Il partito-azienda è stato una delle tante invenzioni italiane. Non esisteva in nessuna parte del mondo e ci volle, nel 1994, la creatività di Silvio Berlusconi per realizzare un agglomerato politico la cui proprietà era esclusiva competenza del fondatore. Esattamente come un’impresa economica non esistevano nello statuto meccanismi democratici che ne determinassero i metodi di formazione dei gruppi dirigenti e della leadership. Le risorse per il funzionamento di Forza Italia erano in massima parte riconducibili alle risorse del Capo. Lo straordinario successo nelle elezioni del 1994 (Forza Italia raggiunse il 21 per cento dei consensi) consentì a Berlusconi di formare un governo che, grazie a cinque senatori a vita ottenne la fiducia anche al Senato. Il partito-azienda del leader di Arcore ha cambiato nel profondo la politica e la democrazia repubblicana e ha fatto scuola. Di partiti e movimenti personali ne abbiamo conosciuti molti e molti sono scomparsi nel nulla senza rimpianti o nostalgie. Adesso dobbiamo confrontarci con un movimento-azienda. Quello guidato da Grillo. La forza di Berlusconi era frutto del dominio televisivo, il potere di Grillo è dovuto alla forza del suo blog. Secondo il “Il Sole24Ore” traffico stimato nel blog raggiunge una media tra i 150 e i 200mila utenti ogni giorno e circa un milione di pagine viste. La scelta di affidarsi alla pubblicità Google è piuttosto recente da parte della Casaleggio Associati. Con la crescita del Movimento il blog di Grillo è finito nella categoria top-site degli Ad-Sense di Google: la pubblicità sul blog del comico ora può essere stimata fino a un massimo di 2,49 euro per ogni click e cinque euro ogni mille visualizzazioni. Partendo da questi dati il Sole24Ore ha calcolato per Beppegrillo.it un ricavo annuo che oscilla tra i cinque e i dieci milioni di euro, anche se ci sono analisi (come quella di Webnews) che riducono la forchetta tra 1,5 e i 2,2 milioni».
Tutto più che legittimo e frutto dell’intelligenza politica di Grillo il Magnifico. Il guru non ha avuto bisogno di leggi a persona com’è stato per la difesa dell’impero televisivo di Berlusconi. Il blog di Grillo è tra le top-ten di tutto il mondo. Anche il M5S è di proprietà privata. A differenza degli eletti a cariche amministrative o politiche di altri partiti, i militanti hanno fatto della sobrietà un valore assoluto. La campagna grillina contro i soldi pubblici ai partiti o ai giornali è stata una dei fattori della vittoria elettorale. L’aver considerato questo movimento come soltanto antipolitica e aver ritardato gli interventi a ridimensionamento dei costi della politica, è stato fatale per gli altri partiti. La pessima politica di tanti anni è stata il carburante utilizzato da Grillo per colpire un ceto politico inadeguato e troppe volte bulimico nei privilegi. Il partito democratico ha prodotto un profondo rinnovamento nelle sue rappresentanze parlamentari ma non è stato sufficiente per confermare il proprio elettorato. Tutti i partiti sono stati penalizzati nel voto. Il PDL è tornato al risultato del 1994, il PD perde oltre tre milioni di voti. Scompaiono nella lista Per Ingroia i tradizionali spezzoni della sinistra storica. Come fu errato considerare la vittoria di Berlusconi del ’94 come un incidente di percorso per i partiti di allora, sarebbe tragico pensare che il grillismo sia qualcosa destinato a dissolversi come neve al sole. Bisognerà farci i conti se si vuole trovare la strada del cambiamento in una situazione del Paese che rasenta il collasso economico e sociale, alcune delle istanze del M5S non possono che trovare ascolto. Può suscitare ilarità la scampagnata in torpedone dei parlamentari Grillini inseguiti dai giornalisti verso l’incontro con il Magnifico, ma si tratta di capire che ogni mossa è preordinata per dimostrare che il M5S è diverso dagli altri. La televisione ne parla, i giornalisti continuano in una sorta di mobbing fatto di domande che di solito non trovano risposta e i giornali sparano titoli sulle stranezze dei Grillini. Si tratta di marketing politico, ma non c’è solo quello. Ci sono centocinquanta parlamentari che devono fare il loro mestiere nell’interesse del Paese. Sono pagati per questo e al loro dovere devono essere sollecitati. Bersani ci ha provato con pazienza partendo proprio dall’interesse generale di dare un governo a questa Italia smarrita, disorientata. Ed è ingeneroso non apprezzare il tentativo fatto. Personalmente non mi entusiasmo quando la politica diviene spettacolo enfatizzato dagli streaming né apprezzo quella dei talk show televisivi. Nell’ingorgo istituzionale in cui ci troviamo, sarebbe stato utile un partito democratico unito attorno al leader democraticamente eletto. Anche questa volta non è stato così. Denunciare perdite di tempo di Bersani o intelligenza con il nemico del capo dei democratici, lacera e non aiuta un processo positivo. I tempi sono dettati anche dalle leggi vigenti. La scadenza per l’elezione del nuovo presidente della repubblica è fissata per legge e soltanto le dimissioni di Napolitano potevano anticiparla. Napolitano ha scelto di rimanere al suo posto fino all’ultimo giorno consentito. E’ suo diritto. Sostenere che si sta perdendo tempo perché il mondo corre veloce, è una sciocchezza. Il rispetto delle regole è il sale della democrazia. La politica, non solo in Italia, perde tempo da molti anni nell’affrontare i nodi della crisi provocata dalle politiche liberiste. Per cambiare ci vuole coraggio e pazienza. In questa fase rivendicare elezioni o accordi di governo tra PD e PDL non può che aggrovigliare ancora più le cose e certo non accelera i processi politici necessari.

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