Questa volta, a differenza delle tre precedenti occasioni elettorali, Berlusconi esclude i miracoli. Propone sette “missioni” per salvare il Paese disastrato dal governo Prodi.
Come se arrivasse dalla luna e dimentico dei cinque anni di governo di centrodestra, il cavaliere continua ad inseguire un Walter Veltroni che, da una città all’altra, impone temi e progetti per il governo che intende guidare. Un Berlusconi contenuto e senza cravatta, continua ad accusare l’ex sindaco di Roma di plagiare il Suo programma. Ha ragione il Cavaliere? Gli esperti sostengono che vi sono punti in comune tra le idee del PD e quelle del PDL . Ad esempio sia Veltroni che Berlusconi si impegnano ad abbassare le tasse a partire da quelle sui redditi da lavoro. Curiosamente dopo anni di oblio torna in scena il mondo del lavoro come emergenza nazionale. In due decenni i salari e gli stipendi italiani sono passati dall’essere tra i più alti d’Europa ad essere i più bassi della Comunità . Qualcosa bisognerà pur fare se si vuole rivitalizzare il consumo interno e bloccare il processo di recessione sollecitato dalla crisi americana. Così Berlusconi promette la detassazione di straordinari e tredicesime e Veltroni aumenti salariali legati alla produttività . Detassare gli straordinari nella sostanza significa implementare le ore di lavoro aggravando le già precarie condizioni di vita dei lavoratori.
Legare gli aumenti salariali alla produttività presuppone la comprensione del perchè la produttività in Italia è tra le più basse d’Europa. Dieci volte inferiore a quella della Svezia. Ma nel Paese scandinavo l’organizzazione del lavoro, la qualità degli impianti e dei mezzi di produzione, la formazione professionale sono radicalmente diverse da quelle italiane. Siamo all’ultimo posto per gli investimenti in ricerca e sviluppo. Una ricerca della FIOM ha accertato che un operaio italiano metalmeccanico ha un processo di formazione di 480 minuti all’anno. In queste condizioni la produttività del lavoro non può crescere in maniera significativa.
E’ comunque un bene che si parli in campagna elettorale dei problemi del lavoro e che qualche candidatura al Parlamento sia riconducibile al mondo del lavoro. La Sinistra arcobaleno potrebbe avere una chance per dimostrare la sua capacità innovativa rispetto alle priorità e alle idee del Partito Democratico, rispetto a coloro che vivono del proprio lavoro in fabbrica o nel settore terziario. Sono ormai molti anni che gran parte del lavoratori del Nord non votano a sinistra. Il PD si propone di recuperare quell’elettorato con una scelta interclassista.
Veltroni ha messo insieme candidature che rappresentano l’imprenditore e l’operaio, l’artigiano e il precario, il commerciante e il libero professionista. Dal punto di vista mediatico risultati sono stati ottenuti anche se il riscontro in voti è tutto da verificare. Il rischio del non voto è forte in tutte le categorie ma diviene drammatico tra i ceti popolari del Nord e del Sud del Paese. Bertinotti ha deciso di costruire un partito che sia “di parte” e che rappresenti principalmente i lavoratori. Una scelta difficile perchè le condizioni materiali di tanta parte del popolo sono pessime, la sfiducia nella politica colpisce innanzitutto la sinistra. Interrompere la tendenza al declino per la Sinistra arcobaleno non sarà facile. Le notizie sulle candidature della ex Cosa Rossa non sono entusiasmanti. A parte la decisione di Rifondazione di candidare per il 50% donne, novità significative non se ne vedono, purtroppo.
Nel rinnovamento sta operando meglio il PD? Walter Veltroni ha una forte capacità di sollecitare i mezzi di comunicazione attraverso operazioni emblematiche. Ad esempio la scelta di candidare a capi lista giovani sotto i 30 anni. Non è che l’esser giovani garantisca la qualità . Nessuno rimpiange la giovanissima leghista Irene Pivetti che, trentenne, assunse la carica di presidente della Camera. Ma al di là del giovanilismo il permettere ad un’altra generazione l’ingresso in Parlamento è cosa giusta.
Siamo guidati da un ceto politico molto, ma molto maturo. Cercare di mettere in pensione qualche deputato di lungo corso è cosa saggia.
Nel suo viaggio elettorale Walter Veltroni ha fatto tappa a Perugia. Molti giovani hanno ascoltato le linee del programma del PD. E’ stata, quella di Perugia, l’occasione per il segretario di comunicare la scelta del candidato a capo lista per la Campania. Si tratta della giovane Pina Picierno. Sostituirà Ciriaco De Mita a capo lista in una delle regioni più difficili per il PD. Bene. Bel colpo. Tanti auguri. Una osservazione sorge spontanea. Perchè in Campania la novità della giovane e in Umbria si dovrebbe votare per Rutelli capo lista? Che i gruppi dirigenti umbri contassero poco a Roma è cosa vecchia che ha segnato tutto lo svolgersi della seconda repubblica. Abbiamo votato di tutto, anche Adornato. Siamo per abitanti un quartiere di Roma e un ottimo, per il centro sinistra, bacino elettorale ma qualche qualità politica è stata espressa anche dalla classe dirigente locale. Forse un po’ di rispetto lo meriteremmo anche noi e non solo i campani. Come si pretende credibilità quando il 13 e 14 aprile si dovrà scegliere a Perugia un capolista al Senato che è candidato anche a Sindaco di Roma? Un senatore non può fare il sindaco e allora perchè questa forzatura politica e istituzionale. Ci vuole rispetto per la istituzioni e per gli elettori. Se vuol rappresentare la novità della politica italiana il PD dovrebbe evitare di offrire gold parachutes ai suoi dirigenti. Che succederà se Rutelli non vince come sindaco, rimane senatore dell’Umbria? O il contrario? Non è carino.