E’ tutto un altro mondo

Il sistema politico italiano in lenta agonia da anni ha cessato di esistere con il voto di domenica scorsa. L’accanimento terapeutico tentato dagli amanti del sistema bipolare è cessato. Grillo ha staccato la spina. E adesso poveruomo? Sembrerebbe che la linea del padre padrone del Movimento sia d’obbligare gli altri partiti a formare un governicchio. Ciò che in democrazia è la norma, discutere tra diversi, per Grillo è il mercato delle vacche. Meglio per Grillo un bel governo con tutti dentro. Bersani, Berlusconi, Monti, Bossi. Un governo che avrebbe una vita grama e durerebbe qualche mese. (altro…)

E’ tutto un altro mondo

Il sistema politico italiano in lenta agonia da anni ha cessato di esistere con il voto di domenica scorsa. L’accanimento terapeutico tentato dagli amanti del sistema bipolare è cessato. Grillo ha staccato la spina. E adesso poveruomo? Sembrerebbe che la linea del padre padrone del Movimento sia d’obbligare gli altri partiti a formare un governicchio. Ciò che in democrazia è la norma, discutere tra diversi, per Grillo è il mercato delle vacche. Meglio per Grillo un bel governo con tutti dentro. Bersani, Berlusconi, Monti, Bossi. Un governo che avrebbe una vita grama e durerebbe qualche mese. Dopo di che, nuove elezioni. I Grillini nuovamente vincenti saranno pronti a governare da soli. E’ legittimo pretendere che i Parlamento appena eletto decida di suicidarsi? E’ proprio convinto Grillo che sarebbe premiata una linea che evita di discutere con chiunque dei problemi che assillano il Paese? Ottenere il venticinque per cento dei voti e congelarli nell’insulto permanente non sembrerebbe coerente con il programma del Movimento che, fino a prova contraria, vorrebbe rovesciare l’Italia come un calzino. Avrebbe la possibilità  di farlo, in Parlamento, chiedendo al centrosinistra un programma adeguato e coerente con lo spirito di radicale innovazione dell’agire politico e una svolta nelle politiche sociali e di sviluppo. Bersani è stato sconfitto certo per la mancanza di radicalità  nelle proposte ma anche perchè il PD in quest’anno non ha capito l’ampiezza della rabbia montante in un popolo stremato. Bersani è stato sconfitto perchè il ceto politico e amministrativo del centrosinistra è stato considerato parte di quella casta di privilegiati non toccata nei propri benefici e incapace di risolvere i problemi. Difficile pensare che gli elettori di Grillo siano disinteressati a un governo che sia capace di invertire la rotta verso il disastro provocato dalle politiche di austerità . L’Italia ha il tempo per consentire a Grillo di ottenere la maggioranza assoluta dei voti? I dati della recessione indicano che la tenuta sociale non regge più per i tassi di disoccupazione alle stelle e per l’impoverimento progressivo del popolo. Può affascinare il “tutti a casa” (e molti a casa ci sono andati) ma senza interessarsi all’economia reale difficilmente un partito o un movimento potrà  risolvere i problemi. Siamo una repubblica parlamentare ed è nel parlamento che si dovrebbero decidere i programmi e i provvedimenti del governo. E’ vero, non ci troviamo di fronte ad eletti dal popolo ma di nominati dai vertici dei partiti e, nel caso del M5S da Grillo. Esiste una norma costituzionale che dichiara un parlamentare eletto senza vincolo di mandato. Nessuno ha il diritto e il potere di porre vincoli al mandato parlamentare. Neanche Grillo. La situazione è di grande confusione ma esiste in parlamento una maggioranza che potrebbe approvare norme per tagliare i costi della politica, riformare il sistema istituzionale, contrattare con l’Europa una politica per la crescita, votare leggi contro la corruzione e via elencando. Bersani ha ragione di andare in parlamento e chiedere la fiducia sulla base di un programma. E’ una scelta trasparente e adeguata? Sì e forse per questo non piace a tutto il PD. Dietro il vincolo dell’obbligata responsabilità , tornano a muoversi gli amanti del governissimo. Ha ballato un solo inverno il progetto di rendere il professor Monti King Maker nel nuovo parlamento. Se Bersani non ha vinto, Monti è riuscito ad ottenere soltanto l’irrilevanza politica assieme ai centristi. La morte del bipolarismo ha prodotto non un grande centro, ma un parlamento in cui l’unico governo possibile è quello tra il centrosinistra e il movimento di Grillo. Inossidabili nelle proprie convinzioni di esangui riformisti, impermeabili alle sconfitte decennali, i soliti noti del PD riprendono il loro lavorio per proporre governi di tecnici o di “responsabilità  nazionale”. Se prevalessero queste tesi, il partito democratico cesserebbe di esistere. Forse non sarebbe una grande perdita considerando la difficoltà  dell’amalgama. Ma in una situazione di grave tensione sociale e di crisi politica non si può negare che il PD sia un punto di tenuta democratica anche considerando la scomparsa della sinistra detta radicale. E sì, la frantumata sinistra italiana è stata risucchiata dal M5S e dal non voto. Anche Rivoluzione Civile di Ingroia, Di Pietro, Ferrero, Bonelli e Diliberto ha ottenuto un risultato mediocre che ne impedisce l’ingresso in parlamento. La sconfitta assume rilievo in Umbria. Alcune delle forze politiche del raggruppamento di Ingroia sono presenti in molte amministrazioni locali a iniziare dalla Giunta regionale. Quali legami conservano tra le forze sociali e culturali della nostra comunità ? L’impressione prevalente è che il futuro amministrativo dell’Umbria sarà  radicalmente diverso da quello conosciuto negli ultimi decenni. Le carriere infinite cesseranno anche perchè l’onda del M5S difficilmente si cheterà  nel prossimo futuro. Sarebbe saggio prenderne atto e adeguare con radicalità  il modo di amministrare modificando anche il rapporto del ceto politico in campo con la realtà  della nostra comunità . Il galleggiamento nei problemi, stile di lavoro di molti e per molti anni, non è un buon viatico per la tenuta delle amministrazioni di centrosinistra. Ai pessimi risultati elettorali del centrosinistra va aggiunta una realtà  economica che ha innescato processi disgregativi che riguardano l’intero comparto delle piccole imprese. La crisi del settore pubblico è, in tutti i comparti, gravissima. L’emergenza lavoro non può essere più soltanto uno slogan. Essa richiede uno sforzo collettivo della politica e delle forze produttive. Mettere in campo risorse, sburocratizzare, innovare. Di tempo ne rimane poco.
Corriere dell’Umbria 3 marzo 2013

Berlusconate

In nessuna parte del mondo le elezioni politiche sono un pranzo di gala. I partiti in genere tentano di conquistare voti attraverso programmi volti ad acquisire nuovi voti mantenendo l’elettore solitamente fedele. Anche in Francia o in Gran Bretagna o negli USA si cerca di dimostrare che i competitor sono inadeguati alla bisogna. Le promesse dei partiti sono molto simili. Ad esempio, tutti vogliono abbassare la tassazione. Ed è ovvio perché. Il livello di pressione fiscale è diventato indecente. Nessuno sembra responsabile di ciò così che nessun appare convincente. Non lo è il centrodestra essendo stato il governo che ha prodotto l’aumento delle tasse più rilevante. (altro…)

Berlusconate

In nessuna parte del mondo le elezioni politiche sono un pranzo di gala. I partiti in genere tentano di conquistare voti attraverso programmi volti ad acquisire nuovi voti mantenendo l’elettore solitamente fedele. Anche in Francia o in Gran Bretagna o negli USA si cerca di dimostrare che i competitor sono inadeguati alla bisogna. Le promesse dei partiti sono molto simili. Ad esempio, tutti vogliono abbassare la tassazione. Ed è ovvio perchè. Il livello di pressione fiscale è diventato indecente. Nessuno sembra responsabile di ciò così che nessun appare convincente. Non lo è il centrodestra essendo stato il governo che ha prodotto l’aumento delle tasse più rilevante. Non lo è l’aggregato attorno a Mario Monti per l’ovvia ragione che nei tredici mesi di governo le tasse sono ulteriormente aumentate. Convincente lo è poco il centrosinistra perchè il suo programma non mette al centro la questione delle questioni: la radicale svolta delle politiche europee rispetto agli investimenti necessari a rilanciare l’economia della zona comunitaria.Il centrosinistra non può che esplicitare un conflitto con le politiche delle burocrazie europee e una pressione aspra nei confronti delle scelte rigoriste della Merkel. L’ammucchiata guidata da Ingroia sembra interessata, come il movimento cinque stelle, alla rivoluzione e le problematiche dell’economia appaiono loro secondarie. La competizione sui programmi è quindi marginalizzata a vantaggio dell’insulto all’avversario. Vittima prediletta è per adesso Vendola. Monti ne ha fatto una questione di principio e non passa giorno che non ricordi l’estremismo del presidente della Puglia. Povero Vendola stretto tra le accuse di Monti e quelle degli ingroiani che lo dipingono come un poveraccio a disposizione dell’alleanza con Monti. Si capisce, i neofiti delle campagne elettorali vogliono recuperare il tempo perduto a fare altro lontano della tenzone politica. Così il bocconiano ex commissario europeo, insegue le berlusconate. Come ha costruito il Cavaliere le sue fortune politiche? Non bisogna far governare i comunisti e il PD è il comunismo truccato, ha detto per anni. Che t’inventa il Monti? Il PD è un partito fondato nel 1921. Comunisti. Poi alla Berlusconi usa la smentita. Non mi sono espresso bene, dice il professore. Sollecita una certa malinconia questo tentativo montiano di apparire il nuovo che avanza. Quale è l’ideologia espressa dalle scelte del governo dei professori? IL liberismo e quella di un libero mercato che neanche Adam Smith avrebbe consentito. E’ noto che il grande economista è vissuto nel “˜700 e le sue idee si possono apprezzare, ma difficile considerarle nuovissime. Tra l’altro molti scienziati dell’economia stanno analizzando la crisi del neo-liberismo e dei danni che la finanziarizzazione dell’economia sta producendo nel mondo. Via la politica dalle banche. Un solo grido si è levato dopo l’apertura dell’indagine su MPS. Eppure quello che sta succedendo da molti anni nel mondo è l’egemonia del sistema finanziario sulla distribuzione della ricchezza mondiale. E’ la finanza che guida la politica non il contrario. E’ la fusione tra le banche commerciali e quelle di affari la causa fondamentale che ha prodotto il disastro partito da Wall Street. La politica non ha gestito le banche, a ogni latitudine è stata incapace di regolare l’avidità  della finanza. Oggi paghiamo le scelte avventurose di quel mondo che tanto ha apprezzato la sobrietà  di Monti nell’affrontare il problema della speculazione finanziaria e che continua a tifare Monti for President. E la sinistra che fa? Si divide come di consueto. Anche questa volta la divisione lacera tanto gli uomini e le donne del popolo della sinistra che si rischia l’astensione dal voto di parte di loro. Così mentre i berluscones riescono a rimettere in campo il loro elettore astensionista, la sinistra rischia di stimolare il proprio verso il non voto. Un dirigente di Rifondazione, sconsolato, mi ha detto che la scelta intelligente sarebbe stata quella di individuare le regioni a rischio per il premio di maggioranza al Senato e autonomamente, senza alcuna trattativa con il centrosinistra, fare un’operazione di desistenza favorendo così il centrosinistra e svantaggiando la destra e i montiani. Una scelta simile avrebbe fatto aumentare i voti di Rivoluzione Civile alla Camera e reso sterile la campagna sul voto utile che il PD lancerà . La tesi che ha prevalso nei gruppi dirigenti di Rivoluzione Civile è stata quella di strappare voti a Vendola anche al Senato. Ottimo e abbondante. Continua a funzionare la maledizione pluriennale della sinistra per cui il nemico primario è quello che ha idee in parte simili alle tue. Questo processo ha portato la sinistra anticapitalista all’irrilevanza in quasi tutti i parlamenti europei. Ciò rende la democrazia rappresentativa più povera e monca della rappresentazione d’idee e d’interessi fondamentali per la tenuta democratica di un Paese. In una crisi dirompente come l’attuale escludere dal Parlamento le forze che rappresentano i ceti più colpiti, sarebbe disastroso. Ne parlano poco e pochi, ma la tenuta sociale del Paese è a rischio vero. La metà  di qualsiasi telegiornale continua a essere dedicata agli scandali di regime. L’altra ai dati di una crisi che sembra infinita. Ciò non può che provocare ulteriore indignazione e ribellione di quella parte dell’Italia che subisce il declino. Non si tratta più soltanto della sofferenza di lavoratori sempre più precari o di pensionati che vedono la loro pensione liquefarsi. La crisi colpisce vaste zone di ceto medio. Tutto il mondo della produzione, imprenditori e dipendenti, vedono ormai soltanto un buco nero nel loro futuro. Questi venti giorni di campagna elettorale dovrebbero essere utilizzati per indicare le concrete scelte per invertire la rotta invece di parlare dei limiti del proprio competitore elettorale. Si potrebbero individuare quelle opzioni che obbligano il ceto politico a essere al servizio della gente e non del proprio orticello o bandierina che sia?

Mondi paralleli

Due mondi paralleli che non si conoscono e non comunicano se non a sprazzi. La realtà  di un Paese allo stremo e il mondo della politica impegnato nella campagna elettorale che parla di alleanze future, di scenari apocalittici se vince lo schieramento guidato da Tizio o guidato da Caio. Tutti che si affannano a promettere svolte radicali, rivoluzioni, devozione all’Europa o referendum per uscire dal sistema dell’Euro. Grande è la confusione sotto il cielo, pessima la situazione. Dando per acquisita la smemoratezza del popolo italiano, molti ripresentano le stesse ricette salvifiche proposte nel passato per uscire da una crisi da loro stessi provocata. Siamo al nuovo contratto con gli italiani e anche chi ci ha governato nell’ultimo anno non sfugge al meccanismo di mistificare la realtà  e lo fa smarrendo anche la sobrietà . Sostenere che la CGIL è la causa della mancata crescita dell’offerta di lavoro è semplicemente una falsità  gratuita contro il più grande sindacato italiano. Si è fatto di tutto per isolarlo, si sono fatti accordi separati con gli altri sindacati, s’impedisce la presenza della FIOM nelle fabbriche del maggior gruppo automobilistico e, adesso, si assegna il ruolo dell’untore alla CGIL. Non è troppo professor Monti? Non è che il suo bilancio brilli per risultati rispetto all’esigenza di creare ricchezza o di messa a disposizione di risorse per far crescere l’economia reale. Il suo governo ha tagliato molto ma costruito poco, professore. Non lo dicono i soliti “comunisti”, lo sostengono ormai anche entità  internazionali che pur hanno gioito quando è diventato capo del governo italiano, dopo la calaverna berlusconiana. L’ha capito persino il suo forte sponsor, Eugenio Scalfari. Pensa davvero che Fini, Buttiglione o Casini siano più riformisti della signora Camusso? Il differenziale tra i bond italiani e quelli tedeschi è tornato a livelli accettabili, bene. Ma non si vive di solo spread e forse sarebbe stato opportuno che avesse ascoltato chi suggeriva di mettere in campo quegli investimenti volti ad accelerare la ripresa economica. Invece tutti, tutti, i fondamentali dell’economia italiana sono nell’ultimo anno, peggiorati. E tutto ciò che riguarda il welfare, a causa dei tagli, ha subito un tracollo che ha reso ancora più precaria la condizione di vita degli italiani. Non può far finta di nulla e parlare d’altro. E’ vero il PD non può tirarsi fuori dalla vicenda del Monte dei Paschi ed è vero che l’intreccio tra politica e banche è cosa deleteria. Essendo uno studioso sa bene che questa non è una novità  nè in Italia nè in occidente. Negli Stati Uniti costituisce scandalo il meccanismo del revolving doors, cioè il fatto del continuo scambio tra un incarico in una banca e un incarico di governo. Nel nostro piccolo, leggendario è stato per decenni il sistema di potere democristiano incentrato sulle Casse di Risparmio, sulla rete di banche locali e nazionali. La nomina dei vertici delle banche è stata prerogativa delle forze di governo fino a pochi anni or sono. Vogliamo parlare di derivati, di titoli tossici? Ancor oggi non c’è cifra esatta di quanta spazzatura ha prodotto la speculazione finanziaria operata dal sistema bancario mondiale. Ancora oggi non sono stati affrontati alla radice i meccanismi che producono la tossicità . Conosciuto in tutto il mondo che conta come esperto, note le sue consulenze per agglomerati tipo Goldman & Sachs, la più grande banca d’affari del mondo, avrebbe avuto tutti gli strumenti per attivare una lotta rigorosa contro il cancro della speculazione. Eppure il suo governo non ha mosso dito nè l’ha fatto la Comunità  Europea di cui lei è primario protagonista. Le banche italiane hanno ricevuto miliardi di Euro a tassi irrisori ma non hanno attivato alcun processo virtuoso in favore dell’economia reale e le imprese sono strette nella morsa tra crediti nei confronti della struttura pubblica e blocco del credito delle banche. Al riguardo il governo dei tecnici non ha fatto nulla. Sarebbe utile sapere se le banche che hanno ottenuto prestiti dalla Banca Centrale Europea per ricostruire il proprio patrimonio, colpito dalla speculazione, hanno continuato a dare ai propri dirigenti gli stessi benefit di prima della crisi. La giusta indignazione per gli emolumenti e i privilegi della casta politica ci fanno spesso dimenticare come vi siano categorie professionali che godono di privilegi e di stipendi paradossali in un momento di crisi. Dicono che è il libero mercato che condiziona certi emolumenti. Una balla come tante altre. A mia conoscenza, non esiste dirigente di una piccola o media impresa privata che ha un trattamento contrattuale simile a quello di un alto dirigente della struttura pubblica o di aziende economiche non private. Va ricordato che anche all’interno di questo settore persistono differenze nella forbice salariale ormai intollerabili. Se è sbagliata una politica che si occupa della gestione di una banca, è anche inaccettabile l’intreccio tra la politica e certe categorie professionali che devono il loro stipendio, appunto, al rapporto con la politica. Il nostro è da anni un Paese da rifondare. Per farlo è certo necessario reintrodurre elementi di speranza e di fiducia. Le forze politiche piuttosto che contorcersi alla ricerca di alleanze raffazzonate, dovrebbero discutere su come sia possibile uscire dal degrado. E’ loro la responsabilità  di individuare un percorso rigoroso che abbia al centro il lavoro, la questione delle nuove generazioni e l’affermazione di una giustizia sociale riconosciuta come motore di una nuova Italia.
Corriere dell’Umbria 27 gennaio 2013

Centrosinistra, l’ora delle scelte

Perfetto. Bersani ha annunciato che il PD non intende partecipare al cabaret della politica e quindi la campagna elettorale del maggior partito del centrosinistra sarà  incentrata sui problemi del Paese e non sulla ricerca degli effetti speciali che i talk show possono produrre. E’ provato da ogni statistica che il popolo italiano legge poco i giornali e ancor meno i libri. La formazione delle idee e delle scelte politiche dipende molto, c’è chi sostiene esclusivamente, dalla presenza televisiva dei leader e dei leaderini dei partiti e dei movimenti. Particolarità , un’altra, del nostro Paese è stata quella di aver trasformato il dibattito politico in uno spettacolo di guitti. Responsabilità  primaria dell’imbarbarimento è stata del berlusconismo, ma alla costruzione di questo modo di discutere di politica ha partecipato per un ventennio anche il fior fiore degli uomini e delle donne anche del centrosinistra. La scomparsa dei partiti di massa come luogo di formazione e di acculturazione del popolo ha dato un enorme spazio a imbonitori di tutti i colori, sempre alla ricerca del palcoscenico televisivo dove esprimersi spesso urlando e insultando l’avversario e raramente producendo idee non banali. Slogan e battute a effetto sono ormai insopportabili per i più, ha ragione Bersani. La speranza è che questa campagna elettorale rappresenti una svolta e che i partiti riescano a farsi capire dall’elettorato. C’è bisogno di rendere chiaro ciò che si vuol fare per invertire la tendenza recessiva di un Paese che rimane a rischio collasso. I dati dell’ultimo bollettino della Banca d’Italia non lasciano dubbi rispetto alle prospettive negative per i livelli occupazionali e per i vincoli alla ripresa. Secondo la Confindustria, dall’inizio della crisi del 2008 al dicembre 2012, la produzione industriale si è ridotta del venticinque per cento. Cioè l’Italia ha perduto un quarto della capacità  produttiva. Non vogliamo chiamarla depressione in atto? Tra disoccupati e cassa integrati siamo attorno ai tre milioni e duecentomila di donne e uomini senza lavoro. Oltre il trentasette per cento dei giovani sono disoccupati. Tra chi lavora almeno un quarto ha un’occupazione precaria. Basta così? Forse più che di generiche agende professorali c’è bisogno di capire perchè l’Italia è così ridotta. La responsabilità  non può essere imputata al governo Monti. La situazione ereditata era quella che era e il rischio del collasso del debito era nelle cose. Responsabilità  di Monti è stata quella di proseguire nelle politiche di austerità  imposte dall’Europa e portate avanti da Tremonti. Tra il 2011 e il 2012 il governo Berlusconi e quello di Monti hanno imposto cinque manovre fiscali per un totale di tagli per 120 miliardi di Euro. Un salasso all’economia reale di dimensioni epocali. La Banca d’Italia, ma anche il Fondo Monetario, sostiene che le politiche di riduzione del deficit e del debito pubblico non possono funzionare in mancanza di scelte politiche di sviluppo. Che ne pensa al riguardo Bersani e il centrosinistra? Il rispetto dei vincoli comunitari non impedisce un confronto anche aspro per modificare le linee guida delle burocrazie europee e della Germania. Le politiche di austerità  non hanno funzionato. Sono l’esatto contrario di quanto sta avvenendo nell’economia americana che notoriamente non è guidata da estremisti alla Vendola. D’altra parte, non c’è bisogno di essere massimalisti comunisti per capire che senza rinsanguare l’economia reale anche il debito pubblico non potrà  che crescere e lo scempio del già  fragile welfare state italiano non potrà  che rendere precaria la tenuta sociale di un Paese già  stremato. Senza produrre un nuovo sviluppo. In Italia non c’è un eccesso di spesa pubblica rispetto ad altri Paesi europei. Purtroppo la nostra è in parte consistente, inefficiente a causa di apparati burocratici spesso inadeguati e improduttivi. La riconversione della spesa e della burocrazia pubblica sarà  questione primaria del governo che verrà ? Difficile esserne sicuri. Le esperienze passate non sono rassicuranti. La riforma che va sotto il nome dell’onorevole Bassanini ha prodotto una burocrazia dirigenziale molto ben pagata, spesso inamovibile ma non sempre efficace e all’altezza dei compiti da svolgere. Rendere l’apparato pubblico più efficiente significa valorizzare le molte intelligenze presenti nelle strutture pubbliche e investire nelle tecnologie capaci di rendere il rapporto con il cittadino più semplice. L’ideologia dominante è quella che assegna allo Stato un ruolo marginale a vantaggio di un libero mercato senza lacci e laccioli. Basta studiare qualche statistica e si scopre l’inganno. Esemplare quanto succede per la spesa sanitaria nel mondo. Le statistiche dell’organizzazione mondiale della sanità  dimostrano che i Paesi a gestione pubblica sostengono una spesa enormemente inferiore a quelli a sanità  privata. Il centrosinistra vuol continuare con le scelte del governo Monti di taglio alla sanità  pubblica o s’impegna a renderla più efficace, conservando però il diritto alla salute previsto dalla carta Costituzionale? Quali le scelte per produrre nuovo lavoro? Le grandi opere o l’opzione di creare lavoro con interventi diffusi nel territorio a risanamento ambientale? Grandi opere o rendere le fatiscenti scuole pubbliche adeguate in sicurezza e creando spazi adatti ai giovani studenti? Senza modificare il fallimentare modello di sviluppo prevalente in questi decenni il riformismo nostrano rischia di fallire la nuova prova di governo del Paese.
Corriere dell’Umbria 20 gennaio 2013