In una settimana le Borse europee hanno bruciato oltre 450 miliardi di ricchezza finanziaria. Un Paese, la Grecia, è nel pieno di una crisi economico-sociale drammatica e molti osservatori allarmano sul rischio contagio e del fallimento della moneta unica europea.
Quadro allarmante che se dimostra l’irresponsabilità  di quanti sostenevano che l’Italia era ormai fuori dalla crisi, sollecita riflessioni sui meccanismi che hanno portato a questa situazione.
Berlusconi ha denunciato l’inaffidabilità  delle agenzie di rating. Il presidente ha perfettamente ragione. Dovrebbe andare avanti nell’analisi e domandarsi come sia possibile che le stesse agenzie (private) responsabili delle super valutazioni di titoli che poi si sono rivelati spazzatura, massacrando l’economia di tanti Paesi, bruciando posti di lavoro e i risparmi di tanta gente hanno ancora il potere di affossare le borse. Come è pensabile che  siano ancora in grado di esprimere valutazioni credibili sul valore non di un’azienda, ma di uno Stato?
E’ noto poi che, negli Stati Uniti ci sono indagini e processi in atto, alcune grandi agenzie di rating hanno operato in pieno conflitto d’interesse. Iper valutavano titoli perchè erano coloro che emettevano “la spazzatura” che pagavano le agenzie stesse.
A New York, tra i tanti, c’è un grattacielo sede della Goldman & Sacks, la più grande banca d’affari del mondo. Nel grattacielo lavorano 7000 persone. Il loro stipendio medio annuale è di 750 mila dollari all’anno. La Banca è sotto indagine della SEC (organo di vigilanza della borsa americana)  per le speculazioni che hanno portato alla crisi che ancora viviamo. Il libero mercato c’entra poco, il mondo sembra in mano a   strutture che hanno come unico scopo l’arricchimento dei manager costi quel che costi. Le valutazioni truffaldine rientrano nel gioco. Come è potuto accadere tutto ciò?
Sembra ormai che la politica dei Governi sia impotente, inutile come un frigorifero al polo nord. L’incapacità  della politica a dare risposte ai problemi della condizione umana è il dato con cui si dovrebbero confrontare tutti i partiti. Il continuo calo, in tutto il mondo occidentale e non solo dei partecipanti al voto dimostra la scarsa fiducia dei popoli nella politica. Esemplare il risultato nelle elezioni inglesi. Non ha vinto nessuno, hanno perso tutti. I conservatori prendono la maggioranza dei voti, ma non dei seggi necessari a formare il governo. Nuove elezioni sono l’ipotesi più probabile. Un sistema elettorale pensato come massima salvaguardia della governabilità  che è indifferente alla rappresentatività  del Parlamento, non riesce a dare un governo alla Gran Bretagna. Perchè? La ragione principale credo vada ricercata sulla qualità  scadente della proposta politica di tutti i partiti. Il newlabour, dopo 13 anni di governo, ha diversi scheletri nell’armadio. Guerre ingiuste si aggiungono ad un bilancio che può essere sintetizzato nel fatto che le diseguaglianze sociali sono le stesse che c’erano dopo i 18 anni di governo dei conservatori. I ricchi più ricchi, i poveri più poveri. I Conservatori incapaci di prospettare una politica diversa dal neoliberismo che, di questi tempi, non è il massimo se è certo che la crisi deriva dalle politiche neoliberiste. I liberal democratici qualche idea innovativa l’hanno proposta, ma rimangono ancora deboli nella classe dirigente.
In sintesi è l’incapacità  del ceto politico di prospettare un’idea di società  diversa da quella che la speculazione finanziaria impone. Ciò è dovuto essenzialmente alla scomparsa, ad ogni latitudine, di formazioni politiche che vivono in un rapporto virtuoso con la realtà  che si vuole governare.
In un’indagine sui flussi elettorali nelle recenti elezioni regionali, l’Agenzia Umbria Ricerche e l’Università  di Perugia hanno verificato che il non voto ha riguardato 301 mila persone.
I  partiti sono stati tutti penalizzati ma con diverse percentuali.
I più colpiti dall’astensione di massa sono stati il PDL e le liste di sinistra. Secondo l’indagine la destra ha perduto con il non voto il 30% dell’elettorato mentre la sinistra ne ha perduto il 35%. Per ciò che riguarda la destra i motivi possono essere molti e qualcuno li analizzerà  con cura anche considerando che la forbice dei voti che la separano dal centrosinistra, si ridotta negli anni recenti.
Per ciò che riguarda il non voto che ha penalizzato le liste della sinistra la spiegazione è più semplice, quasi banale. E’ la divisione e il modo di essere e apparire dei gruppi dirigenti il male oscuro che rende la sinistra così poco attraente. Continuare a sventolare vessilli e bandierine, ognuno chiuso nelle proprie inossidabili certezze, non è molto affascinante nè per giovani nè per vecchi compagni. Con lo spettacolo di queste settimane sul nome da fornire alla presidente Marini per la nuova giunta siamo alla tragicommedia. Come è potuto accadere che un movimento che vuol richiamarsi a quel grande moto liberatorio che va sotto il nome di comunismo non è in grado di trovare anche al di fuori dell’apparatik un candidato assessore che abbia competenze e prestigio sufficienti a gestire un pezzo della macchina regionale? Certo per trovarlo bisogna che si facciano passi indietro e si rimetta al centro l’interesse generale, della immagine della sinistra e non quello della carriera politica.
La tristezza non è una categoria della politica, ma quando arriva, arriva. Ho conosciuto un tempo in cui generazioni e generazioni di uomini e di donne sognavano la costruzione di una società  di liberi e di uguali e a questa utopia legavano il proprio destino con incarichi importanti o umili ma sempre con quell’orizzonte nella testa e nel cuore. Fa tristezza confrontare quel tempo con quello che vivono oggi coloro che nelle nuove generazioni si vogliono impegnare nella politica. Sembra che, nei tempi che viviamo, l’unico impegno e l’unico orizzonte possibile sia quello di mettersi in fila per ottenere il riconoscimento di qualche “cacicco” e di rappresentare un giorno un feudo elettorale. Si consentirà  che la qualità  dei sogni è diversa. Dal Sol del Socialismo al feudo non sembra un grande avanzamento ideale

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