La sciagurata legislatura parlamentare iniziata con la vittoria
del centrodestra nel 2001 volge al termine confermandosi pessima.
Un finale di partita che ha del surreale. I termini delle
questioni sono sotto gli occhi di tutti. Il governo Berlusconi,
forte della più ampia maggioranza parlamentare del dopoguerra,
dopo quattro anni al potere è costretto a presentare una
finanziaria che taglia la spesa per la sanità e i trasferimenti
agli enti locali per oltre undici miliardi di Euro. Scompare la
barzelletta della riduzione delle tasse e, traducendo i dati della
prossima finanziaria in condizioni materiali della gente, si può
affermare che avremo tutti meno assistenza medica e meno servizi
al cittadino.
Quasi certamente, per conservare servizi essenziali, regioni e
comuni saranno costretti ad imporre tasse e ticket agli
amministrati. Il depauperamento della struttura pubblica e del
welfare continua. Quella sorta di salario in più che la
popolazione ottiene utilizzando servizi pubblici efficienti, si
riduce ulteriormente. Ma la destra è furba: dopo le batoste
elettorali ottenute dai berluscones alle regionali e alle
amministrative, sarà il centrosinistra al potere localmente a
dover tagliare servizi e mettere balzelli alla gente. Dovranno
essere Rita Lorenzetti e i Sindaci dell’Umbria a farsi carico dei
disastri del governo di centrodestra e quindi tagliare o tassare.
Il bene primario dell’Umbria, la sua tenuta sociale, rischia di
essere travolto dalla crisi della finanza pubblica.
Mentre le rendite finanziarie aumentano senza che il sistema
fiscale se ne interessi, salari, stipendi e pensioni perdono
potere d’acquisto. La maggior parte dei nuovi assunti subisce
contratti da terzo mondo nell’indifferenza dei più. Il mondo
dell’impresa non sta molto meglio: anche a luglio la produzione
industriale perde un altro tre per cento e il Made in Italy ormai
arranca in tutte le aree del mondo. Ricerca, scuola e università
sono alla canna del gas e le infrastrutture strategiche materiali
e immateriali del Paese somigliano sempre più a quelle dei paesi
in via di sviluppo.
Disputare se si tratta di stagnazione o recessione non è molto
interessante. Sarà pure colpa di Bin Laden, ma la situazione
sembra gravissima.
In questo quadro la maggioranza di governo, che qualche
responsabilità la porta per la situazione, pretende che il
parlamento si occupi della devolution e di una legge elettorale
già definita “truffarellum”. Il presidente Ciampi, noto per il suo
equilibrio istituzionale e per la sua prudenza, in due giorni ha
dovuto richiamare il parlamento all’obbligo di occuparsi, nei
pochi giorni prima dello scioglimento, delle emergenze del Paese.
Bisogna essere espliciti. Anche la crisi delle forme in cui si
esprime la democrazia può essere considerata un’emergenza? Molti
sostengono di si. Dopo la fine dei partiti di massa i cittadini
partecipano alla politica pochissimo e i sistemi elettorali in
vigore non sono il massimo della trasparenza. Le ragioni sono
molteplici. Un sistema politico che prevede ventisei (non è un
errore di stampa sono proprio ventisei) modi diversi di scegliere
i propri rappresentanti nelle strutture pubbliche ai diversi
livelli, non aiuta certo la partecipazione del popolo alla vita
politica. E’ pur vero che la legge elettorale attuale con cui si
scelgono i membri del parlamento è orrenda. Questa situazione non
è responsabilità di Berlusconi. Molti riformisti nella costruzione
di un sistema politico inefficiente e poco trasparente il loro
intelligente contributo lo hanno dato, e non sempre per nobili
cause.
Non è casuale che Massimo D’Alema più politicamente accorto e
sensibile di altri, abbia posto l’esigenza di modificare, nella
prossima legislatura, i sistemi elettorali. E sarebbe utile che,
nel programma di Prodi, anche la questione democratica abbia il
rilievo che merita. E’ fuori dubbio che il risanamento del Paese
sarà opera difficilissima che richiederà una straordinaria
partecipazione popolare per ottenerla i meccanismi della politica
dovranno essere modificati radicalmente. Il ceto politico dovrà
cessare di guardare soltanto al proprio ombelico. Pena il
disastro.
Senza un larghissimo consenso a pochi mesi dalle elezioni non si
cambiano le regole a colpi di maggioranza dicono in molti. La
proposta della Casa delle Libertà ha fatto indignare molti
commentatori politici. Alcuni perchè il sistema elettorale
proporzionale è considerato a prescindere una iattura, altri
perchè la valutano, a ragione, una proposta che trucca i risultati
elettorali. Che il sistema proporzionale sia una calamità è una
balla degli inossidabili del maggioritario.
Proprio oggi si svolgono in un grande Paese, la Germania, le
elezioni politiche con un sistema elettorale proporzionale. La
Germania è uno delle nazioni a più alto grado di saldezza politica
e i governi sono ben stabili. Quando c’è una crisi in poco tempo
si va a chiedere al popolo un nuovo mandato.
Che stile diverso in Europa. Il cancelliere Schoeder dopo alcune
batoste elettorali in qualche land tedesco, di fronte a dissensi
interni al suo partito chiede e ottiene lo scioglimento del
parlamento e pur sapendo di poter perdere, va alle elezioni
anticipate. Berlusconi dopo aver perso in tutte le elezioni dal
2001 ad oggi e pur in presenza di una coalizione in frantumi,
trascina il Paese per mesi e mesi verso ulteriori disastri e vuol
cambiare le regole elettorali.
La classe non è acqua, direbbe l’onorevole Cicchitto.
Corriere dell’Umbria 18 settembre 2005