Lo champagne bevuto per l’anno nuovo non ha fatto bene ai nostri leader politici. Chi si augurava che con l’anno nuovo sarebbe arrivata un po’ di serietà nella politica italiana si è sbagliato.
Questa volta tocca al vicesegretario del partito democratico l’oscar dell’improvvisazione. La logorrea dichiaratoria ha portato l’onorevole Franceschini a far saltare il tavolo, malfermo, della riforma elettorale. Dalle numerose consultazioni di Veltroni sembrava emergere una proposta che, partendo dal sistema elettorale tedesco, portasse a qualcosa di coerente con il sistema istituzionale italiano. Anche l’organo ufficiale del PD, “La Repubblica”, aveva titolato: “ Veltroni meraviglia tutti proponendo un sistema elettorale proporzionale”. “Veltroni convertito al tedesco”. E così via. Ci eravamo sbagliati, il sindaco di Roma rimane convinto che è all’America che bisogna guardare per riformare l’Italia. Franceschini ritiene necessario per il Paese, “l’uomo forte” eletto direttamente dal popolo. La sbornia per Sarkozy ha fatto un’altra vittima.
La proposta del PD era e rimane il modello semipresidenziale alla francese. Il sogno di Franceschini è eleggere il sindaco d’Italia. Non si conosce in quale organismo e in quale occasione il gruppo dirigente dei democratici abbia fatto la scelta “francese”. I giornali non ne hanno parlato. Personalmente non amo il cesarismo da qualsiasi latitudine venga il Cesare di turno. Non ho nostalgia del partito dei funzionari se non per la serietà che, quasi sempre, dimostravano i dirigenti politici del tempo che fu. E’ certamente bizzarro un partito che funziona attraverso le dichiarazioni dei singoli senza che un organismo discuta prima delle scelte da fare.
Considerando in aggiunta, quello che l’elezione diretta di sindaci e presidenti ha prodotto in Campania qualche dubbio sorge rispetto ai plebisciti personali. Una volta eletto direttamente un sindaco o un presidente, costi quel che costi, ha bisogno per conservare il consenso, inseguire ogni particolarismo. La governabilità di per se non assicura una buona amministrazione. Dopo 15 anni di amministrazioni stabili in Campania sì tocca con mano il fallimento dell’esperienza di governo del centrosinistra. La parabola è terrificante. Un tempo le università americane studiavano il modello sociale delle amministrazioni delle regioni rosse. Oggi le prime pagine della stampa estera descrivono la vergogna di Napoli. Non è un bel leggere.
Anche per questo, detesto la personalizzazione della politica e preferisco la democrazia della maggior parte dei Paesi europei fondata sui partiti alla democrazia americana incentrata sulla personalizzazione della politica.
Ma perchè il vicesegretario PD ha fatto la sparata d’inizio anno?
Non è pensabile che un dirigente esperto e di lungo corso come Franceschini non sappia che il sistema istituzionale previsto dalla Costituzione è di natura parlamentare e non presidenziale. Il Capo del governo è eletto in Parlamento e non direttamente dal popolo. Non ricorda, il brillante vicesegretario, che il 21 giugno del 2006 il popolo italiano ha confermato a larghissima maggioranza la Costituzione vigente respingendo la proposta di modifica voluta dai berluscones?
Ciò rende impraticabile l’ipotesi di riforme costituzionali che ripropongono le norme già bocciate dal referendum del 2006.
Veltroni parla di una riforma in due tempi per arrivare al presidenzialismo: prima un sistema elettorale semiproporzionale, diminuzione del numero di parlamentari, fine del bicameralismo, regolamenti parlamentari. E’ questo il percorso dei veltroniani. Se la politica è l’arte del possibile che credibilità ha l’idea di una repubblica presidenziale in Italia e con quali alleanze parlamentari si vorrebbe introdurre il premier eletto dal popolo? Dove sono i numeri per farlo anche a prescindere dal dettato costituzionale? Questi numeri non ci sono nè in Parlamento nè nel Paese. Se così è, bisogna chiedersi il perchè della proposta del leader del PD.
D’Alema ha parlato d’impazzimento della situazione? Sbaglia. In realtà una parte del gruppo dirigente del partito democratico ha scelto di non modificare la legge elettorale per consentire il referendum che modifica l’attuale sistema. Se questo è, che speranze ha Prodi di sopravvivere? Vicino allo zero. Veltroni sostiene che chi vuole il sistema elettorale tedesco lavora per una grande coalizione. Il passaggio non è molto logico, sembrerebbe una forzatura propagandistica. In Germania la grande coalizione c’è stata, in sessanta anni, soltanto due volte. Tra l’altro con buoni risultati. L’alternativa tra socialdemocratici e democristiani è stata la norma. Siamo certi che l’enfatizzato referendum elettorale produrrà un risultato pregevole?
Che una lista che prende il 20% dei voti abbia il 55% dei parlamentari non sembra un’ottima soluzione per il governo dell’Italia. Sembrerebbe un imbroglio.
Una comunità , la nostra, che ha una corposa storia di appartenenze politiche che nessuna norma può far scomparire nell’oblio con furbizie che alla lunga si pagano con il dissanguamento della vita democratica.
E’ vero che qualche presidente americano è stato eletto con un quarto dell’elettorato, ma non è invidiabile un Paese in cui la maggioranza del popolo non si sente rappresentata dai propri governanti.
La questione della rappresentanza nelle assemblee elettive non può essere negata con decreto, pena un’ulteriore scollamento tra istituzioni e popolo.
Quello che bisogna superare è la frantumazione dei partiti personali in cui prevale il carrierismo, il familismo e il trasformismo. Anche da questo punto di vista sarà essenziale il ruolo che svolgerà il Partito Democratico. Dipenderà dalla capacità dei suoi leader di rifuggire dall’ideologia del maggioritario a tutti i costi.