Il più diffuso settimanale degli Stati Uniti, Newsweek, nell’ultimo numero dedica sette pagine sette all’Italia. Titolata Berlusconi e le donne, l’inchiesta racconta cose note. Non parla soltanto di donne, di veline o di escort, ma dei vari disastri del bel paese. Scopriamo, ad esempio, che nelle graduatorie mondiali, siamo al 74° posto per il trattamento relativo alle donne. Non va meglio per l’equità  sociale, siamo al 121° posto nel mondo.
Il crollo di Pompei portato ad esempio della trasandatezza della classe dirigente. E catastrofe dopo catastrofe, il settimanale fa un bilancio agghiacciante dello stato delle cose in Italia. Newsweek definisce  come funziona il governo in Italia: nessuno ha responsabilità , nessuno ha vergogna, nessuno sembra avere attenzione a un Paese in disfacimento.
Dopo sedici anni di scesa in campo del Cavaliere, di dominio nella gestione dei principali mezzi di comunicazione e di nove anni di governo del Capo, l’Italia ha un’immagine nel mondo non bella. La reazione? Come la storia ci insegna, in certi momenti di difficoltà  bisogna inventarsi il nemico esterno. Il fascismo si inventò la congiura giudo-pluto-massonica. In un delirante comunicato il consiglio dei ministri sostiene che c’è una strategia per colpire l’Italia e la sua immagine internazionale.
Il ministro Frattini ha denunciato questa strategia senza individuare la fonte, il cervello di questa sorta di Spectra che non ama l’Italia berlusconizzata. Consigliamo il nostro ministro degli esteri di richiamare in servizio James Bond.
Ci sarebbe di che ridere, ma non è il caso.
La situazione è grave ma non seria direbbe Flaiano, l’unica novità  positiva è che a questo punto l’agenda politica non la impone soltanto Berlusconi. Se la politica continua nel suo balbettio, emergono forze diverse non più disposte a subire la precarietà  e il degrado. Iniziarono i lavoratori delle fabbriche in crisi, continuano gli studenti che, con tutto il mondo della scuola, pongono la questione del futuro del Paese. Il movimento non ha ancora le caratteristiche di quello che segnò gli anni 60, è fortemente non violento e usa con intelligenza le tecniche che favoriscono una visibilità  nei mezzi d’informazione. I tetti e i monumenti come luoghi atti a segnalare il disagio di un’intera generazione destinata dalle classi dirigenti ad un futuro di precarietà  nel lavoro e ad un disagio sociale senza speranza. Ci avete tolto il futuro, gridano intere generazioni. Bisognerebbe ascoltarle.
La politica non sembra al momento in grado di offrire una sponda alle diverse emergenze poste dalla crisi economica e dal tracollo del sistema di welfare all’italiana. La speculazione finanziaria in agguato è utilizzata per manovre politiche tese a conservare un potere che non riesce a far altro che rinviare i problemi.
I berluscones sostengono che sarebbe catastrofico andare ad elezioni anticipate, ma non vogliono riconoscere che non sono più in grado di governare. Le forze di opposizione che non riescono a costruire una piattaforma alternativa al governo di centrodestra.
Governo di transizione, governo tecnico, governo di responsabilità  nazionale, governo a tempo, governo dei migliori. Vengo anch’io? No tu no. Casini o Vendola? Di Pietro, Vendola senza Casini? Casini e Vendola senza Di Pietro? Primarie adesso o mai? Chi corre per il PD? Bersani soltanto o Bersani, Chiamparino e Renzi? E Veltroni che farà  con la sua corrente dei 75 parlamentari? Che pensa D’Alema? Rutelli che si inventerà  per galleggiare ancora?
Una sorta di gioco di società , un’altra fase del gioco dell’oca in cui non si chiarisce che cosa fare, quali emergenze affrontare per bloccare una deriva che mette a rischio la stessa democrazia repubblicana.
Forse prima di parlare di coalizioni bisognerebbe parlare delle emergenze attorno alle quali costruire quegli accordi politici atti a risolverle. La realtà  virtuale non è esclusiva del modo di governare del Cavaliere. Anche nell’opposizione non si riesce a portare all’interno della discussione politica la realtà  del Paese. Ed è una realtà  molto difficile. Essa richiede scelte nette e coraggiose.
La crisi della spesa pubblica non sarà  di breve momento. Senza la riqualificazione degli interventi sarà  impossibile mantenere il livello dei servizi al cittadino e a sostenere i ceti più colpiti dalla crisi dell’economia.
La lotta agli sprechi è il presupposto per una scelta radicale che recuperi quelle risorse che oggi, illegittimamente, sfuggono al sistema di tassazione. Inventarsi nuove gabelle serve soltanto ad aggravare la situazione di coloro che già  pagano le tasse.
I meno giovani ricorderanno altre fasi di difficoltà  della spesa pubblica locale. Le classi dirigenti degli anni 50 e 60 riuscirono a far progredire le comunità  amministrate attraverso politiche di rigore amministrativo legato ad un intenso rapporto con le forze sociali e culturali della società . E’ innegabile che oggi i tempi sono più complessi e difficili. Ciò non toglie che recuperare la stima e la fiducia dei cittadini rimane la priorità . La lunga fase di transizione dalla prima repubblica sembra non cessare mai e ciò provoca il rifiuto della politica come strumento per risolvere i problemi. Le responsabilità  sono di molti, non solo dei berluscones.
Alle ultime elezioni regionali il non voto ha raggiunto il 40% del corpo elettorale ed è certo che la tendenza permarrà  negativa se i partiti non riusciranno a trasformarsi rapidamente in qualcosa di diverso da quello che oggi sono. Alcuni di plastica, altri di proprietà  personale, altri ancora risultano agglomerati di forze che non hanno nè anima nè quel minimo di unità  dei gruppi dirigenti senza la quale non hanno futuro. I sondaggi, per quanto valgono, ci dicono che alla crisi verticale del PDL corrisponde la crisi del PD. Le due creature inventate nel recente passato sembrano avvinghiate in un destino comune. Perchè al fallimento del governo della destra non corrisponde un’avanzata del PD la forza politica senza la quale non esiste alternativa? Domanda difficile alla quale bisogna con urgenza dare risposta nell’interesse della democrazia italiana.

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