Il Senatore a vita, Giorgio Napolitano riformista della prima ora,
ha fatto una scoperta. “Nei partiti comandano le oligarchie
nazionali e locali”, ha gridato in quel di Napoli. Bella scoperta.
Anche i bambini sanno che ormai sono anni ed anni che i partiti di
massa sono stati sostituiti da caste politiche che rispondono
soltanto a loro stesse e alle loro carriere. E’ vero che la
sciagurata legge elettorale,falsa proporzionale, voluta dai
berluscones, ha reso ancora più forte il potere dei vertici, ma la
qualità della democrazia garantita dalla legge maggioritaria
conosciuta come mattarellum voluta anche dal centrosinistra
consentiva anch’essa alle oligarchie la scelta dei candidati.
Quanti catapultati da Roma, spesso sconosciuti ai più, abbiamo
eletto in Umbria nel recente passato? Moltissimi e ciò a discapito
della formazioni dei gruppi dirigenti regionali. Questa volta sarà
ancora peggio. Come può accadere che i DS umbri avranno meno
eletti di quelli di Forza Italia nonostante la forza elettorale
che hanno? Come un coniglio dal cappello, è stato deciso a Roma
che un senatore della lista dell’Ulivo in Umbria dovrà essere un
dipietrista. Il partito dell’ex magistrato ha ottenuto nelle
ultime elezioni europee circa l’uno e mezzo per cento. I diesse
sono un partito di oltre il trenta per cento. La tutela delle
minoranze è giusta, ma con misura. Anche nel passato, rimosso
dall’attuale classe dirigente della sinistra, era normale eleggere
nelle liste personalità della società civile e i piccoli partiti
erano trattati con grande attenzione, ma senza stravolgere la
volontà popolare.
Non si prenda a pretesto la legge elettorale. Se ne deve dire
tutto il peggio possibile, ma in questo caso la scelta è tutta
politica e penalizza la rappresentanza degli umbri eletti in
Parlamento. Anche in questo episodio emerge la debolezza
strutturale del gruppo dirigente regionale dei DS. Un gruppo
diviso con un carattere incerto e debole. I cattivi sostengono che
alcune esclusioni dalle liste e la stessa scelta di eleggere un
dipietrista nella lista dell’Ulivo, siano stati accolte da
brindisi da una parte del gruppo dirigente del maggior partito
della sinistra umbra. Sono certamente cattiverie diffuse per
danneggiare l’immagine dei DS. Quello che è certo è che l’Umbria
sarà meno rappresentata a Roma e ciò non è bene per nessuno.
Una brutta vicenda questa delle liste. Scopriamo che tutti i
consiglieri regionali di Alleanza Nazionale saranno candidati. E’
un personale politico eletto soltanto un anno fa in consiglio
regionale con un mandato di cinque anni. Non si prendono in giro
gli elettori presentandosi per le elezioni politiche? Che valore
si assegna alle istituzioni quando queste divengono semplici
trampolini di lancio per il proseguimento della carriera? Tra
parlamentare e consigliere regionale c’è incompatibilità quindi si
deve scegliere o l’uno o l’altro. Nella esecrata prima repubblica
un consigliere regionale per essere candidato doveva dimettersi
mesi e mesi prima del giorno delle elezioni. Adesso non esiste più
alcuna regola. L’apoteosi della personalizzazione della politica.
Presidenti di regione appena eletti che vogliono candidarsi
mettendo a rischio la stabilità degli enti regione, liste
costruite con una caratteristica peculiare: il familismo. Mogli,
mariti, cognati, cugini, fratelli, amici d’infanzia, colleghi di
salotto e parenti lontani riempiono le liste dei concorrenti al
seggio parlamentare. Niente di nuovo? No, moltissimo di nuovo: è
la palmare dimostrazione di un sistema democratico che non funziona
più. Il solo ruolo che spetta al cittadino è quello di votare ogni
cinque anni per candidati scelti da, appunto come dice
Napolitano,una oligarchia.Una cerchia di potenti che decidono
carriere e ruoli senza spesso alcuna valutazione di merito
rispetto alle qualità di coloro che dovranno svolgere ruoli
pubblici.
Anche questo fa parte dell’americanizzazione del sistema politico
italiano? Sembrerebbe esagerato. E’ vero che la famiglia Bush
domina da anni la politica americana e che i Kennedy hanno
rappresentato come famiglia la speranza di un’America democratica.
Ed è noto che negli Usa le first lady svolgono un ruolo di
rilievo, ma se si ha in testa quel modello non ci siamo proprio.
Anche in questo caso il ceto politico italiano ha dato il peggio
di sè. Si tratta al massimo di una pessima e volgare imitazione
di qualcosa che pur sta mostrando limiti strutturali profondi.
L’ottimo show di Berlusconi al Congresso Usa va letto anche come
risultato dei limiti della democrazia americana. Più che le
qualità politiche di Berlusconi, sottovalutate in patria, ciò che
è risultato evidente è stata la volontà dei neoconservatori
americani di premiare un fedele amico di G.W.Bush. Sbaglia Prodi a
mostrarsi stizzito per il successo di Berlusconi. Che lo si voglia
o no è veramente amico del Presidente Usa. Uno potrebbe dire che
ciascuno ha gli amici che si merita, ma questo è un altro
discorso. Meglio polemizzare sul sogno di Berlusconi di un mondo
basato sui valori e sul modello di vita americano. Questa sì che è
una fesseria. Scienziati ed economisti hanno dimostrato che
l’allargamento dei way of life americana sta distruggendo le
risorse del mondo e i valori di quel popolo non sono proprio tutti
accettati dalla stragrande parte dell’umanità . Demonizzare
l’America è sbagliato. Inginocchiarsi di fronte all’Imperatore
insultando gli altri leader europei come ha fatto il cavaliere non
è un grande esempio di dignitosa autonomia. Non siamo tutti
americani e non tutti vogliono esserlo. Meglio un sogno di un
mondo unito dalla democrazia e dalla pace. Terreni dove l’amico
americano non è il massimo dell’esempio. Domandare agli iracheni.
Come europei lo possiamo dire con il massimo rispetto del popolo
americano.
Corriere dell’Umbria 5 marzo 2006