Si è trattato di un blitz perfettamente riuscito. Berlusconi
questa volta è stato ben guidato. In tre giorni di lavori
parlamentari e il cavaliere è riuscito a scompaginare tutti i
piani del centrosinistra e a dimostrare che la Casa della Libertà
è una famiglia in cui c’è un solo padre-padrone con molti
maggiordomi e molta servitù. Berlusconi potrà scegliere ad uno ad
uno i candidati di Forza Italia per il prossimo parlamento. Quella
che ci riserva la riforma elettorale votata giovedì scorso, è una
democrazia particolare, si tratta di una democrazia “scortata” dal
leader maximo che non comprende alcuna forma di libertà di
pensiero. Il rapporto dell’eletto non sarà con l’elettore, ma con
il padrone del partito. E’ tempo di riconsiderare la qualità
politica del capo del governo. Principi pochi, coerenze nessuna,
attenzione agli interessi del Paese assente, ma in compenso una
capacità di manovra e di scelta dei punti deboli degli avversari
straordinaria. Altro che un qualsiasi professionista della
politica. E’ stato lui a fare la mossa del cavallo che ha messo
sotto scacco il centrosinistra. Per fortuna non si tratta ancora
di scacco matto, ma qualche dubbio sulla sicura vittoria è venuto
anche a Vanino Chiti ed anche Pecoraro Scanio non è più
allegramente certo di fare il ministro.
Non si discute più nei salotti e nelle segrete stanze quali
saranno i prossimi ministri del sicuro governo Prodi. La vittoria
per l’Unione non è più indubitabile e comunque avrà una dimensione
diversa, meno seggi da spartire. Con i meccanismi della nuova
legge elettorale niente sarà più tranquillo. Scompare il collegio
privo di rischio e, la dipartita del feudo, ha già fatto aumentare
l’uso di forti tranquillanti nel ceto politico di destra, di
centro e di sinistra. La carriera politica si può improvvisamente
interrompere. Difficile dire quanto profondo sia nel popolo il
dolore per la fine del sistema maggioritario vigente. Le leggi
elettorali sono argomento complesso da capire e da spiegare.
Quello che è indubitabile è che all’arroganza dei berluscones
corrisponde una sorta di inebetito stupore in molti leader del
centrosinistra.
L’ottimo Francesco Rutelli, vero novello Machiavelli del
ventunesimo secolo, soltanto una settimana fa ipotizzava la
sconfitta del cavaliere grazie a trentuno franchi tiratori della
maggioranza. Sappiamo come il sogno rutelliano è andato a finire.
In ogni caso è politicamente corretto, per una coalizione che vuol
andare oltre il berlusconismo, sperare di vincere una battaglia
grazie ai franchi tiratori?
Invece di aprire bocca e dare fiato, non sarebbe più saggio
riflettere un attimo per capire perchè una cosa è successa. Non è
venuto il tempo di un bilancio veritiero sui disastri prodotti da
oltre dieci anni di improvvisazioni di tutti i partiti, sulle
questioni istituzionali? Può scaldare gli animi dei democratici un
sistema elettorale come l’attuale, che ha prodotto una
frantumazione straordinaria della politica? Può sollecitare
passione e interesse uno sbriciolamento che è riuscito a dare
potere e forza inusitata ai piccoli partiti e ai partiti
personali? Nella “sventurata” prima repubblica i partiti politici
erano sette o otto. Quanti sono oggi? Diciotto, venti e chi lo sa.
Aver avuto una posizione inossidabile su una legge elettorale
sbagliata non è stata prova di intelligenza politica.
Invece di procedere come treni con improvvisazioni incaute come
l’elezione diretta di sindaci e presidenti, forse sarebbe stato
più saggio affrontare, negli anni passati, la questione della
forme della democrazia in maniera più organica e previdente. Si
sono fatte scelte istituzionali importanti senza considerare
quanto ciò favoriva il consolidarsi di un sistema politico in cui
il berlusconismo trovava vigore ed energia. Proprio perchè la
leaderite non è malattia esclusiva del nostro Paese, è necessario
avere alcune certezze in temi istituzionali. Evitare di rincorrere
modelli lontani dalla nostra storia è cosa intelligente. Da questo
punto di vista la stagione della legislazione voluta
dall’onorevole Bassanini è esemplare. Risultato? Macchina pubblica
più costosa, l’efficienza permane a macchie di leopardo, la
politica privata di un ruolo significativo.
Non è stupefacente che soltanto il presidente Ciampi continui a
ricordare come la nostra Costituzione (quella vigente) rimane una
tra le Carte le più avanzate al mondo? Perchè la sinistra
riformista ha voluto per dieci anni modificarla?
Piuttosto non è forse meglio spendere energie per costruire una
nuova fase di democrazia partecipata?
Ad esempio oggi si svolgono le primarie volute dal centrosinistra
per la scelta del candidato a leader della coalizione. Si può
essere d’accordo o no con questa forma di partecipazione, ma è
indubbio che considerando la povertà della vita democratica dei
partiti, anche poter esprimere un voto diviene occasione di
presenza nella politica. Domanda. La vicenda primarie si conclude
oggi o si può ritenere che, almeno il centrosinistra, si impegna
ad utilizzare questo metodo per la scelta di tutti i candidati per
tutte le elezioni? Magari legiferando nelle regioni a guida
centrosinistra, sarebbe un buon segnale.
Si è insediata la nuova commissione per lo statuto della regione
dell’Umbria. Spero di non essere bollato da perfido laicista se
suggerisco che, piuttosto che occuparsi delle radici religiose
della nostra comunità , argomento degno ma non decisivo, la
commissione statuto rifletta su come costruire strumenti per
rendere viva una democrazia di massa. Esagerava Aldo Capitini
quando ricordava che il potere è di tutti? Bisognerebbe
discuterne.
Corriere dell’Umbria 16 ottobre 2005