Buone notizie dal Bel Paese. L’Onorevole Pannella ha interrotto il suo eterno digiuno ed ha accettato un invito a cena. Il menù non era male: maccheroncini cacio e pepe; scaloppine ai funghi; gelato di crema. La casa è di quelle alla moda: Palazzo Grazioli. L’ospite? Silvio Berlusconi. Della discussione tra i convitati non si hanno particolari e sbagliano coloro che, malignamente, pensano che il leader radicale abbia richiesto al Capo la riconferma del finanziamento pubblico per Radio Radicale. Si tratta, forse, di qualcosa politicamente più rilevante. E’ possibile che i parlamentari radicali, eletti nelle liste del PD, possano rientrare nei saldi di fine stagione e divenire parte nel lungo elenco della campagna acquisti iniziata un anno fa dal Capo? La storia dei radicali italiani è una vicenda ricca d’intelligenti iniziative e se è vero che l’onorevole Capezzone pur essendo stato segretario del PR, è oggi uno dei berluscones più aggressivi, Emma Bonino, assieme a tanti altri dirigenti radicali, ha dimostrato nell’agire politico, quanto le idee radicali possano incidere nella politica mantenendo sempre dignità  e autonomia. E’ immaginabile che oltre a Scilipoti, Calearo e Romano per citarne alcuni, anche i parlamentari radicali aiuteranno Berlusconi a galleggiare per un altro anno?
La fase politica attuale riserva sorprese ogni giorno. L’Onorevole Scilipoti, nominato in parlamento dall’Onorevole Di Pietro, non soddisfatto di aver cambiato casacca, ha fondato un partito, un movimento che ha già  il suo giornale. Probabilmente riceverà  il finanziamento pubblico. Da come si stanno mettendo le cose è possibile che i giornali editati da cooperative di giornalisti e presenti nelle edicole (400mila copie al giorno), non avranno più risorse pubbliche mentre il giornale del partito di Scilipoti sì. L’Avvenire e il Manifesto dovranno cessare le pubblicazioni e in compenso potremo leggere il pensiero politico dei “responsabili”. La democrazia avrà  un arricchimento sostanziale. Entusiasta Peppe Grillo.
Tutto ciò appare come la giusta cornice a una situazione del Paese che è argomento di preoccupazione in Europa. Quasi con le lacrime agli occhi, le autorità  europee chiedono che il governo italiano prenda urgenti provvedimenti per la crescita. Il costo del servizio del debito, gli interessi sui BTP, è giunto a un livello allarmante. Bisogna intervenire subito, pena il tracollo. L’unico che non ha fretta è Berlusconi. Annunciato da oltre un mese il provvedimento per la crescita non esce ancora fuori. Gli uomini e le donne del governo del fare, non sanno cosa fare. Non c’è un Euro, annuncia tranquillamente il Capo. Non sarà  un provvedimento organico dice il segretario del PDL ma una serie d’interventi. Quali non si sa ancora. Prende corpo un altro condono fiscale e ci assicurano che si liberalizzeranno alcune professioni: le manicure ad esempio. Economisti, imprenditori, personaggi ricchissimi suggeriscono l’introduzione di una patrimoniale. Orrore. Un governo che ha eliminato una delle poche tasse sul patrimonio, l’ICI, può pensare di far pagare a quei dieci per cento della popolazione che possiede il sessanta per cento della ricchezza nazionale un obolo di fronte al tracollo della nostra economia? Mai e poi mai. Scelta migliore, per l’Onorevole Cicchitto e Company, dare un premio, un’altra volta, agli evasori fiscali o ai costruttori abusivi di cui è piena l’Italia. Con le elezioni alle porte è meglio essere prudenti.
Il Presidente Napolitano ha ricordato a tutti i rischi per la tenuta sociale del Paese in una situazione sempre più precaria per tanta parte del popolo. Tutti gli istituti di ricerca segnalano un impoverimento progressivo di fasce sempre più vaste della popolazione. Tassi di disoccupazione giovanile e femminile in continua crescita. Un ceto medio sempre più proletarizzato. Una caduta degli investimenti pubblici e privati di dimensione epocale. L’assoluta incapacità  delle classi dirigenti a darsi progetti capaci di mettere a leva le risorse economiche e umane del Paese, è il dato più inquietante. Dall’Europa, oltre ai rimproveri per i ritardi, non ci viene un grande aiuto. Germania e Francia si sono arrogate il diritto di indicare loro la strada per combattere la crisi, ma nei momenti decisivi non riescono a trovare la soluzione ai problemi derivanti dalla crisi del debito pubblico e dalla mancata crescita dell’economia. Le ricette imposte alla Grecia, questione sociale a parte, non sembrano produrre altro risultato che nuova povertà . Sembrerebbero ovvietà , ma così non è per le pessime classi dirigenti europee: senza la ripresa dei consumi e degli investimenti non può prodursi crescita. Senza trovare le strade per dare lavoro ai milioni di giovani disoccupati, la ricchezza nazionale non potrà  crescere. Con una politica economica di esclusivi tagli della spesa pubblica e una tassazione eccessiva del lavoro e del mondo della produzione come s’immagina si possano trovare le risorse per pagare il debito sovrano? Altra cosa è il lavorare per una riconversione profonda della spesa pubblica. Una linea di alleggerimento delle burocrazie unita a semplificazioni legislative può aiutare, ma il nodo è come liberare ricchezza pubblica a vantaggio di nuove occasioni di lavoro. In Umbria, come in Italia, siamo molto in ritardo in tutti i processi di’innovazione. Rendite di posizione, pigrizie amministrative, non premiano le pur presenti capacità  nel mondo delle imprese e nella stessa struttura pubblica. Negli anni sessanta le classi dirigenti di allora, al di là  degli interessi di partito e/o di parte furono capaci di produrre un progetto di uscita dall’emarginazione dell’Umbria che, negli anni, seppe trasformare la nostra società . Forse è venuto il tempo di mettere in campo idee che non riguardino soltanto il proprio destino politico, ma siano utili a impedire che l’arretramento dell’Umbria si perpetui. Ognuno è chiamato a fare la sua parte con spirito di servizio, ridando così un valore alla politica.

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