Da sempre, quando viaggia all’estero, Berlusconi dà il meglio di sè. Questa volta aveva una sala amica come il congresso del partito popolare europeo, così il mattatore ha sciorinato tutta la sua sapienza politica di grande comunicatore nel presentarsi come vittima di un complotto ordito dalle toghe rosse che gli impediscono di governare in Italia. Tranquilli però, per fortuna ha dalla sua il popolo che gli consentirà di cambiare la Costituzione eliminando tutti i contrappesi al suo potere. Corte Costituzionale e Presidenza della Repubblica hanno, secondo Lui, i mesi contati.
Basta con una Costituzione vecchia e arcaica. Facciamone una che consenta al Capo di comandare senza alcun vincolo. E’ vecchia la Costituzione del 1948? Quella vigente negli Stati Uniti d’America è datata 1787, è stata emendata nei due anni successivi ed ha mantenuto inalterato il suo impianto originale fino ai giorni nostri. Quella Tedesca è del 1949 ed è stata corretta nel 2006 senza modificare gli equilibri tra i poteri. La questione è molto semplice. Una democrazia può essere parlamentare (la nostra) o presidenziale (quella americana) ma i poteri che devono essere previsti sono sempre tre: il potere esecutivo, il potere legislativo, il potere giudiziario. Senza pesi e contrappesi la parola democrazia è una mistificazione. Barak Obama ha proposto una riforma sanitaria all’inizio dell’estate. Sono mesi che il presidente deve contrattare con il Senato e la Camera dei Rappresentanti ogni articolo del provvedimento. Se vuole che la legge sia approvata, il presidente del più potente stato del mondo deve concordare con i rappresentanti eletti dal popolo. Non può decidere lui solo.
Che differenza con l’Italia. Già oggi il parlamento italiano ha perso ogni capacità di fare leggi o meglio le leggi sono scritte dal governo, ai parlamentari spetta solo il compito di approvarle. A Berlusconi non basta questa subalternità del potere legislativo, vuole annichilire anche il potere giudiziario.
Altro che riforme per rendere più efficace il funzionamento della giustizia o i lavori delle istituzioni democratiche. L’obbiettivo dichiarato è la destrutturazione della Carta Costituzionale per realizzare un sistema politico di tipo presidenzialistico alla Peron. Un uomo solo al comando, senza controllo alcuno. Ma è proprio vero che il popolo è in maggioranza con Berlusconi anche nel suo voler essere il Cesare Augusto della moderna Italia? Che il centrodestra abbia la maggioranza in Parlamento è cosa nota. Ed è conosciuto il fatto che i parlamentari non sono stati eletti dal popolo ma nominati dagli oligarchi. Il nostro è un Parlamento privo di una caratteristica essenziale: la rappresentatività . E’ una maggioranza straripante che non ha alcuna autonomia legislativa dal governo e che ha come compito quasi esclusivo quello di approvare, spesso con voto di fiducia, i decreti legge voluti dall’esecutivo. Questo degrado istituzionale rischia di essere accelerato dalle forzature del Cavaliere. Modificare la Costituzione non è cosa semplice e già due anni fa il popolo italiano ha bocciato nettamente la riforma costituzionale che la destra berlusconiana voleva realizzare. E si trattava di una riforma non così grave come quella illustrata da Berlusconi agli attoniti popolari riuniti a Bonn. Sembrerebbe che Berlusconi voglia giocare il tutto per tutto puntando ad un plebiscito popolare che lo incoroni quale Cesare d’Arcore.
La cosa è grave in sè. Diventa drammatica in una situazione economico-sociale che rischia di sfuggire da ogni controllo. Non c’è giorno che una parte del popolo non scenda in piazza. La scorsa settimana il popolo in viola. Questa settimana sono stati i lavoratori della scuola e del pubblico impiego.
I sindaci d’Italia hanno protestato davanti al Parlamento per i tagli previsti dalla finanziaria ai loro bilanci. Non erano solo i sindaci di centrosinistra, c’erano anche i leghisti o quelli del popolo della libertà . Ricordate il taglio dell’ICI? Era una tassa comunale utilizzata per dare ai cittadini servizi. Il governo si era impegnato a dare risorse sostitutive, non lo ha fatto e così i comuni dovranno tagliare prestazioni essenziali per i cittadini. Delegazioni regionali hanno discusso per giorni con il governo sui trasferimenti del settore sanitario. Il risultato è stato mediocre. Le file per le visite aumenteranno e la già impoverita sanità pubblica subirà ulteriori ridimensionamenti.
Che fare? Sono tempi che richiederebbero una grande tensione politica. Purtroppo tanti anni di brutta politica hanno allontanato la gente dall’agire politico. Coloro che, anche nel centrosinistra, hanno salutato con gioia la scomparsa dei partiti di massa hanno di che riflettere. Impressionante è lo scarto tra ciò che è prioritario per il popolo e ciò di cui si occupa il ceto politico. E’ sfibrante ripetere che senza produrre una svolta radicale nel proprio modo di essere il centrosinistra non saprà costruire un’alternativa al berlusconismo. Il centrodestra ha strappato in Umbria diverse amministrazioni nelle passate elezioni. La vittoria è stata possibile non per meriti del PDL, ma per le divisioni profonde nella coalizione alternativa. Queste lacerazioni non si sono attenuate nè dopo il congresso del PD nè nei rapporti nella sinistra. Il PD ingarbugliato negli organigrammi, la sinistra senza un’idea forza che ricomponga quello che tanti anni di crisi ha scomposto in cento sigle. Ricostruire un’identità del centrosinistra sarà un lavoro lungo e certo necessità di nuovi protagonisti, di forze nuove che siano capaci di raccogliere la vera sfida di questi tempi. Che non è quella di mantenere il potere in qualche pezzo dello Stato ma che è quella di mettere in sicurezza la democrazia repubblicana. Il rischio della deriva plebiscitaria si accentuerà se, ad iniziare dal PD, non si riesce a mutare l’agenda politica imposta da anni da Berlusconi. Credo che il mutamento sarà possibile soltanto se si riscopre con umiltà la capacità di stare con la gente e ascoltare.