Un dirigente diessino chiamato a concludere un’assemblea precongressuale, di fronte alle obbiezioni ed ai timori di alcuni iscritti per la prospettiva dello scioglimento dei DS nel partito democratico, ha affermato: “compagni, partito democratico o DS è soltanto un problema nominalistico. Al fondo rimaniamo sempre noi, quelli che siamo stati, con le nostre salde radici a sinistra”. Ha ragione Il dirigente o ha fatto il furbo? La questione è controversa. Uno dei problemi è se le radici sono ancora vitali o se invece sono soltanto un orpello da magnificare durante i congressi per ottenere voti. Propendo per la seconda tesi. Comunque dallo scioglimento del PCI alla Cosa uno, dal PDS alla Cosa due, dai DS al partito democratico il gruppo dirigente è sempre risultato maggioritario e soltanto all’inizio vi fu una scissione significativa, quella che si coagulò in Rifondazione.
La base ha sempre dato ragione ai segretari chiunque essi fossero. I cattivi sostengono che si tratta di un dato di conservatorismo innato in un partito-chiesa come era il PCI. “Chi è solo ha due occhi. Il partito ha mille occhi”, cantava Bertolt Brecht. E giù voti bulgari per il segratario. Il dissenso non era molto apprezzato dai segretari di ogni qualità e livello. Non era questione di coraggio ma di “fede” nelle virtù del Capo. La crisi esplose sotto le macerie del muro di Berlino e da allora si è cercato un approdo verso qualcosa di indefinito. E comunque non è mai stato detto con chiarezza al popolo della sinistra quale era l’obbiettivo da raggiungere. Nè si è avuta una discussione reale e di massa sui limiti e gli errori dell’esperienza dei comunisti italiani. Si è preferito rimuovere il tutto senza sciogliere i nodi di una storia straordinaria e irripetibile che ha certo contribuito alla crescita democratica di milioni di persone, ma che non ha saputo rinnovarsi e analizzare gli errori compiuti. Nei fatti si è trattato di un continuo spostamento degli excomunisti verso una formazione politica di tipo anglosassone. Non è un caso che i modelli di riferimento sono stati in questi anni Clinton e Tony Blair. Vi ricordate della Terza via dell’Ulivo mondiale? Siamo ancora a quel punto. Nonostante il disastro degli ultimi anni del governo del NewLabour molti riformisti italiani sognano di importare in Italia il blairismo. Complimenti. Consiglierei un viaggio a Londra.