Settimana impegnativa e molto intensa per il governo. Al di là del numero dei partecipanti, oggetto della consueta e risibile disputa tra chi enfatizza e chi minimizza, le piazze italiane si sono riempite di moltissima gente chiamata a manifestare contro i provvedimenti che i ministri di Berlusconi hanno voluto imporre al Paese senza discussione nè in Parlamento nè con le categorie interessate.
Soltanto la rabbia può far dire alla destra che in piazza c’erano dei facinorosi irresponsabili. Quanto si è visto in televisione era soltanto un popolo composto e serio che poneva alla “politica” una domanda drammatica. Può un Paese come l’Italia tagliare le risorse pubbliche al mondo della formazione delle nuove generazioni? Sbaglia chi ritiene che sia stata la cattiva informazione della sinistra a portare in piazza così tanta gente. La sinistra, moderata o no che sia, c’entra poco con le lotte dei giovani, degli insegnanti e delle famiglie. Massimo D’Alema ha ragione quando avverte anche i suoi che l’opinione pubblica non ha trasformato il dissenso dall’azione del governo in un consenso per l’opposizione. Questo è un grande problema per la democrazia italiana, la indebolisce ulteriormente. Non è con un riformismo debole che si riconquistano i consensi. Quello che il Partito Democratico è obbligato a fare è un salto di qualità nei programmi alternativi a quelli della destra. La riuscita della manifestazione del 25 ottobre è servita forse a ricompattare il popolo dei democratici, ma non poteva risolvere alcuna questione programmatica. Ottima operazione di marketing, ma di altro c’è bisogno.
Il movimento per la salvaguardia della scuola pubblica ha una sua autonomia e non si riconosce in alcuna sigla politica. Non si tratta di un movimento apolitico, ma di un qualcosa che richiede una nuova politica che abbia nuove priorità . Quando i giovani gridano che non intendono pagare loro la crisi provocata dalle classi dirigenti chiedono una svolta sia al governo che alle forze politiche dell’opposizione. Non vogliono che scuola e università restino quello che ora sono, ma tagliare in modo indiscriminato non è riformare. Si colpiscano gli sprechi, ma non si tratta di uno spreco valorizzare le professionalità degli insegnanti compresi quelli che sono precari da anni. Ridurre l’orario d’insegnamento e tornare al doposcuola sono un impoverimento nella formazione dei giovani che fa arretrare la qualità della scuola primaria. Non è questa una constatazione della sinistra, ma di tutto il mondo della scuola.
Quanto alla paventata violenza della piazza, si rischia più ad andare ad una partita di calcio che partecipare alle manifestazioni di questi giorni. La settimana è stata complicata anche su altri fronti. Ad esempio, dopo la posizione espressa dal Capo dello Stato sulle modifiche alla legge elettorale per le europee del prossimo anno, Berlusconi ha dovuto fare molti passi indietro. La sua volontà di nominare i parlamentari europei espropriando il diritto costituzionale dei cittadini non è passata. Come è noto il parlamento non è costituito da membri eletti ma da nominati dalle oligarchie. Famoso, anche per altro, l’imperatore Caligola che nominò il suo cavallo a senatore. Noi abbiamo tra i nominati molti avvocati e molte show girl, il salto di qualità è evidente. Berlusconi voleva ripetere lo stesso meccanismo anche per il Parlamento Europeo, ma la proposta di legge truffa torna in commissione e probabilmente non se ne farà niente. Si voterà con l’ottima legge vigente.
Anche in Umbria si sta discutendo di riforma elettorale e non c’è volontà comune delle forze politiche per rendere il sistema elettorale umbro meno truffaldino di quello che prevede “il listino”. Gli interessi sono molti e non riguardano tanto i partiti, ma il ceto politico in campo. Sarebbe tempo che i partiti facessero uno sforzo per rendere la democrazia istituzionale più partecipata e più efficace scegliendo un sistema elettorale che parta dall’interesse generale. Un interesse che richiede un’assemblea regionale con funzioni chiare e una struttura di governo efficace e trasparente. Parlare di governabilità in un sistema presidenzialistico mi sembra una sciocchezza. Riproporre soglie di sbarramento può portare al bipartitismo e non al bipolarismo. Vanno evitate o molto limitate. Il presidente eletto direttamente dal popolo ha poteri totalizzanti sia nel funzionamento della giunta che in quello del consiglio. Speriamo che nella discussione sul federalismo prevalga l’intelligenza di separare i destini del presidente da quelli dell’assemblea. E’ così in ogni democrazia e non si capisce perchè per noi dovrebbe essere diverso. Continuo pervicacemente a ritenere sbagliata l’elezione diretta dei vertici istituzionali, ma almeno si costruiscano quei pesi e contrappesi che rendono una democrazia vitale e cristallina.
Pessimo questo ottobre per il Cavaliere. Termina con l’ansia dovuta alla partita Alitalia vicina al fallimento e con una dichiarazione del venerabile Licio Gelli di apprezzamento per il lavoro svolto dell’ex piduista, Silvio Berlusconi, nel governo del Paese. Buona parte del programma elaborato da Gelli titolato “Piano di rinascita democratica” è in via di realizzazione. Gelli chiede a Berlusconi più determinazione. Il nostro è un Paese a memoria corta, ma qualcuno si è ricordato del gran maestro di Arezzo e ha organizzato per lui una serie televisiva. Se c’è una cosa di cui sentivamo il bisogno era un’altra trasmissione che aumentasse la qualità culturale della televisione. Siamo stati fortunati. Avremo presto il piacere di ascoltare le lezioni de “Il Gran Maestro”, unico come quelli voluti per la scuola dalla ministra Gelmini. Storie da raccontare Gelli ne avrebbe molte.