito si sostituisce l’interesse generale. Ciò vale anche per il movimento cinque stelle.
Corriere dell’Umbria 24 marzo 2013
da Francesco Mandarini | Mar 17, 2013
Per la prima volta nella storia, il Parlamento Europeo ha bocciato a larga maggioranza il bilancio pluriennale presentato dai capi dei governi nazionali. Il Parlamento è l’organo che decide, con buona pace dei leader nazionali, per fortuna bisogna cambiarlo. Un bilancio che era stato formulato all’insegna di un’austerità feroce. La stessa che ha già prodotto disastri sociali ed economici. (altro…)
da Francesco Mandarini | Mar 17, 2013
Per la prima volta nella storia, il Parlamento Europeo ha bocciato a larga maggioranza il bilancio pluriennale presentato dai capi dei governi nazionali. Il Parlamento è l’organo che decide, con buona pace dei leader nazionali, per fortuna bisogna cambiarlo. Un bilancio che era stato formulato all’insegna di un’austerità feroce. La stessa che ha già prodotto disastri sociali ed economici. Previsti tagli a tutti i capitoli riferiti agli investimenti per la ricerca e per l’economia reale. Minori risorse anche per la spesa corrente. Disinteressati ai problemi della crescita, i leader europei confermano con il bilancio in questione la linea fallimentare di questi anni. Germania e Gran Bretagna hanno salvaguardato i loro interessi nazionali, indifferenti al disastro provocato dalla cecità liberista della tecnocrazia europea, Cameron e la signora Merkell hanno voluto un bilancio tanto misero da provocare il rigetto da parte del parlamento eletto dai cittadini europei. Di austerità sta morendo la stessa idea di Europa comunitaria. Movimenti anti europei stanno mettendo in crisi molti governi e se in Italia abbiamo i Grillini, in Grecia un partito nazista ottiene il sette per cento dei voti, in parlamento siedono le nuove croci uncinate. L’Europa appare sempre più un sogno irrealizzato che già ha marginalizzato intere generazioni di giovani. Eppure i nostri figli si sentono cittadini europei. Il loro orizzonte non può che essere una comunità senza frontiere in cui muoversi, lavorare e studiare costruendo un senso di appartenenza a una società in cui il lavoro non sia il privilegio di pochi, ma un diritto. La sconfitta del partito democratico ha molte motivazioni. Tra queste, non la secondaria, c’è quella del non essersi differenziato a sufficienza dalla posizione subalterna di Monti nelle discussioni europee. E’ vero e innegabile che il professore gode di ottima fama nelle cancellerie e nella tecnocrazia europea. E’ uno di loro, a Bruxelles si sente a casa. Tra un apprezzamento e l’altro il nostro primo ministro non ha trovato il tempo per far modificare di un nulla le scelte monetariste che stanno massacrando l’economia reale del nostro Paese. Sembra che nell’ultimo vertice, il centesimo, la signora Merkell abbia acconsentito affinchè una parte delle spese per investimento o di pagamenti dei debiti dello Stato verso le imprese, non rientri nei vincoli di bilancio. Non è chiarissimo, ma forse almeno una parte del debito sarà saldata dalle varie amministrazioni pubbliche. Rimane certo che il partito di Bersani è stato considerato supporter del Monti alfiere delle esigenze delle banche e indifferente a tutto ciò che era necessario a creare le condizioni per una nuova fase di sviluppo dell’economia reale. Di errori il PD ne ha fatti tanti e ne sta pagando le conseguenze. Una scuola di pensiero sostiene che è partito mai nato e che mettere assieme Fioroni e Fassina non è stata una grande idea. Ciò che sta succedendo dopo le elezioni sembrerebbe confermare la tesi di cui sopra, ma non è certo. E’ certo invece che il sistema politico italiano è in fibrillazione grazie al successo di un movimento di massa come quello delle cinque stelle. All’avanspettacolo della politica si va da qualche tempo affermando un altro protagonista: il padrone formale del M5S, Grillo. In questi decenni abbiamo conosciuto partiti personali di ogni dimensione e importanza. In genere i movimenti non sono stati mai personalizzati. Chi è il padrone dei “No TAV”? Chi il capo del movimento per i beni pubblici o del “Se non è ora quando”? Per loro natura i movimenti hanno leadership diffuse nel territorio che escludono proprietà personali. Quello inventato da Grillo è qualcosa di evidentemente diverso, che si voglia o no, rassomiglia molto a un partito personale. Basta guardare l’atto notarile di fondazione. La straordinaria operazione di marketing politico realizzata da Grillo ha permesso l’elezione di moltissimi parlamentari che, assieme al processo di rinnovamento del PD, ha costruito un parlamento straordinariamente più accettabile del precedente. Certo ci sono anche Scillipoti e Calderoli, ma sono problemi della destra. Giovani e donne la fanno da padroni, per fortuna. Sarebbe interessante e utile al Paese che questo parlamento durasse nel tempo e diventasse un punto di riferimento per il popolo italiano come lo è stato per molti anni prima della decadenza della prima repubblica e il ventennio berlusconiano. Sarà possibile? L’elezione di Laura Boldrini a presidente della Camera è di buon auspicio. Si tratta di una donna impegnata da sempre per rendere meno tragica la condizione umana. Nel suo discorso d’insediamento ha ricordato che il parlamento può tornare il luogo in cui la buona politica è resa possibile, basta volerla con determinazione e umiltà nell’interesse del Paese e non delle caste. Ottima la scelta fatta dal centrosinistra. Al momento non conosco l’esito delle votazioni per eleggere il presidente del Senato. Sarà un voto che certifica ancora le divisioni tra le forze politiche e confermerà la marginalità del partitino di Monti? E’ probabile. Entrato in politica Monti ha perso completamente il suo aplomb. Non è più sobrio. Lui voleva essere eletto presidente del Senato. Obbligatoriamente Napolitano l’ha dissuaso. C’è rimasto male. Era abituato ad altri trattamenti da parte del Presidente della repubblica. Sarebbe da parte sua, di Monti, saggio e generoso cercare di eleggere un presidente del Senato adeguato al bisogno di dare certezze a un’Italia confusa e incerta. Alla Camera è successo con l’elezione della Boldrini.
Corriere dell’Umbria 17 Marzo 2013
da Francesco Mandarini | Mar 10, 2013
Siamo abituati a pensare che lo scopo di un partito o di un movimento politico sia quello, in regime democratico, di conquistare consensi per cambiare o conservare un modello di società utilizzando le sedi previste per prendere le decisioni di legge necessarie ad attuare il programma con il quale è stato chiesto il voto. In Italia vige un sistema democratico basato sulle assemblee elettive che eleggono il governo. Questo modello di democrazia incentrata sulla rappresentanza sembra non reggere più. Con la nascita dei partiti personali la natura della democrazia cambia radicalmente. (altro…)