Un sistema elettorale proporzionale con un premio di maggioranza è
una contraddizione in termini. Fissare per legge il numero esatto
dei parlamentari che costituiscono la maggioranza, è un obbrobrio
in contrasto con la Costituzione. Il vincolo di mandato previsto
per i parlamentari dalla proposta di legge dei berluscones è
anch’esso in conflitto con la carta costituzionale. Se passerà la
nuova legge non avremo parlamentari liberi di esprimere le loro
opinioni, ma vassalli e baronie proni al volere del capo del
governo e subordinati alle segreterie dei partiti. Scompare
l’autonomia del potere legislativo del parlamento.
Una legge elettorale che assegna ai partiti e non agli elettori,
la scelta degli eletti è una mostruosità che l’onorevole Casini
vuole imporre, magari con garbo, agli italiani.
La democrazia italiana è in gravi ambasce proprio perchè le
strutture che dovrebbe organizzarla, i partiti, sono divenuti
quasi tutti uffici di collocamento gestiti da oligarchie che
perpetuano il loro potere elezione dopo elezione.
E’ vero che questo proposto è il sistema elettorale vigente nella
regione Toscana. Forse sarebbe meglio prendere da quella
civilissima comunità altri insegnamenti piuttosto che un sistema
elettorale sbagliato che certo non aiuta a recuperare il rapporto
con la politica dei cittadini. Ma questa è un’opinione come
un’altra che lascerà il tempo che trova.
Dopo il “mattarellum” avremo il “toscanellum”? Si va avanti o si
va indietro? Il sistema elettorale vigente non era il massimo. Un
misto tra maggioritario e proporzionale che assicura un potere
esclusivo alle segreterie nazionali nella scelta dei candidati.
Una bella centralizzata lottizzazione intercoalizione che
catapultava nel territorio i prescelti per il parlamento. E in
Umbria di catapultati ne abbiamo conosciuti diversi e per la
verità , non sempre il rapporto eletto e territorio di elezione è
stato splendido. Chi non ricorda l’elezione di Adornato? E chi ha
visto recentemente passare per Perugia l’onorevole Monaco?
E si potrebbe andare avanti nel ricordare come le scelte romane
non abbiano sempre soddisfatto l’esigenza di un minimo rapporto
con i rappresentanti dell’Umbria in parlamento.
La proposta della destra di modifica del sistema elettorale rende
la vita degli elettori ancora più semplice. Perchè affaticarci a
pensare quale donna o uomo votare? Facciamo come in Toscana. Si
vota un partito ed il partito sceglie chi verrà eletto. Conoscendo
la qualità della vita democratica delle formazioni politiche è
difficile pensare a processi di selezione del personale politico
trasparenti e rigorosi. La parola partecipazione è scomparsa ormai
da tempo dalla pratica dei partiti. Luoghi privilegiati di quasi
tutti i professionisti della politica sono da tempo i salotti
televisivi e non le fredde sezioni di partito. Spesso si tratta di
partiti personali, oligarchie ristrette che hanno legami feudatari
con il territorio e scarsi rapporti con la società e con le forze
sociali. Sono un mondo a se, spesso separato dal comune sentire.
Esageriamo nella descrizione del disastro o c’è del vero quando si
afferma che la questione democratica è diventata una delle tante
emergenze del Paese? La cosa può non interessare Berlusconi o
Fini, ma è vitale per Prodi e per la sinistra. Stupisce che
l’argomento abbia assunto rilievo nel centrosinistra soltanto
quando la destra, sponsor radicale del sistema elettorale
maggioritario, si sia riconvertita ad un sistema proporzionale
mistificato. Chi predilige il sistema proporzionale non può che
considerare la legge proposta dalla Casa della Libertà un
imbroglio pericoloso e da respingere. Domanda ingenua: non era il
caso di affrontare prima la questione dell’impoverimento della
democrazia italiana? Non è questo un tema programmatico primario
se si vuole governare con il consenso dei cittadini e non con gli
spot televisivi come ha fatto il cavaliere di Arcore?
Soltanto Ciampi ci può salvare? Sembra proprio di sì.
L’impoverimento che provocherà la finanziaria per il 2006,
proposta dal pimpante Tremonti, sarà di tale misura da richiedere
per contrastarlo una straordinaria mobilitazione delle coscienze e
delle forze vive della nazione. L’Umbria è, tra le regioni del
centro, la zona con la più alta percentuale di famiglie povere. La
cosa è grave e di forte rilievo politico. Se ne dovrà pur
discutere. La nostra povertà è attenuata da un livello di servizi
collettivi decenti e a volte eccellenti. Si deve sapere che con i
tagli della finanziaria una parte del nostro welfare dovrà essere
ridimensionato e saranno i più deboli a subirne le conseguenze.
Bisogna saper reagire con intelligenza e con una politica
trasparente. Come riportare la gente a discutere di una politica
che serve ai più e non soltanto al ceto degli addetti ai lavori?
Oggi a Roma si svolge la manifestazione dell’Unione contro la
legge elettorale e contro la finanziaria. Anche la scesa in piazza
del popolo può essere utile se si hanno le idee chiare e si riesce
a individuare i valori capaci di sollecitare una intelligenza
collettiva. E’ certamente giusto contrastare una legge elettorale
pericolosa come quella in discussione la prossima settimana.
Con tutta la simpatia che si può avere per Bracco, Bocci, Vinti o
per Sebastiani e Rossi (se si vota per il centrodestra) non sembra
proprio il massimo della democrazia che siano essi e non gli
elettori a scegliere i parlamentari dell’Umbria. Il meccanismo
delle liste di partito ricorda un po’ quello delle tristi
democrazie popolari dell’est europeo. Qualche brivido è legittimo.
Corriere dell’Umbria 9 ottobre 2005