Avevo sedici anni e al Teatro Turreno ho visto il primo avanspettacolo della mia vita. L’ultima volta è stata giovedì in televisione. Servizio Pubblico diretto da Michele Santoro il nome del programma. Mancavano le ballerine ma le gag sono state degne di quelle che tante volte hanno allietato la nostra vita. Peppino e Totò? Gianni e Pinotto? Tognazzi e Vianello? Stanlio e Onlio? Santoro versus Berlusconi. Travaglio versus Berlusconi. Dubbio non c’è: nell’orgia di narcisismo dei tre, il mattatore dello spettacolo è stato il Cavaliere di Arcore. Ha sbaragliato gli ancor man confermandosi leader indiscusso delle discussioni da bar dello sport. I sondaggisti sostengono che grazie allo show offerto in tv dal Capo, il centrodestra ha guadagnato almeno due punti. Difficile non crederlo. Quando la politica si riduce a com’è stata ridotta in questi anni, le elezioni dipendono più dagli share televisivi che dalle idee e dai valori che esprimono i partiti. L’ha capito anche il professor Monti. Presente in ogni canale televisivo e radiofonico, il neofita della politica vuol anch’egli bucare lo schermo. Twitta anche lui e sogna di avere più seguaci nel social network di Berlusconi. Sfida di grande spessore, ma anche i seguaci del “Twitter” sono acquisibili nel libero mercato, basta pagare. Nel frattempo l’Italia si contorce in una crisi economico-sociale non conosciuta in tutto il dopoguerra. Quali sono le ricette di coloro che dovremo votare a febbraio? Tutto sembra incentrarsi sulla promessa della riduzione delle tasse e su una generica volontà di lavorare per la crescita dell’economia. La parte più corposa della discussione avviene sulle alleanze future. Sarà una grande alleanza tra centrosinistra e centro di Monti-Casini-Fini-Montezemolo? La grande stampa se lo augura. Gli illustri opinion maker sperano che il centrosinistra non ottenga la maggioranza anche al senato e quindi Bersani sia costretto a trattare con il riformista Casini e magari lasciare il passo a un Monti bis. Non fanno altro che sollecitare l’esigenza che l’Italia diventi un Paese normale come le nazioni del nord, eppure esperti come sono dovrebbero sapere che non esiste democrazia dove chi prende meno voti diventa capo del governo. Molti osservatori sostengono che la prima repubblica faceva schifo ma forse, per nostalgia, non si accorgano che fanno il tifo perché si crei una situazione in cui un nuovo Ghino di Tacco, Monti, riproduca gli splendori e i meccanismi dei governi pentapartito a gestione Bettino Craxi. E’ noto e riconosciuto da tutti che il PD ha, per senso di responsabilità, appoggiato il governo dei tecnici con grande correttezza quando tutti i sondaggi lo davano per il partito che avrebbe vinto eventuali elezioni. La scelta di Monti di confezionare il suo partito personale non porta niente di buono al Paese e la sua campagna acquisti di stagionato ceto politico e di pezzi di società civile non è dissimile da quanto fatto da altri partiti personali. Certo non ha candidato quel gentiluomo di Luciano Moggi, ma pensa il professore di modernizzare l’Italia con l’onorevole Italo Bocchino o con l’immortale Albertini solo per citare due dei suoi candidati riformisti? Accusare poi la CGIL di fare il male dei lavoratori rientra nella categoria dello sciocchezzaio. Se Berlusconi pensa che siano i comunisti il problema dell’Italia, Monti s’inventa la CGIL come vincolo allo sviluppo del Paese? Grotteschi entrambi. In questi tredici mesi di governo Monti non c’è stato provvedimento significativo a vantaggio del mondo del lavoro e della ripresa economica. I massicci interventi a favore delle banche hanno salvato l’economia di carta ma non hanno in nulla favorito l’economia reale. Le banche ottenuti a costo zero i finanziamenti dalla BCE hanno completamente bloccato o resi costosissimi i mutui alle imprese o ai privati senza che il governo aprisse bocca. Non lo dicono gli estremisti di sinistra, lo sostengono premi Nobel, il Fondo Monetario Internazionale e la stessa amministrazione americana. Da ultimo Junker presidente dell’Eurogruppo, noto marxista-leninista, ha denunciato la sottovalutazione dei governi rispetto alla disoccupazione massiccia della zona Euro. Responsabilità del centrosinistra è quella di individuare con nettezza una linea che metta al centro la questione dell’economia reale. Il mondo del lavoro è stato massacrato dall’austerità liberista esattamente com’è successo alle piccole imprese industriali e del terziario. Deve inoltre prospettare un’Europa diversa da quella che abbiamo conosciuta negli ultimi anni. Il destino del nostro Paese è all’interno di un’Europa non solo della finanza o del libero mercato, ma una comunità in cui la politica torni a parlare per costruire quell’Europa federata in cui la democrazia riprenda il potere rispetto alle burocrazie. Per la nostra salute mentale la questione dei candidati è alle nostre spalle. Ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori e tra talk show e bulimia televisiva di alcuni candidati la tentazione di fuggire all’estero, per chi può, aumenterà, ma forse sarà meglio ascoltare quanto i candidati ci dicono e decidere secondo le idee e i valori espressi e non sull’ultima performance televisiva di questo e di quello.
Corriere dell’Umbria 13 gennaio 2013