Un grido si levò nel salone d’onore di Buckingham Palace: “Mister Obama, Mister Obama”.
La padrona di casa, la regina Elisabetta, sbigottita, si guarda attorno e chiede a microfoni accesi chi fosse il “tifoso”.
Scuotimento del capo reale, sospiro di sopportazione alla scoperta che l’individuo era il solito italiano caciarone principe dei gaffeur del mondo. Il video della comica è stato trasmesso in ogni spazio possibile della rete e il fatto ripreso da tutti i mass media. Italiani spaghetti e mandolino, non ci salva nemmeno la Ferrari.
I commenti non sono stati di grande apprezzamento per il presidente dell’A.C.Milan, ma così Berlusconi è riuscito ad andare ancora una volta in prima pagina.
Il sogno della foto assieme ad Obama si è realizzato grazie alla raffinata eleganza del nostro Capo. State certi che alla prossima occasione Berlusconi dichiarerà un’intensa amicizia con il presidente americano. Dimenticato l’amico di una vita G.W.Bush.
Noi italiani siamo fatti così, come diceva Flaiano, corriamo sempre in soccorso del vincitore. E l’uomo di Arcore è il rappresentante massimo di un certo tipo di italico.
Al di là del rilevante ruolo della rappresentanza italiana, è servito a qualcosa il vertice di Londra dei 20 Paesi più importanti del mondo? I giudizi sono contradditori, ma a parte il finanziamento del Fondo Monetario Internazionale, le decisioni non sembrano tali da rassicurare. La crisi sarà globale ma senza politiche di contrasto prese dai singoli Stati è certo che non sarà possibile contrastare il disastro provocato dall’avidità dei ricchi del mondo.
Si vanno diffondendo in Europa forme di protesta differenziate per metodi e organizzatori. A rivolte spontanee si susseguono scioperi e proteste organizzate dai sindacati. Si assaltano i simboli della finanza, si sequestrano manager ritenuti gli organizzatori della rapina che ha determinato il collasso dell’economia di carta inventata dai liberisti, gestita da top manager avidi e immorali. I livelli di disoccupazione hanno raggiunto limiti terribili specialmente per le generazioni di lavoratori più giovani e per adesso, i governi hanno preferito rifinanziare banche e imprese e irrisori sono stati gli investimenti a salvaguardia delle condizioni di vita delle masse popolari. Molti leader hanno forti preoccupazioni per la tenuta sociale del continente europeo.
Un ruolo decisivo per impedire il collasso sociale è quello delle organizzazioni sindacali. Per questo capisco poco il perchè, a differenza del resto dell’Europa, sia soltanto la CGIL a tentare di mettere insieme le forze di contrasto alle politiche governative.
Uno spot dietro l’altro ma, dati alla mano, il governo italiano è il governo che ha impegnato meno risorse per contrastare la crisi. Eppure CISL e UIL non ritengono di dover sollecitare una politica diversa e definiscono la CGILÂ un’organizzazione estremista. Perchè? Sembrerebbe che Bonanni e Angeletti preferiscano l’apprezzamento del prode ministro Sacconi al consenso delle masse popolari. Sembrerebbe.
Sono usciti i dati sui redditi degli italiani del 2007. Una vergogna. Soltanto lo 0,9 dichiara redditi superiori ai 100 mila Euro, un italiano su tre denuncia un reddito inferiore ai 10 mila Euro. L’evasione fiscale è valutata in 100 miliardi di Euro. Sette punti di prodotto interno lordo. Un’intollerabile ingiustizia sociale che mette a rischio la tenuta democratica del Paese. Che fa il governo Berlusconi per contrastare questa iniquità ? Allenta i controlli e rimuove tutto ciò che il governo Prodi aveva fatto, con successo, per combattere l’evasione. Con Tremonti, le entrate del fisco sono, infatti, diminuite ben al di là della contrazione dell’attività economica. Si perpetua coscientemente l’ingiustizia.
Il successo della manifestazione di ieri della CGIL dimostra che c’è una parte dell’Italia che non vuole accettare in silenzio la deriva sociale. Il partito democratico non ha aderito alla manifestazione, ma leader importanti di quel partito, ad iniziare da Franceschini, sono stati in piazza tra la gente della CGIL.
Bene ha fatto il segretario, ma l’ambiguità del PD lascia di stucco. Si conferma un partito diviso che non sa esattamente cosa rappresenti. Se in presenza di un incontro di popolo delle dimensioni di quello portato al Circo Massimo dal più grande sindacato italiano, un partito riformista non aderisce, non si comprende chi questo partito intende rappresentare e con quali forze il partito nato per aggregare i riformisti, vuole contrastare il berlusconismo.
Anche questa vicenda dimostra che la crisi del liberismo è vissuta dalla sinistra e dal centrosinistra con grande impaccio. Storicamente le crisi economiche non spostano a sinistra l’opinione pubblica tanto meno in presenza di una sinistra afona come la nostra.
Quella che viviamo è una crisi epocale che muterà il modo di vivere e il senso comune di molti e le semplificazioni della destra unite al carisma del Capo, non saranno sufficienti a risolvere i problemi con gravi rischi della tenuta della democrazia e di quel compromesso sociale su cui si sono formati gli stati nel dopoguerra. Quello che oggi manca è una sinistra capace di progettare risposte diverse da quelle delle classi dirigenti che hanno portato al disastro attuale.
Non è un fatto esclusivamente italiano, le leadership della sinistra variamente intesa, non riescono a trovare idee capaci di organizzare consenso tra la gente colpita dalla crisi.
Così molte manifestazioni di lotta in Europa sono organizzate al di fuori dei partiti o dei sindacati con il rischio che la protesta degeneri in lotte senza concrete possibilità di successo e in cui alla fine prevale la disperazione. La disperazione non ha mai prodotto niente di buono.