Il ventennio berlusconiano è ai titoli di coda? Molti lo sostengono. Si comincia ad analizzare le macerie di questa incredibile storia italiana; ci s’interroga sul futuro di un Paese smarrito, annichilito con la speranza che almeno adesso, dopo il disastro, il ceto politico faccia la sua parte. Al momento non è certo che il governo voluto dal Presidente della Repubblica nascerà . Capi di stato e di governo, la grande stampa italiana europea e americana, elogiano il Presidente Napolitano per la sua determinazione, ma quello che era il più grande partito italiano, il PDL, è nel pieno di una crisi che non sembra presagire niente di buono. E poi c’è la Lega che non ci sta. E’ noto l’antico amore di Bossi e Berlusconi, lasciarsi è un po’ morire. Insomma le cose si complicano per il neo senatore Monti candidato in pectore a capo del governo.
Lo stesso PD non potrebbe sostenere un governo tecnico se non all’interno di un’ampia coalizione. L’aver recuperato Di Pietro a una posizione comune al PD è positivo, ma non basta a Bersani. E’ noto: tutti i sondaggi assegnano all’alleanza di centrosinistra la maggioranza con qualsiasi legge elettorale, ma che Paese si troverebbe a governare Bersani? Sarebbero più trasparenti le elezioni anticipate, ma si dovrebbero svolgere con l’attuale legge elettorale contro la quale ci sarà un referendum che, in caso di elezioni politiche, sarebbe spostato di un anno. La scelta di appoggiare un governo tecnico è in sostanza obbligatoria per il centrosinistra, ma anche per il centrodestra o per una sua parte.
Se il tentativo di un governo dell’emergenza non andrà a buon fine, i responsabili del fallimento non potranno sperare in un radioso futuro elettorale. Tornare in Parlamento per molti sarebbe complicato anche se permanesse l’ignobile legge Calderoli. Coloro che hanno avuto l’assicurazione del Capo della nomina per un seggio alla Camera o al Senato sono, fatti i conti a palmi, circa duemila e cinquecento. Meglio cercare di tirare avanti le indennità per un altro anno. E poi che sosterrebbero nei comizi elettorali i berluscones e i leghisti? Dovrebbero spiegare perchè il governo della destra è caduto. La favola della magistratura cattiva funzionerebbe? O forse denuncerebbero il complotto internazionale organizzato dai comunisti con i loro giornali (Economist, Time, New York Times, Figaro,ecc.ecc.) e le istituzioni finanziarie farcite di “rossi” (FMI, BEI, ecc…)? La realtà è che il governo del fare è stato disastroso e gran parte dei suoi ministri incompetenti quanto boriosi.
La destra, ma anche il centrosinistra farebbero bene a cercare di capire che cosa è successo negli ultimi decenni. Ormai è evidente la crisi della democrazia per come l’abbiamo conosciuta. L’autonomia della politica rimane argomento per gli studiosi, ma non incide più nella realtà . Il turbo capitalismo, la finanza internazionale non hanno bisogno della democrazia: sono in grado di decidere autonomamente il governo di ogni Paese. Non è questione che riguarda solo l’Italia. Negli stessi Stati Uniti il destino dei presidenti è condizionato da ciò che succede a Wall Street. Non è paradossale che l’occidente democratico, il mondo intero, sia nelle mani di istituzioni private (Made in Usa) come le agenzie di rating? Il paradosso è che sono le stesse istituzioni che hanno favorito, con le loro valutazioni, la crisi finanziaria esplosa nel 2008 e che si trascina fino ai nostri giorni. Eppure non c’è nessun governo che ne metta in discussione il ruolo se non con qualche balbettio. Non è allucinante che trent’anni d’ideologia liberista non siano ritenuti sufficienti per far capire alle classi dirigenti che quella, come tutte le ideologie, non funziona se non per ristrette elite? Le decisioni “liberiste” di Bruxelles hanno portato la Grecia al collasso e ad una crisi sociale che appare incontrollabile. Che si vuol fare in Italia? In diverse circostanze il senatore Monti ha ricordato che senza crescita anche gli interventi sul debito pubblico non porteranno a nessun risultato. Bene. Che cosa bisogna fare per tornare a crescere? Dove trovare le risorse per quegli investimenti senza i quali la crescita non è data? Spostare il peso fiscale dal mondo della produzione a quello delle rendite e dei grandi patrimoni è la strada maestra assieme alla semplificazione degli apparati burocratici e politici. Non sarà facile, ma è l’unica strada. E poi ci sono risorse straordinarie che sono state penalizzate per anni. Quelle del mondo del lavoro, delle masse giovanili e della conoscenza. Ridare dignità a chi vive del proprio lavoro, dare speranze ai giovani dovrebbe essere tra le priorità del governo che verrà .
Se il sultanato del Cavaliere di Arcore sta giungendo alla fine non finirà rapidamente ciò che questi anni hanno prodotto nel senso comune e nei comportamenti del popolo e delle classi dirigenti di ogni colore e latitudine. La stagione di sacrifici che si prospetta richiede alla politica di riappropriarsi del significato più alto. Molto dipenderà da ciò che si deciderà in queste ore nei Palazzi romani. Decisivo sarà se tutti i protagonisti riusciranno, almeno in questa circostanza, a guardare all’interesse generale e non al proprio. Il PD pur diviso al proprio interno l’ha fatto nell’accettare un governo di transizione. Di Pietro ha capito in tempo il rischio per il futuro del centrosinistra se manteneva la prima posizione espressa su Monti. Vendola ha cercato di mettere “paletti” di contenuto per il nuovo governo, ma non si è dissociato dal PD. Il centro di Casini incassa bene per il lavoro di questi mesi. Spetta alla destra fare le scelte nell’interesse del Paese. Se prevarrà chi preferisce sparare “l’ultima raffica di Salò”, saranno problemi per tutti, ma per la destra si aprirà una fase di nuova marginalizzazione.