Maurizio Mori apparteneva alla generazione che dopo la disfatta del nazi-fascismo ha costruito la democrazia repubblicana dell’Italia. E’ stato un privilegio e un vantaggio straordinario essere stato formato alla vita e alla politica da personalità come quella di Maurizio. Le caratteristiche essenziali della generazione che aveva iniziato a battersi per la democrazia sotto il fascismo morente erano principalmente frutto di una profonda cultura politica rigorosa e spinta da una curiosità vivacissima per tutto ciò che l’umanità aveva prodotto nei secoli. Maurizio aveva molte passioni come la medicina e la politica. La principale, oltre al viaggiare, credo, fosse il cinema. Ci incontravamo spesso in un cinema e bastava uno sguardo per capire il suo giudizio su ciò che avevamo appena visto. Figlio della “chiesa-comunità” del Pci umbro, per una fase avevo avuto perplessità per il membro della Quarta Internazionale, affermato organizzatore della salute in fabbrica. Le scorie dello stalinismo, pur marginali nei gruppi dirigenti, perduravano nel PCI e Trotskij non era nel nostro pantheon purtroppo. Come militante, educato da Ilvano Rasimelli e da Gino Galli, compresi da subito il disastro prodotto dallo stalinismo. Con Forini e Mantovani scherzavamo sul fatto che il nostro destino in URSS sarebbe stato una “vacanza” in Siberia. Bastarono pochi incontri anche casuali per apprezzare le capacità umane e politiche di Maurizio. Come amministratore ho poi potuto valutare con orgoglio come la “squadra” di medicina che realizzava progetti per la salubrità degli ambienti di lavoro era riconosciuta tra le più efficaci a livello nazionale. Esemplare tutta l’esperienza del ternano. Mori fu tra i protagonisti di questo lavoro. Nella crisi esplosa con la liquidazione del Pci scegliemmo, Maurizio ed io, strade diverse ma continuò la nostra amicizia politica. Si era rafforzata negli anni anche in ragione della crisi della stagione del nuovismo d’accatto. Come comunisti incorreggibili, assieme ad altri compagni di Segno Critico, prendemmo la decisione di “inventare” ,come inserto del Manifesto, Micropolis. A conferma della volontà condivisa di tentare ogni strada per mettere insieme idee e proposte per una sinistra umbra rinnovata. Sappiamo che il tentativo è fallito nonostante la nostra passione politica che ha consentito l’uscita di Micropolis per venti anni. La sinistra umbra come quella italiana è ridotta all’insignificanza. L’ annientamento di tutte le sigle della sinistra-sinistra, il fallimento del progetto dell’Altra Europa, lasciano in campo macerie che è difficile ricomporre. L’illusione che, nonostante tutto, il PD poteva costituire un’ipotesi in cui la sinistra aveva un senso si è sfarinato come un pupazzo di neve. Che fare? Intanto un discorso di verità è obbligatorio. Il Pd di Renzi è un agglomerato politico che interpreta passivamente la volontà reazionaria del capitale finanziario. Non una nuova democrazia cristiana ma una nuova destra magari non cialtronesca come la Lega, ma una destra politica che sta annichilendo la democrazia italiana. Di questo dobbiamo parlare con lo zoccolo duro ex PCI che si è illusa rispetto al progetto del “rottamatore”. La vera rottamazione di Renzi è stata quella dei diritti dei lavoratori e quella della spirito e delle norme costituzionali. Il PD è nella stessa situazione della socialdemocrazia europea. Sia in Francia che in tutte le formazioni socialdemocratiche del nord europeo ha vinto alla grande l’ideologia neoliberista. Esemplare ciò che sono riusciti a decidere per la crisi greca. Da vergognarsi tutti. In un editoriale Renato Covino ha sollecitato i compagni a prendere coscienza che ricostruire la sinistra avrà tempi lunghi. Non esistono scorciatoie. Renato ha ragione. E’ vero anche che a volte la storia può avere delle accelerazioni inaspettate che in ogni caso richiedono di avere idee da mettere in campo. Il giorno prima della morte, con Mantovani e Covino, ci trovammo davanti a Maurizio, sofferente ma cosciente di dover rincuorarci. Lo fece a suo modo dicendoci con voce serena: ben scavato vecchia talpa. Speriamo Maurizio di fare bene anche per onorare l’affetto e la stima che ci hai trasmesso in tanti anni di impegno comune.
Francesco Mandarini
Micropolis 27 Luglio 2015