Piazza o non piazza? Il centrodestra è afflitto da questo dilemma.
Berlusconi, Bossi e Fini minacciano un’opposizione di piazza,
l’onorevole Casini come sua consuetudine attende gli eventi. Per
intanto, i professionisti in piazza ci sono già scesi. A Roma,
provenienti da tutta Italia, migliaia di dentisti, notai,
ingegneri, commercialisti, avvocati, hanno manifestato contro la
finanziaria e contro il decreto Bersani. C’erano anche molti
infermieri a sollecitare la creazione del loro “ordine”.
L’onorevole Fini, entusiasta dopo aver gridato allo “stato di
polizia”, ha sottolineato la sua ammirazione perchè i
manifestanti si sono pagati da soli il viaggio verso la capitale.
Scusi, onorevole, chi avrebbe dovuto pagare il viaggio del notaio
di Bolzano che appartiene ad una categoria che dichiara (a
Bolzano)un reddito medio di 945.000 Euro? Certamente qualche
problema nel pagarsi il viaggio a Roma lo ha avuto il dentista
calabrese che dichiara al fisco meno di 25000 Euro. In genere chi
manifesta lo fa a proprie spese. Il contadino pugliese o l’operaio
di Brescia quando manifestano non solo perdono giornate di lavoro,
ma si pagano i panini che mangiano e l’eventuale viaggio in treno
o in autobus. Che il ceto medio benestante manifesti non deve
meravigliare ne intimorire. L’Italia è il Paese europeo con la
peggior distribuzione del reddito e con la maggior evasione
fiscale. Esemplare il fatto che la categoria dei gioiellieri ha
dichiarato al fisco meno di quanto ha fatto la categoria dei
maestri e degli operai. Nessun governo ha voluto o è riuscito ad
invertire la tendenza alla concentrazione della ricchezza
nazionale. Il governo Berlusconi in cinque anni ha aggravato gli
squilibri e ha condonato tutto il condonabile. La finanziaria per
il 2007 avvia questo processo di riequilibrio? I pareri sono molto
controversi. L’ISTAT assicura che oltre 16 milioni di famiglie
troveranno un beneficio fiscale se le aliquote saranno confermate.
Nello stesso tempo il Governatore della Banca d’Italia sostiene
che anche i precettori di un reddito attorno ai 23000 Euro
pagheranno più tasse. Chi ha ragione? Come stanno le cose? La
confusione è al massimo e non ci sarà chiarimento fino alla fine
della discussione parlamentare e ,quindi, presumibilmente per
Natale. La lunghezza della discussione non deve essere considerata
una perdita di tempo. All’interno del documento vi sono
disposizioni complesse che riguardano una infinità di settori ed è
quindi corretto un confronto a tutto campo in Parlamento. Ad
esempio vi sono norme che riguardano il così detto “costo della
politica”. Sono previsti paletti per ciò che riguarda le indennità
dei consiglieri comunali e gli stipendi dei manager pubblici. Per
adesso non sono previste manifestazioni di piazza degli addetti ai
lavori, ma le proteste sono aspre e indicative di un atteggiamento
corporativo del ceto politico. Il senatore Esterino Montino,
segretario dei DS di Roma, è tra i più determinati a difendere le
retribuzioni dei consiglieri comunali e dei manager pubblici della
capitale. Il senatore ha ragione nel ritenere ingiusta la norma
che nega l’aspettativa per incarico pubblico agli assessori
comunali. Pur in presenza di una normativa che ha reso un
assessore poco più che un “funzionario” del sindaco, non si può
fare l’assessore nel tempo libero. Giusta l’aspettativa. Non
seguiamo più il senatore quando ritiene ingiusta la norma che
prevede che un consigliere comunale non possa ricevere
un’indennità superiore ad un quinto di quella del sindaco della
città . Dice il senatore: “A Roma ammonterebbe a circa 1500 euro al
mese (il compenso del consigliere). A fronte di un impegno che può
essere tranquillamente equiparato a quello di un consigliere
regionale o di un parlamentare”. Wow!! Senatore!! 1500 euro le
sembran pochi di fronte all’assoluta mancanza di potere reale dei
consigli comunali? Ha presente, senatore, gli stipendi medi
italiani? Veramente pensa che il carico di lavoro di un
consigliere sia tale da giustificare un compenso più sostanzioso?
Il senatore diessino è fuori di sè anche per la norma che mette un
tetto alle retribuzioni dei manager pubblici. E’ il mercato che
deve stabilire i tetti dei compensi, sostiene Esterino Montino.
Senatore, veramente pensa che l’imprenditore privato sia alla
ricerca di qualche manager pubblico insoddisfatto dello stipendio?
Sarà una falsa impressione, ma in genere quando qualcuno entra nel
mercato “pubblico” non ne esce più. Passa da un incarico
all’altro, ma non si trasferisce nel privato. Il mercato
dell’impiego pubblico è un mercato parallelo, per molti versi
truccato. Quando la scelta è dovuta soltanto alla politica la
concorrenza c’entra poco. E’ in Francia e non in Italia che il
manager pubblico è ambito nel privato. D’altra parte, venendo a
noi, quanti sono i dirigenti privati, anche top manager, che
guadagnano in Umbria quanto alcuni direttori di strutture
pubbliche? Non mi sembra che ci sia una grande mobilità tra
pubblico e privato quando si tratta di alta dirigenza. Ciò che
sconvolge è l’assoluta impermeabilità del ceto politico al rischio
che si corre per il qualunquismo montante tra la gente.
Qualunquismo che trae alimento anche da come si gestiscono le
società pubbliche e in genere gli apparati amministrativi. Non si
è ancora capito che la riqualificazione del welfare non può che
partire da una critica forte alla decennale linea
dell’aziendalizzazione di tutto? I manager come panacea dei mali
del settore pubblico non ha funzionato. Ha aumentato i costi e
impoverito alla grande la democrazia.
Corriere dell’Umbria 15 ottobre 2006