Un emendamento, di 264 pagine contenenti circa mille commi, modifica il testo della finanziaria per il prossimo anno. I deputati hanno un giorno per leggerlo e poi scatta il voto di fiducia. Difficile che qualche deputato riesca a leggere l’intero volume di commi. Per fortuna il sabato non sono previsti salotti televisivi dove arringare, conseguentemente gli onorevoli, avranno anche la serata per leggere il documento. E’ impossibile che anche i migliori votino con cognizione di causa, ma il voto di fiducia ha le sue regole.
Fine del discorso? No. Bertinotti, sostenuto da Napolitano, denuncia i meccanismi di approvazione delle leggi di bilancio. I presidenti hanno ragione e danno voce allo scoramento del Paese di fronte ad uno spettacolo incomprensibile per la maggior parte dei cittadini. Dicono bene, i presidenti, ma essendo ambedue capitani di lungo corso delle aule parlamentari, avrebbero dovuto intervenire qualche anno prima con qualche proposta sensata. Per adesso la lotta all’ultimo stanziamento, per questo o per quello, si conclude con un altro voto di fiducia del governo Prodi.

Sono sei mesi che il centrosinistra è al governo. Sono stati mesi estremamente travagliati che, così dicono i sondaggi, hanno alienato moltissimi consensi alla coalizione che ha sconfitto Berlusconi alle elezioni politiche. Il malessere è grande e Prodi, innervosito, si è lasciato andare a dichiarazioni pesanti sul grado di follia di un Paese addormentato che Lui cerca di svegliare. Denuncia il presidente, la catastrofe prodotta dal governo della destra e assicura che gli italiani alla fine capiranno. E’ probabile anche se non certo. Per intanto va registrato il primo sciopero contro il governo. Non lo ha dichiarato il sindacato della destra ma CGIL-CISL-UIL chiamando in piazza il mondo dei ricercatori e dell’università . I sindacati di base, per parte loro, hanno scioperato e manifestato in 24 città  italiane contro la precarietà  dei ricercatori e di altri lavoratori.
Nel programma elettorale dell’Unione la questione della ricerca e della scuola in generale era presentata come esigenza strategica per l’Italia. Se c’era questione che poteva caratterizzare la prima finanziaria del governo Prodi, questa doveva essere proprio quella degli investimenti per questo settore. Non è andata così. Perchè? Priorità  al risanamento dei conti e, conseguentemente, tagli in tutti i settori della spesa pubblica. Questa è stata la scelta. Che risanare sia obbligatorio è vero. Ciò che non era scontato è il volerlo fare in un solo esercizio di bilancio. Sia la Francia che la Germania hanno contrattato con Bruxelles il rientro nel vincolo del tre per cento di disavanzo in più esercizi finanziari. Proprio perchè la situazione finanziaria lasciata da Tremonti era “un cocktail micidiale”, come dice Prodi, era necessario concordare con i burocrati della comunità  europea una finanziaria meno pesante. Si è preferito una strada diversa e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Convince poco la tesi dei prodiani secondo cui è stato un difetto di comunicazione del governo a produrre il malcontento. Perchè tutti hanno capito e apprezzato ciò che stava facendo D’Alema in politica estera o il ministro Bersani sulle liberalizzazioni? Trasparente era nel decreto Bersani l’obbiettivo, chiari gli interessi che si colpivano ed evidenti i vantaggi per i cittadini.
Purtroppo per il governo, la finanziaria è risultata agli occhi dei più priva di un’asse strategico capace di dare fiducia.
Non si capisce chi paga per il risanamento e chi trarrà  vantaggi dai sacrifici richiesti. E’ certamente vero che la grande stampa ha giocato una partita politica per indebolire l’azione di governo. Ma le divisioni interne alla coalizione sono un dato che corrisponde alla realtà  non un’invenzione di Panebianco.
Molti commentatori politici sostengono, come Berlusconi, che Prodi sia ostaggio della così detta sinistra radicale. E’ vero o è una balla funzionale ad un progetto politico? E’ una balla strumentale. Rifondazione non ha alcun interesse a mettere in crisi Prodi. Sanno i rifondatori che una crisi, da loro provocata, sarebbe vissuta dalla sinistra come una tragedia. Non è casuale il richiamo costante per l’azione di governo dei leader del PRC al programma elettorale dell’Unione. Ci vuole molta fantasia per considerare il governo del professore spostato a sinistra. Quando mai. Siamo nelle mani di riformisti estremamente cauti, non c’è da preoccuparsi. Le battute scherzose dell’onorevole Caruso riempiono i giornali e scandalizzano, mentre nessuno osserva che molti dei battibecchi intercoalizione sono provocati da dirigenti margheritini. Ad iniziare da Rutelli. Alcuni di loro dichiarano spesso che bisogna andare oltre il programma sottoscritto anche su argomenti delicati. Non è casuale che sia stato il diessino Vanino Chiti a dichiarare che il documento elettorale non è la bibbia. I cinquantun parlamentari che hanno manifestato la loro contrarietà  al decreto del ministro Livia Turco(concernente la dose minima di cannabis per uso personale) sono quasi tutti della Margherita. Eppure l’Unione ha chiesto voti anche per cambiare la legge inerente la droga voluta dal centrodestra ed è il consiglio dei ministri che ha autorizzato il decreto della Turco. Difficile dire la durata di questo governo. La sua eventuale caduta potrà  avvenire non per l’estremismo (?) di Bertinotti, ma per l’azione di forze moderate intenzionate a realizzare il sogno di Montezemolo che non potendo cambiare il popolo, testardo nel votare anche a sinistra, vuole un altro governo prono ai voleri di quei capitani coraggiosi di cui è presidente.

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