Studiosi ed analisti politici sono concordi nel ritenere che la destra politica, nella sua espressione berlusconiana, è maggioranza nel Paese dal 1994. Nettamente. Le sconfitte subite nel 1996 e nel 2006 dal Cavaliere sono da considerare una parentesi resa possibile da aggregazioni basate sul rifiuto del berlusconismo e non attorno a programmi di governo condivisi. Il tracollo della prima repubblica, incentrata sul dominio democristiano, ha impattato in un processo di riorganizzazione del capitalismo mondiale che ha comportato la marginalizzazione dell’Italia. Con la marginalizzazione del “sistema Italia” è arrivata la crisi del partiti che ha permesso a Berlusconi di iniziare un processo politico che ha avuto nel voto dell’aprile scorso la sua apoteosi. E’ ormai certificata l’egemonia politica e culturale del berlusconismo. La scomparsa della sinistra dalle aule parlamentari è la ciliegina sulla torta. Perchè è successo? I motivi sono molti, ma fondamentale è stata l’incapacità del centrosinistra di adeguare i propri obbiettivi e le proprie analisi ai processi messi in atto con la globalizzazione dei mercatiÂ
La globalizzazione riguarda tutti gli aspetti del vivere. L’ideologia liberista è l’unico sistema di valori che è rimasto in campo dopo il tracollo delle ideologie che hanno segnato il novecento. Frantumati i legami sociali, il mondo del lavoro si è disarticolato, mentre i rapporti collettivi si sono parcellizzati in un universo in cui ciò che ha senso è soltanto l’interesse e l’egoismo proprietario. L’operaio è ormai scomparso come figura sociale. Nonostante che i salariati non siano mai stati così numerosi, la condizione operaia non appare più come problema sociale. Abbiamo il sindacato più forte d’Europa e i salari più bassi del continente. Ciò non è dovuto a punizione divina, ma a piattaforme sindacali e politiche inadeguate. Perchè meravigliarsi del voto operaio per la Lega? La sinistra riformista, radicale, alternativa, ambientalista e via elencando, non ha avuto alcuna capacità di analisi e di proposta adeguata ai problemi del mondo del lavoro ai tempi della globalizzazione. Quello del lavoro è un mondo completamente disgregato tra chi ha un lavoro fisso e chi è precario; tra chi lavora nel settore pubblico e chi in quello privato; tra chi lavora al nord e chi al sud del Paese. La questione salariale ha assunto tale rilievo da essere stata una delle tematiche della campagna elettorale. Tutti dicono di volerla affrontare. Aspettiamo fiduciosi.
Berlusconi e Veltroni si sono incontrati. Per venti minuti. Bene. Personalmente ritengo civile che all’insulto si sostituisca il colloquio. Dopo aver negato legittimità ai governi del centrosinistra, accusandoli di brogli e di malefatte, Berlusconi ha dichiarato che riconosce il governo ombra proposto dal PD. Ottima notizia. Legislatura costituente assicurano gli uomini della destra. E un brivido corre al ricordo del 1996, quando vinte le elezioni, Prodi diede il suo appoggio alla commissione bicamerale per le riforme costituzionali presieduta da D’Alema con Berlusconi primo attore. Sappiamo come è andata a finire. A lavoro concluso il Cavaliere dichiarò il suo disinteresse e tutto si concluse. Compresa la rimozione della questione del conflitto d’interessi. Ma i tempi cambiano e Berlusconi ha assunto il ruolo dello statista che ha a cuore soltanto gli interessi generali e non più quelli aziendali.
Considerando quanto dichiarato da tutti, compresi gli uomini e le donne della destra, rispetto alla legge elettorale vigente, gentilmente chiamata “porcata”, ci si aspettava una proposta di Berlusconi e di Veltroni per le modifiche da apportare in modo bipartisan all’ignobile legge. Una legge che come si sa non consente all’elettore di eleggere i parlamentari, ma assegna alle segreterie dei partiti la scelta dei membri di Camera e Senato. Sbagliato. I due leader hanno sì parlato di modificare la legge elettorale, ma quella per le elezioni europee. Giudicata troppo proporzionale e poi i cittadini hanno addirittura la possibilità di dare la preferenza per il candidato che vogliono. Meglio riportare a Roma la scelta degli eletti. Stupefacente. Si vuole colpire anche per il Parlamento Europeo la rappresentanza. E a Bruxelles non può esistere la questione della governabilità . Perchè allora si vuole procedere ad un’altra porcata? Semplificare può aver senso, se lo ha, per un’esigenza di stabilità di governo, ma in questo caso si tratta soltanto di una brutale volontà di espellere dalla rappresentanza democratica tutti coloro che non si riconoscono nei due maggiori agglomerati (chiamarli partiti è prematuro) diretti da Berlusconi e Veltroni.
Se la stagione costituente così comincia c’è da tremare per ogni democratico. La nostra Costituzione rischia di diventare una brutta cosa a copertura di un sistema politico incentrato sul populismo e su un leaderismo alla sudamericana anni sessanta.
Dopo una batosta elettorale sarebbe cosa saggia capire il perchè gli elettori hanno premiato il concorrente. Un tempo vigeva l’analisi del voto. Una metodologia che coinvolgeva centinaia di militanti che riuscivano a ricostruire praticamente seggio per seggio l’andamento del voto. Adesso ci sono i think tank che assistono il leader. A giudicare dai primi comportamenti degli sconfitti, PD e Sinistra,viene spontaneo dire che o si cambiano i think tank o si ritorna alla realtà fatta di gente priva di quelle bardature ideologiche che trasformano i sogni in realtà . L’identità che manca al Pd e alla sinistra non si ricostruisce con la nostalgia del passato ma nemmeno adeguandosi ai valori e alle idee del berlusconismo.