Non sarà una crisi come le altre. Troppe le contraddizioni e le divisioni che il presidente incaricato, Marini, dovrà cercare di ricomporre. Il Paese è confuso, disorientato, scoraggiato. L’Italia del dopo guerra ha avuto molte crisi di governo in genere sono state crisi risolte all’interno del dominio della Democrazia Cristiana senza produrre grandi problemi nello sviluppo dell’economia del Paese. La novità , questa volta, è costituita dal fatto che la crisi politica avviene in una fase di condizioni economico-sociali pessime. La crescita è stentata e milioni di cittadini hanno subito nell’ultimo decennio un impoverimento relativo molto serio. Un disagio che non riguarda soltanto i ceti popolari ma coinvolge fette consistenti di ceto medio. Il risanamento dei conti pubblici operato da Prodi non ha mutato questa situazione di disagio sociale. E l’allarme per la crisi è dovuto anche al terrore delle autorità di Bruxelles che, caduto Prodi, si torni alla finanza creativa di Tremonti.
La caduta del governo Prodi ha prodotto nel centrodestra un’euforia da prossima vittoria che impedisce qualsiasi accordo e, d’altra parte, chiedere a Berlusconi di farsi carico dell’interesse generale è sinceramente una battuta umoristica. E’ come chiedere a Kakà di non fare goal.
Quale sarebbe l’interesse generale? Quello di andare ad elezioni anticipate con una nuova legge elettorale che superi l’attuale normativa considerata dalla stragrande parte del popolo italiano una legge truffa. Se la pur cautissima Corte Costituzionale, nell’approvare i quesiti referendari, ha dovuto riconoscere che anche vincendo il Sì la legge elettorale risultante sarebbe da riscrivere, bisogna avere un bel coraggio per chiedere all’elettorato di partecipare alle elezioni con la stessa legge che ha prodotto la precarietà del governo Prodi.
Siamo stati privati del diritto costituzionale di scegliere i nostri rappresentanti in Parlamento. Con l’attuale legge saranno ancora gli oligarchi romani a nominare deputati e senatori. Non esiste alcun rapporto tra nominato e corpo elettorale in dispregio di qualsiasi criterio di rappresentanza e di democrazia. Una procedura ignobile che è causa non ultima del distacco della gente dalla politica. Stupisce che anche nel centrosinistra, in macerie, vi siano forze che vogliono le elezioni subito a prescindere dalle modifiche alla legge elettorale. Quando l’assillo della salvaguardia di un ceto politico diviene la bussola esclusiva delle scelte, la democrazia si ammala di una brutta malattia. Capisco la volontà di salvaguardare una presenza politica in Parlamento, ma questo non può essere in contrasto con l’esigenza di far funzionare bene le istituzioni democratiche. La frantumazione dei partiti, i partiti del leader, i partiti personali e familiari sono il disastro della democrazia repubblicana.
Il problema della sinistra non nasce soltanto dalla qualità del lavoro che svolge all’interno delle istituzioni. Il problema è il rapporto ormai fragilissimo con i propri referenti sociali ed ideali. Non esistono più terminali intelligenti che consentano ai gruppi dirigenti di avere coscienza delle esigenze del popolo.
La sinistra non ha più mezzi di orientamento al di fuori dei salotti televisivi. Se assommiamo le copie vendute da tutti i giornali editi da partiti o forze culturali della sinistra non si raggiungono le copie che ogni giorno vende “Libero”. Scomparse quasi completamente le strutture territoriali, si discute con la gente soltanto in campagna elettorale o alle feste di partito. Come si orienta e come si riesce a comprendere le emergenze della gente comune? Capisco che il vecchio modello di una sezione per ogni campanile è un modello arcaico e irriproducibile. Bisogna usare altri meccanismi di rapporto con gli elettori e con i militanti. Ma la sinistra sembra incapace anche di utilizzare procedure democratiche rese possibili dalle nuove tecnologie e comunque non c’è alcun progetto di mettere assieme le sparse energie culturali pur riccamente presenti nella società italiana.
Se campagna elettorale dovrà essere, come intendono i partiti procedere per la scelta dei candidati? Non ci si venga a dire che non c’è tempo per consultazioni o per procedere a forme di ascolto delle proposte di candidature. Una bella iniezione di democrazia dal basso potrebbe riservare molte sorprese anche in termini di risultati elettorali. Certo se la scelta è quella della riproduzione dell’attuale ceto politico non c’è partita. Vince la destra. Con un brivido ho letto sui giornali che il prossimo candidato a sindaco di Roma potrebbe essere Francesco Rutelli. Il centrodestra proporrebbe Fini. Una bella sfida nel quadro del rinnovamento della politica italiana. E poi ci si meraviglia che gli italiani non abbiano un bel rapporto con la classe dirigente.
Il nuovo continua ad avanzare e probabilmente produrrà un governo che riprenderà ad occuparsi degli affari del Signor Giulio Cesare.
Un governo che abbiamo conosciuto per cinque anni. Cinque anni di stabilità . La stabilità è il valore enfatizzato dal Partito Democratico. Non sono bastati i cinque anni del governo Berlusconi per dimostrare che la inamovibilità può divenire un disvalore se non è accompagnata dalla qualità dell’azione di governo?
Evidentemente no. D’altra parte nella ricerca del nuovo il PD non ha confini. Notizie di stampa ci informano che nel Manifesto dei Valori, nel Codice Etico, nello Statuto in discussione nelle commissioni preposte del PD scompare ogni riferimento alla Resistenza e all’antifascismo. Una novità non da poco. Si tagliano radici che hanno segnato la storia di milioni di uomini e donne a vantaggio di generici virgulti ideali che hanno il pregio dell’ovvietà . Rimuovere la storia non è mai buona cosa. Senza passato anche il futuro diviene problematico.
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Chiedo scusa se approfitto nuovamente, spero Lei non me ne voglia.
D’altro canto vi fu un insigne scrittore che si dichiarava orgoglioso dei suoi tre
( o quattro ) lettori… visto che degli altri due non vi è ancora traccia, mi sento timidamente autorizzato a reintrufolarmi.
Intendo andare direttamente al nocciolo del Suo articolo.
Mi sembra di aver capito che allo stato attuale alla Sinistra manchi un filo diretto tra gli elettori ed i dirigenti, con la conseguenza che questi ultimi non sarebbero più in grado di “intercettare” le necessità sociali.
Ritengo che la soluzione sia molto semplice: vadano a casa.
il cittadino che intende assumere un impegno politico deve necessariamente essere dotato di lungimiranza e di un idem sentire con il popolo.
Il parlamentare deve avvertire una viscerale necessità di “scendere in campo” per attuare leggi e riforme che la gente vuole ma che non ha la forza nà© la voce di chiedere.
Oltretutto di questi tempi in cui ad una elezione seguono sicure imputazioni penali, i cittadini lungimiranti e oculati si guarderebbero bene dall’impegnarsi personalmente.
Eppure ad ogni tornata elettorale i candidati non mancano mai, anzi.
I casi sono due:
o queste persone intendono battersi per un tornaconto personale oppure per i medesimi è venuto il momento di dire basta, non ce la facciamo più.
Mi sembra che tale seconda opzione sia ravvisabile solo ed esclusivamente in alcuni casi di rappresentanti politici provenienti dai paesi del nord,che per quanto si voglia dire, risulta l’unico motore a mandare avanti l’Italia.
Proprio per questo Libero vende tanto.
p.s. rimuovere la storia è un grosso errore ma diciamola tutta: vogliamo ricordare e ringraziare una volta per tutte le Forze Alleate?
La ringrazio nuovamente e cordialmente saluto.
sono ormai 14 anni che il cavalier Berlusconi è sceso in campo. Il risultato è certificato dai giudizi che hanno espresso copiosamente e ripetutamente tutti i più autorevoli commentatori politici dell’occidente. Compresi quelli americani. Comprendo che l’odio per qualsiasi cosa sia di sinistra puà legittimare tutto, ma un po’ di equilibrio non guasterebbe. Che soltanto i “politici” del nord si impegnino per generosità verso il Paese mi sembrerebbe eccessivo. Ma ognuno la puà pensare come vuole. Personalmente preferisco la struttura sociale umbra a quella lombarda. Ma è una preferenza che impegna solo il sottoscritto. Sinceramente capisco poco perchè nel 2008 dovrei ringraziare le Forze Alleate. Che la Resistenza sia stata possibile per la presenza degli Alleati in Italia mi sembra cosa ovvia.
Non sono un insigne scrittore, ma le posso assicurare che i miei articoli hanno un pubblico abbastanza variegato al di là dei commenti che vengono scritti. Apprezzo comunque la Sua attenzione anche se come è ovvio non abbiamo le stesse idee.
Cordialità