Per la prima volta nella storia, il Parlamento Europeo ha bocciato a larga maggioranza il bilancio pluriennale presentato dai capi dei governi nazionali. Il Parlamento è l’organo che decide, con buona pace dei leader nazionali, per fortuna bisogna cambiarlo. Un bilancio che era stato formulato all’insegna di un’austerità feroce. La stessa che ha già prodotto disastri sociali ed economici. Previsti tagli a tutti i capitoli riferiti agli investimenti per la ricerca e per l’economia reale. Minori risorse anche per la spesa corrente. Disinteressati ai problemi della crescita, i leader europei confermano con il bilancio in questione la linea fallimentare di questi anni. Germania e Gran Bretagna hanno salvaguardato i loro interessi nazionali, indifferenti al disastro provocato dalla cecità liberista della tecnocrazia europea, Cameron e la signora Merkell hanno voluto un bilancio tanto misero da provocare il rigetto da parte del parlamento eletto dai cittadini europei. Di austerità sta morendo la stessa idea di Europa comunitaria. Movimenti anti europei stanno mettendo in crisi molti governi e se in Italia abbiamo i Grillini, in Grecia un partito nazista ottiene il sette per cento dei voti, in parlamento siedono le nuove croci uncinate. L’Europa appare sempre più un sogno irrealizzato che già ha marginalizzato intere generazioni di giovani. Eppure i nostri figli si sentono cittadini europei. Il loro orizzonte non può che essere una comunità senza frontiere in cui muoversi, lavorare e studiare costruendo un senso di appartenenza a una società in cui il lavoro non sia il privilegio di pochi, ma un diritto. La sconfitta del partito democratico ha molte motivazioni. Tra queste, non la secondaria, c’è quella del non essersi differenziato a sufficienza dalla posizione subalterna di Monti nelle discussioni europee. E’ vero e innegabile che il professore gode di ottima fama nelle cancellerie e nella tecnocrazia europea. E’ uno di loro, a Bruxelles si sente a casa. Tra un apprezzamento e l’altro il nostro primo ministro non ha trovato il tempo per far modificare di un nulla le scelte monetariste che stanno massacrando l’economia reale del nostro Paese. Sembra che nell’ultimo vertice, il centesimo, la signora Merkell abbia acconsentito affinché una parte delle spese per investimento o di pagamenti dei debiti dello Stato verso le imprese, non rientri nei vincoli di bilancio. Non è chiarissimo, ma forse almeno una parte del debito sarà saldata dalle varie amministrazioni pubbliche. Rimane certo che il partito di Bersani è stato considerato supporter del Monti alfiere delle esigenze delle banche e indifferente a tutto ciò che era necessario a creare le condizioni per una nuova fase di sviluppo dell’economia reale. Di errori il PD ne ha fatti tanti e ne sta pagando le conseguenze. Una scuola di pensiero sostiene che è partito mai nato e che mettere assieme Fioroni e Fassina non è stata una grande idea. Ciò che sta succedendo dopo le elezioni sembrerebbe confermare la tesi di cui sopra, ma non è certo. E’ certo invece che il sistema politico italiano è in fibrillazione grazie al successo di un movimento di massa come quello delle cinque stelle. All’avanspettacolo della politica si va da qualche tempo affermando un altro protagonista: il padrone formale del M5S, Grillo. In questi decenni abbiamo conosciuto partiti personali di ogni dimensione e importanza. In genere i movimenti non sono stati mai personalizzati. Chi è il padrone dei “No TAV”? Chi il capo del movimento per i beni pubblici o del “Se non è ora quando”? Per loro natura i movimenti hanno leadership diffuse nel territorio che escludono proprietà personali. Quello inventato da Grillo è qualcosa di evidentemente diverso, che si voglia o no, rassomiglia molto a un partito personale. Basta guardare l’atto notarile di fondazione. La straordinaria operazione di marketing politico realizzata da Grillo ha permesso l’elezione di moltissimi parlamentari che, assieme al processo di rinnovamento del PD, ha costruito un parlamento straordinariamente più accettabile del precedente. Certo ci sono anche Scillipoti e Calderoli, ma sono problemi della destra. Giovani e donne la fanno da padroni, per fortuna. Sarebbe interessante e utile al Paese che questo parlamento durasse nel tempo e diventasse un punto di riferimento per il popolo italiano come lo è stato per molti anni prima della decadenza della prima repubblica e il ventennio berlusconiano. Sarà possibile? L’elezione di Laura Boldrini a presidente della Camera è di buon auspicio. Si tratta di una donna impegnata da sempre per rendere meno tragica la condizione umana. Nel suo discorso d’insediamento ha ricordato che il parlamento può tornare il luogo in cui la buona politica è resa possibile, basta volerla con determinazione e umiltà nell’interesse del Paese e non delle caste. Ottima la scelta fatta dal centrosinistra. Al momento non conosco l’esito delle votazioni per eleggere il presidente del Senato. Sarà un voto che certifica ancora le divisioni tra le forze politiche e confermerà la marginalità del partitino di Monti? E’ probabile. Entrato in politica Monti ha perso completamente il suo aplomb. Non è più sobrio. Lui voleva essere eletto presidente del Senato. Obbligatoriamente Napolitano l’ha dissuaso. C’è rimasto male. Era abituato ad altri trattamenti da parte del Presidente della repubblica. Sarebbe da parte sua, di Monti, saggio e generoso cercare di eleggere un presidente del Senato adeguato al bisogno di dare certezze a un’Italia confusa e incerta. Alla Camera è successo con l’elezione della Boldrini.