Le liste sono state ufficializzate e chi ne ha voglia potrà  leggere tutti i candidati per le prossime elezioni amministrative e quelle per l’elezione dei membri del parlamento europeo e scegliere per chi votare. E’ esercizio inutile qualsiasi discorso attorno alla presenza della società  civile o degli apparati amministrativi già  conosciuti. C’è di tutto e di più. Senza senso anche valutare quanto le liste siano innovative rispetto al già  conosciuto. I candidati rappresentano bene lo stato della politica dei tempi che viviamo ed anche le figure emergenti in parti significative della società  sono inserite nelle liste di tutti i partiti. Partecipando al funerale del professor Roberto Abbondanza, perfetto esempio dell’uomo di cultura prestato alla politica e che alla politica culturale dell’Umbria tanto ha dato, ho pensato che i partiti attuali non sono più in grado di mettere a disposizione un ruolo nelle strutture pubbliche delle intelligenze “indipendenti” pur ancor oggi presenti nella società . La possibilità  di trovare l’eccellenza da mettere a disposizione dell’impegno politico si scontra ormai con la scarsità  di posti e con l’appetito di troppi. Sono ormai anni, decenni si potrebbe asserire, che i partiti non riescono a riprodurre gruppi dirigenti espressione della realtà  del Paese. Al vecchio meccanismo della cooptazione si è sostituita la leaderite e agglomerati chiusi come testuggini romane che dipendono dal capo feudo e a questi rispondono. La politica è ormai sostanzialmente un mondo separato a cui si può accedere soltanto attraverso i meccanismi elettorali. Per accedervi devi rispondere alle aspettative del capo squadra. La balla delle primarie ha ballato una sola estate. Scomparso il dirigente di partito formato attraverso un lungo tirocinio nella costruzione di un qualche movimento sociale o attraverso l’acculturazione politica nelle sperdute sezioni, ormai d’altra parte quasi inesistenti. Per i partiti leggeri, nell’era del berlusconismo, ciò che è decisivo è soltanto la partecipazione alla gestione della macchina pubblica. Tutto si svolge all’interno delle giunte o dei consigli ed è là  che bisogna essere. Quella politica è diventata una carriera come le altre. Una sorta di impiego pubblico con i vari avanzamenti di ruolo, di promozioni conquistate dopo lotte intestine per la conquista del feudo. Far parte o no di “una squadra”, essere apprezzato dal Capo diviene decisivo per la promozione. La qualità  del singolo è un optional se il vassallo è potente e la zona è di quelle buone. Un consigliere regionale non rappresenta più l’intera regione, ma quel vassallo, quel dato territorio e quello soltanto deve essere difeso in consiglio. L’interesse generale può entrare in contrasto con quello dei clientes e allora è quest’ultimo che prevale. Rimane misterioso il perchè nella fase di scarso appeal della politica la corsa alla candidatura abbia avuto anche in questa circostanza tanti partecipanti. Per conquistare un seggio nell’assemblea comunale si investono quattrini a volte molti e si rischia l’obesità  partecipando alle tante cene elettorali. L’incontro conviviale è da molti anni un metodo nelle campagne elettorali. Si incontrano gli amici, si raccolgono fondi e qualche parola di politica ci scappa. Niente da osservare. Il problema nasce in una fase come questa che, a detta di tutti, rappresenta una svolta dalla quale uscirà  un mondo diverso da quello conosciuto. Pur evitando catastrofiche previsioni, il mondo della produzione e lo stato della finanza pubblica non permettono la riproposizione dei vecchi programmi elettorali. In Umbria la percentuale di spesa pubblica nella formazione del prodotto interno lordo è elevata. Ciò dipende da fattori positivi quali, ad esempio, uno stato del welfare migliore di altre parti del Paese e da fattori negativi quali lo scarso livello di capitalizzazione delle nostre imprese. Da ultimo va considerato il problema serissimo relativo all’innovazione sia nella componente pubblica che in quella privata. Esistono nel privato punti di eccellenza anche di grande significato, ma nel modello di sviluppo umbro permangono arretratezze e ritardi che possono aggravarsi anche a causa della crisi generale. Il settore pubblico ha scommesso poco nell’innovazione. Le pur rilevanti risorse disponibili per il terziario avanzato sono troppe volte spese al di fuori di ogni criterio di sana competizione con pesanti ripercussioni anche nel privato e parlare di un settore pubblico innovato sembrerebbe ardimentoso. Nei decenni le città  dell’Umbria sono molto cresciute e anche per merito delle classi dirigenti politiche, culturali ed economiche, le problematiche che dobbiamo affrontare non sono dissimili da quelle delle città  più evolute del Paese. Nel bene e nel male. Quello che è certo è che gli amministratori che usciranno dalle elezioni di giugno si troveranno di fronte problemi serissimi. Le risorse disponibili, permanendo la crisi economica, rischiano di essere inferiori sia nel pubblico che nel privato. Assicurare il livello dei servizi sarà  complicato in una fase di esplosione del debito pubblico. la scelta non potrà  che essere quella di operare un ridimensionamento di tutte quelle strutture pubbliche che se hanno avuto un senso nel passato, oggi non lo hanno più, o meglio, comportano costi non sopportabili. La vicenda del ritardo nella costruzione della holding regionale nei trasporti è da questo punto di vista emblematica. I have two dreams. Una forza politica che riproponga la questione del superamento delle province e che si impegni per produrre norme che prevedano l’assoluta volontarietà  (gratuità ) dell’impegno politico amministrativo per strutture pubbliche che richiedono un impegno parziale. Il volontariato è stato per molti decenni il motore della politica italiana. Non si capisce perchè non ci sia forza politica che non scommette di nuovo sulla passione che una buona politica può provocare.

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