Arriva luglio. Chi potrà  andrà  in vacanza. Potrebbero, le loro condizioni economiche non lo impediscono, ma i nostri parlamentari dovranno rinunciare al mare. Camera e Senato saranno in seduta permanente. Per cercare di risolvere le emergenze del Paese? Non esattamente. Dovranno cercare di curare gli affari del signor Giulio Cesare. Il declino dell’Italia è certificato in mille modi e la fascia di sofferenza sociale si allarga di mese in mese, ma l’emergenza da quindici anni sembra essere un’altra: il conflitto tra il Capo del PDL e la magistratura o meglio tra Berlusconi e tutti coloro che hanno inteso portare avanti i processi concernenti il proprietario di Mediaset. Berlusconi conosce meglio di qualsiasi altro politico gli umori profondi del Paese, ha saputo enfatizzare le preoccupazioni della gente per la sicurezza, per le tasse e ha stravinto le elezioni proprio per questo. Berlusconi sostiene che essendo stato eletto dal popolo è legittimato a governare al di là  di ogni altro potere che, sostiene, non ha ricevuto il mandato popolare. Una visione della democrazia molto particolare che ha evidentemente molti fans se pochi opinion maker reagiscono a questa tesi. La democrazia è una parola che, come quell’altra,il riformismo, ha bisogno di un aggettivo per avere un senso. Se si vuole evitare “la dittatura della maggioranza”, in una democrazia rappresentativa, bisogna che funzionino pesi e contrappesi. Altrimenti si avrà  una democrazia plebiscitaria dove un Cesare ha tutto il potere concentrato nelle sue mani, anche quello di commettere reati senza essere giudicato. Bill Clinton è stato presidente degli Stati Uniti per otto anni. In quel periodo ha subito sette procedimenti processuali senza mai mettere in dubbio la legittimità  della magistratura inquirente. Negli Stati Uniti e in genere nelle democrazie mature, nessuno è candidabile ad alcuna carica pubblica se sottoposto a indagini di una certa rilevanza. In Italia non è così. Nonostante i molteplici processi al cavaliere, questo è il quarto governo Berlusconi che ha una maggioranza parlamentare rilevante che può tranquillamente realizzare il programma sottoposto agli elettori. Nel rispetto della Costituzione. Il controllo della legittimità  costituzionale è prerogativa del Presidente della Repubblica e della Corte Costituzionale che, pur non essendo eletti dal popolo, sono poteri legittimi e indiscutibili. La legislatura è iniziata con un augurio del presidente Napolitano ad un dialogo tra maggioranza e opposizione. Interessa poco sapere chi ha interrotto il dialogo. La sostanza è che Berlusconi ha una sua agenda politica e il PD no. Il Partito Democratico rimane subalterno alla ideologia imposta da decenni dal neo-liberismo. Un esempio per tutti. Già  il governo Prodi aveva ridotto l’ICI e all’abolizione totale realizzata da Berlusconi, non c’è stata voce che ha fatto riflettere sulle conseguenze di questa scelta. Un caro amico a maggio era soddisfatto perchè non avrebbe più pagato i 120 Euro annui dell’ICI. L’amico a giugno è meno lieto perchè non riceverà  lo stipendio del mese. L’Accademia di Belle Arti di Perugia non ha più un Euro. L’ottimo ministro Tremonti nella provvedimenti finanziari presentati al Parlamento, deliberati in nove minuti dal consiglio dei ministri, ha tagliato oltre che i fondi per scuola, sanità  ed altro, anche i 400 mila Euro stanziati da Prodi per l’Accademia di Perugia. Non è tempo per i riformisti e per la sinistra riflettere sulla tematica del meno tasse per tutti? Il problema in Italia non sono tanto le tasse troppo alte, ma il fatto che c’è una grande evasione e che i servizi offerti al cittadino in cambio delle tasse sono spesso scadenti e che la macchina pubblica rimane inefficiente e farraginosa. Un cittadino del nord d’Europa arriva a pagare anche il 59% di tasse ma ha uno stato sociale che gli assicura scuole, sanità , servizi pubblici straordinari. Anche la destra al potere in molti di quei Stati non si prefigge di abbassare le tasse e impoverire i servizi al cittadino. Meno Stato e più mercato è lo slogan con cui i liberisti hanno conquistato l’egemonia nel mondo. Quel ciclo sembra concludersi con un fallimento a partire dalla crisi americana. Si conclude anche il ciclo del centrosinistra che si sposta al centro per inseguire il consenso popolare. Il filosofo Mario Tronti ha scritto: “Al PD diciamo che l’idea di una sinistra che si fa “centrosinistra” è conclusa. Sconfitta, e non solo in Italia, perchè il “blairismo” è finito. Aggiungendo anche che questa impostazione da “terza via” ha generato una destra peggiore, più rigida che in passato, alimentata proprio dal riformismo debole. D’altro canto va superata una sinistra minoritaria, arroccata e autoreferenziale. La sinistra che critica il capitalismo a parole, ma è priva della forza necessaria per mettere in pratica certi obbiettivi”. Quanta ragione ha il filosofo. Speriamo che la stagione congressuale dei frantumati pezzi di sinistra ancora esistenti che si è aperta a Chianciano con il congresso della Sinistra Democratica, serva a rimettere in moto un circuito virtuoso di analisi e discussione vera sulle ragioni del disastro italiano. L’asprezza della discussione interna al Partito Democratico non deve suscitare scandalo. Il progetto era ambizioso, ha subito una sconfitta ma sarebbe disastroso non andare ad una verifica di massa sul perchè del fallimento. La strada non può che essere un congresso di fondazione del PD. Sciogliere un partito che non è mai nato richiede una grande capacità  organizzativa. Si stanno formando correnti e aggregazioni diverse? Non mi sembra una tragedia. Un tempo si diceva che chi ha più filo tesserà  e ciò ha un senso anche nella situazione attuale. L’importante è che si sfugga ad una discussione di ceto politico che vuol salvaguardare le proprie posizioni personali. La realtà  è più ricca dei salotti o delle riunioni accanto al caminetto.

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