La stagione elettorale è iniziata con la violenza verbale del
Cavalier Berlusconi. L’accusa al centrosinistra è di aver fondato
un regime. Un regime comunista, naturalmente. Come un qualsiasi
imbonitore di successo, Berlusconi sa che gli insulti, anche se
ridicolmente falsi, ripetuti, urlati, alla fine lasciano il segno.
La pubblicità non è tutta una costruzione di banali assurdità
ripetute in maniera ossessiva? Non si vende un prodotto perchè è
buono, si vende un’atmosfera, un’illusione.
Berlusconi dichiara illegittime le prossime elezioni regionali
soltanto perchè, con molto ritardo, si disciplina l’uso dei mass
media nella propaganda elettorale. Berlusconi sa bene di mentire.
Continua nella sua linea peronista che, si badi bene, è abbastanza
in sintonia con molti degli umori di fondo della gente e non solo
nel nostro Paese. L’Austria insegna.
Roma è tappezzata da manifesti di Alleanza Nazionale che dicono:
“Attenti ai brogli. Il 16 aprile non ti fare espropriare il voto”.
Si mettono le mani avanti rispetto ad una possibile sconfitta del
centro destra. Si dirà che la spinta all’astensionismo colpisce
più il centrosinistra e allora fa comodo che il Polo drammatizzi
le elezioni regionali, aumenterà la mobilitazione dell’elettorato
del centrosinistra. L’impressione è che mistificando così si rende
ancora più fragile la democrazia del nostro Paese.
L’anomalia italiana ha cambiato segno: un tempo era il Paese
europeo con la sinistra comunista più forte. Oggi l’anomalia sta
tutta nel tipo di destra e nella leadership berlusconiana. E’ da
non sottovalutare il lavoro fatto in questi anni da Berlusconi per
accreditarsi come un moderato spendibile nel mercato del liberismo
imperante. L’adesione ai Popolari Europei è stato un indubbio
successo di Forza Italia e una sconfitta per i popolari italiani.
Tornando alle origini Forza Italia, il Polo sarebbe meglio dire,
mette sempre al primo posto gli interessi materiali del suo Capo.
Così è stato per la legge sulla regolamentazione degli spazi
televisivi. Il Polo ha messo in moto al grido “libertà “ tutti i
mezzi disponibili: manifesti, spot a migliaia, aerei in cielo con
striscioni, presentatori e ballerine delle reti Mediaset.
Affrontare, con qualche anno di ritardo, la questione del
conflitto d’interessi di Berlusconi rischia di causare la terza
guerra mondiale.
C’è una certezza assoluta: l’incapacità del centrosinistra di
scegliere i tempi nel fare le cose. Non si pongono nemmeno il
problema di perchè, nonostante che il Governo del Paese e tanta
parte del Governo Locale siano diretti da uomini e donne dei
Partiti che formano la coalizione, il consenso e i voti non
aumentino anzi. Le sinistre italiane sono numerose come sigle.
Tutte al loro minimo storico.
Stupisce la debolezza della risposta delle forze politiche del
centrosinistra, il silenzio rumoroso di tanta parte
dell’intellettualità italiana, la quasi indifferenza del movimento
sindacale, rispetto allo stato della democrazia italiana, sul vero
e proprio tracollo del rapporto politica con i cittadini. Si
preferisce discutere su chi dovrà essere il leader per le elezioni
del 2001 indebolendo il già fragile Governo D’Alema.
Forme di schizofrenia politica prevalgono sulla limpidezza delle
posizioni. Pannella e la Bonino fanno accordi con Berlusconi?
Veltroni richiama tutti al dovere di discutere con il duetto più
amato d’Italia perchè: “Tante cose ci uniscono ai radicali”.
Quali? Non è dato sapere. Lo spinello libero non ci sembra
sufficiente per un alleanza con i liberisti più liberisti
d’Italia.
Il congresso di Torino rivendica il legame con la Socialdemocrazia
Europea. Veltroni organizza i Diesse come un partito americano. Ci
si inventa il fund raiser (cercatore di sottoscrizioni) tipica
figura del Partito di Clinton.
Il fascista Haider promette guerra agli immigrati e agli
emarginati. Il Ministro Bianco propone di mandare in galera dopo
il primo grado di giudizio a prescindere dalla Costituzione su cui
ha giurato fedeltà .
Si riapre la possibilità di un accordo Centrosinistra-
Rifondazione. Il PCDI si sente discriminato e strilla l’esigenza
di valorizzare gli unici comunisti doc. Naturalmente sarebbero
loro.
Come ci orientiamo noi poveracci che dovremo votare tra un mese?
Il rigetto del berlusconismo sarà sufficiente ad evitare altre
ondate di astensione di massa del popolo della sinistra?
Vengono al pettine gli intrecci di una stagione politica in cui la
sinistra di governo italiana ha smarrito ogni senso di sè, della
sua storia, dei suoi doveri. Si doveva andare oltre le tradizioni
del movimento operaio non appiattirsi sull’esistente.
Se si esaminano bene le cose quanto sta succedendo ciò è
certamente dovuto a scelte incaute dei dirigenti del
centrosinistra, l’elenco degli errori sarebbe lungo. Ma non si è
trattato di errori non voluti. Lo stato delle cose è frutto di una
scelta consapevole e convinta dei tanti, intellettuali, militanti
e dirigenti politici, che ritengono applicabile in Italia il
modello del maggioritario secco che vige in Inghilterra e negli
Stati Uniti come risposta alla crisi democratica. Il sistema
maggioritario come nuova ideologia.
I fattori di svolta sono stati molti. Ne citò soltanto due: il
referendum guidato da Segni contro la quota proporzionale; la
legge per l’elezione diretta dei sindaci.
Questi due momenti, dell’ultimo decennio, hanno significato la
morte della Repubblica fondata sui partiti di massa molto più che
i colpi venuti da Tangentopoli al sistema politico corrotto. Non
si è voluto riformare i partiti, si è coscientemente scelta la
strada della loro distruzione. Si è agito per governi “forti” e
per assemblee elettive senza poteri reali.
Che cosa si vuol dire? Eleggere direttamente il sindaco ha tolto,
finalmente, alle segreterie dei partiti il potere di decidere? Sì,
ma ha sostituito quel potere con un altro potere. Quello personale
del candidato e quello delle oligarchie che selezionano il
candidato. Nessun rimpianto per i vecchi metodi, ma dovremo pur
riflettere sulle conseguenze di una scelta di sistema elettorale
di tipo presidenziale. Questo sistema ha creato una nuova figura
politica. Un leader che con una propria squadra, risponde una
volta eletto, soltanto agli elettori. Non ha più bisogno di
strutture politiche di sostegno, i partiti politici divengono
obsoleti esattamente come le assemblee elettive. L’unica forma di
aggregazione reale è quella dei comitati elettorali che, come è
ovvio, servono per le elezioni e non per discussioni politiche.
Come si è visto, poi, alcuni di questi nostri Sindaci sanno far di
tutto un po’. Parlamentari europei, dirigenti di movimenti,
Ministri della Repubblica, alcuni corrono per diventare
Governatori (i prossimi Presidenti di Regione). Alcuni hanno una
visione dell’opportunità politica molto particolare e tutte dovute
alle loro esigenze personali. Ognuno di loro potenzialmente è un
piccolo partito e agisce come tale.
Tentato il Movimento dei Sindaci, alcuni si accontentano di una
carriera politica che non deve mai avere limiti. L’elezione
diretta dei presidenti di giunta regionale prosegue, enfatizza,
questa scelta istituzionale. E’ questa la personalizzazione della
politica.
Non bisogna essere provinciali.
Questo processo non è stato inventato nè da Segni nè da Veltroni
nè da Rutelli. E’ quanto successo, ormai da molti anni, negli
Stati Uniti. Non è un sistema politico perfetto. Funziona così,
così, a me non piace. Il popolo americano vota poco, ma questo
rientra nelle loro tradizioni e poi l’importante è vincere anche
con pochi votanti. Per essere eletti in America bisogna avere
tantissimi soldi le campagne elettorali durano mesi e costano
tanto. Una volta eletto il deputato o il senatore, per essere
confermato, ha bisogno di molti fund raiser e molti lobbisti che
pagano, ma le leggi di quel Paese lo consentono (da noi no). E’
noto che il ricambio delle classi politiche in America è tra i più
lenti del mondo. Se entri al Senato o alla Camera hai molte
possibilità di ritornarci per molte volte, basta assecondare i
lobbisti. Forse anche per questo il sistema piace ai nostri
innovatori al potere. Il futuro è assicurato. La cosa non deve
scandalizzare più di tanto. Quando la politica cessa di essere
strumento di mutamento della condizione umana per divenire
strumento passivo dell’economia è logica il prevalere di una
visione particolaristica della vita democratica. Non più leader
politici, ma gestori dell’esistente.Riformisti che non fanno
riforme. Innovatori che non innovano. Galleggiano su un esistente
non da loro determinato e che non riusciranno a modificare.
Micropolis febbraio 2000