Il presidente G.W.Bush entrerà certamente nei libri di storia e non solo per
aver teorizzato e praticato la teoria delle guerre preventive che tanto hanno
ottenuto nella lotta al terrorismo. Il capo attuale della Casa Bianca entrerà
nella leggenda per essere stato il presidente che ha prodotto il maggior deficit
nella storia degli Stati Uniti d’America. Se si considera il debito aggregato
(famiglie, imprese e Stato) l’indebitamento americano ha raggiunto il 300 per
cento del prodotto interno lordo. Una percentuale da capogiro che rende
l’America la nazione più indebitata del mondo. Gli americani stanno cercando di
risolvere scaricando sul resto del mondo il problema e l’attuale debolezza del
dollaro ha questa matrice.
Oltre al fatto che in quel grande Paese si consuma più di quanto si produca,
uno dei motivi di questa situazione è stato il massiccio taglio delle tasse che
l’amministrazione Bush ha concretizzato nella passata legislatura.
Anche un principio degli economisti liberisti dei secoli scorsi, quello delle tasse
di successione, è stato spazzato via dai neo-conservatori americani suscitando
le proteste di qualche magnate del posto. Il risultato del taglio delle imposte
sulle persone fisiche ha modificato profondamente, in peggio, le condizioni di
vita della povera gente, ma anche del ceto medio. Ad esempio tagliare le tasse
ha comportato la distruzione del servizio sanitario pubblico americano. Oggi
circa il quindici per cento della popolazione USA non ha alcuna forma di
protezione sanitaria e alle famiglie non resta che indebitarsi per curarsi e
sopravvivere. Nonostante questo disastro economico e sociale, Bush ha rivinto
le elezioni presidenziali sbaragliando i democratici. Perchè Lui si e io no, si sarà
domandato Berlusconi? Quanto a situazione disastrosa non è che il nostro
Paese sia secondo a nessuno. All’attacco, ha deciso il cavaliere. Tornati all’ovile
gli eoroici uomini del pre ultimatum, Follini e Fini, ecco la campagna mediatica
sul taglio delle tasse in Italia che libera stampa e libera tv ci stanno propinando
in queste settimane. Che si tratti di una presa in giro lo si capisce, basta fare
qualche conto in famiglia. Ma continua a sbagliare il centrosinistra quando
accusa Berlusconi di non mantenere gli impegni presi con gli elettori. E’ vero
che la “riforma” fiscale proposta è un mostriciattolo che serve per la
propaganda, ma una coerenza il cavaliere la dimostra giorno dopo giorno. E’ un
uomo diventato ricchissimo negli ultimi dieci anni grazie all’ingresso in politica
e sta sistemando la sua classe: i ricchi del Paese. Via le tasse di successione,
lieve abbattimento dell’Irpef che dà una mancetta a quasi tutti e un altro bel
regalo ai ceti alti. Nessuna azione seria per combattere l’enorme evasione
fiscale anzi.
Il padrone della Casa delle libertà è un venditore eccellente di sogni, ma anche
lui ha un suo miraggio personale.
Il sogno berlusconiano è quello di fare come l’amico Bush. Un sogno che può
diventare una catastrofe per i conti e servizi pubblici del Paese? Così dicono
quasi tutti gli organismi economici internazionali e gran parte degli economisti
nostrani. Gli USA possono scaricare sul mondo i loro problemi mentre il nostro
debito lo dovremo pagare noi tagliando ulteriormente lo Stato Sociale. Meno
sanità pubblica, meno trasporto pubblico, tagli alla scuola e all’università ,
scarsi investimenti in ricerca e infrastrutture e via ridimensionando la qualità
dello sviluppo dell’Italia.
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Di fronte a questo quadro, che definire preoccupante è un eufemismo, cosa
fanno gli oppositori di Berlusconi?
Discutono animatamente sul come chiamare la coalizione: Grande Alleanza?
Alleanza? Ulivo? Progressisti? Altri pressanti interrogativi sono: quando e come
facciamo le primarie? Chi candidiamo a presidente della regione? La
Federazione dei riformisti come la regolamentiamo? E nei Diesse ci si domanda
se conviene eleggere al congresso Fassino o è se sia meglio mantenere il
meccanismo attuale? Arduo dilemma che soltanto la storia giudicherà .
Intendiamoci, tutti temi importanti. Hanno il difetto di interessare soltanto gli
addetti ai lavori. La gente comune ha altro a cui pensare e forse è tempo per il
centro sinistra di accelerare le proprie proposte rispetto ai valori e programmi
con cui intenderebbe governare l’Italia. Al populismo della destra si deve dare
una risposta comprensibile. Prodi ha ragione quando afferma che il nostro è un
Paese da rifare. Si tratta di stabilire come, con quali forze, con quali valori e
per quali obbiettivi. Da questo punto di vista è interessante una discussione
interna al centrosinistra rispetto all’analisi del risultato delle elezioni americane.
L’interrogativo del perchè Bush abbia vinto è di grande significato. La vittoria è
venuta perchè Bush ha interpretato gli umori profondi del Paese? O al contrario
per la debolezza dell’alternativa democratica che non è riuscita a mobilitare
tutte le forze escluse dal modello di società imposto dai reazionari
dell’Amministrazione? Una discussione di massa sull’argomento e non nei
salotti televisivi, aiuterebbe a scegliere programmi e idee adeguate al
centrosinistra.
Per fortuna le forze sociali del nostro Paese stanno mostrando una capacità di
reazione importante e al di là dello sciopero generale dei sindacati,
imprenditori di tutte le categorie sembrano concordare sul giudizio negativo
rispetto alla finanziaria berlusconiana proponendo altro rispetto ad un taglio
delle tasse che non potrà avere alcun effetto positivo.
E’ un vero capolavoro politico quello compiuto dall’uomo di Arcore. Chi se non
lui sarebbe riuscito a compattare i sindacati confederali e far discutere
positivamente Montezemolo con Epifani e Pezzotta?