da Francesco Mandarini | Mar 10, 2013
Siamo abituati a pensare che lo scopo di un partito o di un movimento politico sia quello, in regime democratico, di conquistare consensi per cambiare o conservare un modello di società utilizzando le sedi previste per prendere le decisioni di legge necessarie ad attuare il programma con il quale è stato chiesto il voto. In Italia vige un sistema democratico basato sulle assemblee elettive che eleggono il governo. Questo modello di democrazia incentrata sulla rappresentanza sembra non reggere più. Con la nascita dei partiti personali la natura della democrazia cambia radicalmente. Il leader di un partito o di un movimento, diviene il padre padrone e i militanti, i supporter senza alcun potere se non quello di osannare la leadership. Ciò comporta lo svuotamento delle sedi della democrazia. Il parlamento non è più il luogo del confronto ma soltanto la cassa di risonanza delle decisioni prese altrove. La trasformazione è stata enfatizzata da sistemi elettorali che assegnano ai vertici il potere di nomina dei parlamentari. Il “Porcellum”, voluto dalla destra berlusconiana, non è altro che la formalizzazione di questo degrado della democrazia. L’invenzione di Grillo e del Suo guru, è stata quella di enfatizzare un’altra democrazia possibile e semplice rispetto a quella della rappresentanza. Quella del web, della rete. L’illusione di decidere attraverso un post, un “mi piace” il proprio destino o quello del Paese è un sogno facile da vivere specialmente se c’è un leader che decide poi il tutto. La chiamano democrazia diretta. Non ci sono rappresentanti ma cittadini con vincolo di mandato. L’assemblea in rete come strumento dell’unica democrazia possibile. Se Lenin assegnava tutto il potere ai soviet, ora Grillo grida tutto il potere al blog! Molto glamour e passaggio certamente decisivo per un mondo migliore. Il successo elettorale del M5S ha molte motivazioni. L’indignazione popolare per la mediocrità del ceto politico non basta da sola a spiegare la vittoria elettorale. Il Paese subisce un impoverimento dovuto a politiche europee sbagliate che hanno provocato una recessione profonda dell’economia reale salvaguardando soltanto il mondo della finanza. Si nega il futuro a intere generazioni di donne e di uomini e si continua a balbettare su tali politiche per timore dei mercati finanziari? Il partito democratico è stato ritenuto corresponsabile tanto quanto Monti del disastro sociale dell’ultimo anno. Quello di Bersani è un partito che non è riuscito a rappresentare a dovere i ceti colpiti dalla crisi. Questo è il punto. In una fase di giusta radicalità , il moderatismo e la ricerca del consenso al centro, ha impedito una vittoria elettorale data troppo presto per acquisita dalla leadership dei democratici. Una parte rilevante dell’elettorato popolare ha scelto di non votare il PD perchè questo partito rimane un amalgama non riuscito. Certo, il partito democratico non ha un padre padrone e rimane l’unico tentativo di autoriforma di un partito. Ma il processo di rinnovamento è troppo lento ai vertici, manca di radicalità sia nella dirigenza, nei programmi e nel sistema di valori e ideali che vuol rappresentare. E adesso che succederà ? Il blogger, Grillo, continua a rifiutare qualsiasi possibilità di dialogo con il PD. Il PD, giustamente, rifiuta di formare un governo assieme alla destra berlusconiana. Un governo del Presidente? Chi lo vota? S’ipotizza un governo a scadenza che modifichi la legge elettorale, faccia qualche intervento urgente per l’economia reale e poi nuove elezioni. Banale domanda. Quale dovrà essere la nuova legge elettorale? Abbiamo due leader, Berlusconi e Grillo, che sono d’accordo almeno su un punto. Loro vogliono governare da soli e con pieni poteri. Berlusconi sostiene da tempo che i pesi e contrappesi previsti dalla carta costituzionale sono inaccettabili. Potere pieno ed esclusivo. Quale legge elettorale consentirebbe di avere un parlamento in grado di modificare alla radice la Costituzione come vuole l’uomo di Arcore? Quella vigente ha consentito alla destra di aver una maggioranza mostruosa eppure Berlusconi si è sentito impotente. Sembra difficile avere una modifica della legge elettorale che realizzi il sogno berlusconiano. Da parte sua Grillo sostiene che non volendo accordi con nessuno, Lui punta ad avere il 100% dei parlamentari. Dal partito unico delle democrazie popolari di triste memoria, al movimento unico dei Grillini come nerbo della democrazia della rete? Evoluzione interessante. Il problema è che nessuno può impedire ai partiti di esistere e di partecipare alle elezioni. Essi non possono essere cassati con un decreto. E’ stato fatto nel passato dal fascismo ma almeno in regime democratico la cancellazione dei partiti non è prevista. Quale legge elettorale vuole Grillo per realizzare il suo progetto di governare da solo? Vista la fiducia assoluta del web, prima del promesso referendum sull’Euro, perchè Grillo non promuove una consultazione in rete rispetto a quanto propone Bersani in termini di leggi da far approvare al Parlamento? Non è obbligatorio allearsi con il PD ma sarebbe una disgrazia sprecare l’occasione di andare oltre la brutta politica di questi anni.
Corriere dell’Umbria 10 marzo 2013
da Francesco Mandarini | Mar 3, 2013
Il sistema politico italiano in lenta agonia da anni ha cessato di esistere con il voto di domenica scorsa. L’accanimento terapeutico tentato dagli amanti del sistema bipolare è cessato. Grillo ha staccato la spina. E adesso poveruomo? Sembrerebbe che la linea del padre padrone del Movimento sia d’obbligare gli altri partiti a formare un governicchio. Ciò che in democrazia è la norma, discutere tra diversi, per Grillo è il mercato delle vacche. Meglio per Grillo un bel governo con tutti dentro. Bersani, Berlusconi, Monti, Bossi. Un governo che avrebbe una vita grama e durerebbe qualche mese. (altro…)
da Francesco Mandarini | Mar 3, 2013
Il sistema politico italiano in lenta agonia da anni ha cessato di esistere con il voto di domenica scorsa. L’accanimento terapeutico tentato dagli amanti del sistema bipolare è cessato. Grillo ha staccato la spina. E adesso poveruomo? Sembrerebbe che la linea del padre padrone del Movimento sia d’obbligare gli altri partiti a formare un governicchio. Ciò che in democrazia è la norma, discutere tra diversi, per Grillo è il mercato delle vacche. Meglio per Grillo un bel governo con tutti dentro. Bersani, Berlusconi, Monti, Bossi. Un governo che avrebbe una vita grama e durerebbe qualche mese. Dopo di che, nuove elezioni. I Grillini nuovamente vincenti saranno pronti a governare da soli. E’ legittimo pretendere che i Parlamento appena eletto decida di suicidarsi? E’ proprio convinto Grillo che sarebbe premiata una linea che evita di discutere con chiunque dei problemi che assillano il Paese? Ottenere il venticinque per cento dei voti e congelarli nell’insulto permanente non sembrerebbe coerente con il programma del Movimento che, fino a prova contraria, vorrebbe rovesciare l’Italia come un calzino. Avrebbe la possibilità di farlo, in Parlamento, chiedendo al centrosinistra un programma adeguato e coerente con lo spirito di radicale innovazione dell’agire politico e una svolta nelle politiche sociali e di sviluppo. Bersani è stato sconfitto certo per la mancanza di radicalità nelle proposte ma anche perchè il PD in quest’anno non ha capito l’ampiezza della rabbia montante in un popolo stremato. Bersani è stato sconfitto perchè il ceto politico e amministrativo del centrosinistra è stato considerato parte di quella casta di privilegiati non toccata nei propri benefici e incapace di risolvere i problemi. Difficile pensare che gli elettori di Grillo siano disinteressati a un governo che sia capace di invertire la rotta verso il disastro provocato dalle politiche di austerità . L’Italia ha il tempo per consentire a Grillo di ottenere la maggioranza assoluta dei voti? I dati della recessione indicano che la tenuta sociale non regge più per i tassi di disoccupazione alle stelle e per l’impoverimento progressivo del popolo. Può affascinare il “tutti a casa” (e molti a casa ci sono andati) ma senza interessarsi all’economia reale difficilmente un partito o un movimento potrà risolvere i problemi. Siamo una repubblica parlamentare ed è nel parlamento che si dovrebbero decidere i programmi e i provvedimenti del governo. E’ vero, non ci troviamo di fronte ad eletti dal popolo ma di nominati dai vertici dei partiti e, nel caso del M5S da Grillo. Esiste una norma costituzionale che dichiara un parlamentare eletto senza vincolo di mandato. Nessuno ha il diritto e il potere di porre vincoli al mandato parlamentare. Neanche Grillo. La situazione è di grande confusione ma esiste in parlamento una maggioranza che potrebbe approvare norme per tagliare i costi della politica, riformare il sistema istituzionale, contrattare con l’Europa una politica per la crescita, votare leggi contro la corruzione e via elencando. Bersani ha ragione di andare in parlamento e chiedere la fiducia sulla base di un programma. E’ una scelta trasparente e adeguata? Sì e forse per questo non piace a tutto il PD. Dietro il vincolo dell’obbligata responsabilità , tornano a muoversi gli amanti del governissimo. Ha ballato un solo inverno il progetto di rendere il professor Monti King Maker nel nuovo parlamento. Se Bersani non ha vinto, Monti è riuscito ad ottenere soltanto l’irrilevanza politica assieme ai centristi. La morte del bipolarismo ha prodotto non un grande centro, ma un parlamento in cui l’unico governo possibile è quello tra il centrosinistra e il movimento di Grillo. Inossidabili nelle proprie convinzioni di esangui riformisti, impermeabili alle sconfitte decennali, i soliti noti del PD riprendono il loro lavorio per proporre governi di tecnici o di “responsabilità nazionale”. Se prevalessero queste tesi, il partito democratico cesserebbe di esistere. Forse non sarebbe una grande perdita considerando la difficoltà dell’amalgama. Ma in una situazione di grave tensione sociale e di crisi politica non si può negare che il PD sia un punto di tenuta democratica anche considerando la scomparsa della sinistra detta radicale. E sì, la frantumata sinistra italiana è stata risucchiata dal M5S e dal non voto. Anche Rivoluzione Civile di Ingroia, Di Pietro, Ferrero, Bonelli e Diliberto ha ottenuto un risultato mediocre che ne impedisce l’ingresso in parlamento. La sconfitta assume rilievo in Umbria. Alcune delle forze politiche del raggruppamento di Ingroia sono presenti in molte amministrazioni locali a iniziare dalla Giunta regionale. Quali legami conservano tra le forze sociali e culturali della nostra comunità ? L’impressione prevalente è che il futuro amministrativo dell’Umbria sarà radicalmente diverso da quello conosciuto negli ultimi decenni. Le carriere infinite cesseranno anche perchè l’onda del M5S difficilmente si cheterà nel prossimo futuro. Sarebbe saggio prenderne atto e adeguare con radicalità il modo di amministrare modificando anche il rapporto del ceto politico in campo con la realtà della nostra comunità . Il galleggiamento nei problemi, stile di lavoro di molti e per molti anni, non è un buon viatico per la tenuta delle amministrazioni di centrosinistra. Ai pessimi risultati elettorali del centrosinistra va aggiunta una realtà economica che ha innescato processi disgregativi che riguardano l’intero comparto delle piccole imprese. La crisi del settore pubblico è, in tutti i comparti, gravissima. L’emergenza lavoro non può essere più soltanto uno slogan. Essa richiede uno sforzo collettivo della politica e delle forze produttive. Mettere in campo risorse, sburocratizzare, innovare. Di tempo ne rimane poco.
Corriere dell’Umbria 3 marzo 2013