Una settimana vissuta all’insegna del grande spettacolo della politica. Uno spettacolo che ai più vecchi ricorda le meraviglie degli avanspettacoli che negli anni ’50 precedevano la visione dei film.
Se c’è un protagonista assoluto e indiscusso, questi è il Cavaliere di Arcore. Nella settimana ha dato il meglio di sè. Con la sua vivace capacità  dialettica è riuscito ad essere protagonista  svolgendo diversi ruoli come avveniva per i grandi mattatori del passato nelle commedie all’italiana. Al confronto Vittorio Gassman è stato un dilettante. Come capo del PDL ha aperto il fronte delle candidature al Parlamento Europeo promettendo volti nuovi per lo spettacolo politico costringendo i “ben pensanti” ad una levata di scudi contro le veline. Nel ruolo di  presidente dell’A.c. Milan, ha accusato l’Inter di aver rubato il campionato e rassicurato i tifosi rosso-neri che è Lui che sta lavorando alla nuova squadra a cominciare dall’allenatore. Come magnate dei mass media, possessore dell’impero della  TV commerciale, di giornali, delle più importanti case editrici, della rete di distribuzione cinematografica, di case di produzione di format televisivi, si è inviperito contro i giornali perchè avrebbero ingannato sua moglie con la storia delle vallette candidate.  Come presidente del consiglio infine ha informato che al referendum del 21 giugno sulla legge porcata, imposta al Paese dalla destra, Lui voterà  Sì. A dispetto di Napolitano, il Capo si appresta a cambiare la Costituzione a prescindere da quello che ne pensa l’opposizione. Da ultimo ha comunicato al Paese che Lui va più forte di Obama. Infatti, dalla sua ha il 75% dei consensi mentre il presidente americano si ferma al 59% del gradimento.
Non c’è dubbio, Berlusconi è un vero titano della comunicazione. Le carte continua a darle Lui e Lui soltanto. Gli altri, compresi i dirigenti della destra, balbettano o fanno da spalla al capocomico.
Il Partito Democratico è riuscito a non dire troppe ovvietà  sulla storia delle candidature di avvenenti signorine, ma è rimasto di sasso rispetto al referendum. Anche il PD voterà  Sì, come Berlusconi. C’è chi sostiene che la scelta dei democratici di Franceschini somigli molto alla storia di quel gentiluomo che per far dispetto alla moglie si tagliò gli attributi. Ma a pensarlo sono i soliti estremisti.
Considerare che, nel Parlamento attuale, vi sia una maggioranza che, dopo la vittoria del Sì, modificherà  la legge elettorale risultante dal voto è come fare la danza della pioggia contro la siccità . Nelle conversazioni con gli amici, ho potuto verificare l’assoluta disinformazione sul referendum elettorale. Pochi sanno quali siano le parti della legge sottoposte al voto e quasi tutti ignorano le conseguenze del referendum. Eppure gli effetti sono semplici da chiarire e Berlusconi nella sua franchezza li ha spiegati benissimo.
Non essendo un masochista, ha detto, e considerando che la vittoria del Sì gli consentirà  di ottenere il premio di maggioranza anche senza doversi alleare con la Lega, non vede perchè non dare il suo voto positivo. I parlamentari continuerà  a nominarli Lui e a quel punto le veline escluse dal parlamento europeo, alle prossime elezioni saranno nominate parlamentari dall’imperatore massimo. Una volta per tutte i mass media ribelli saranno messi in riga, il Milan tornerà  a vincere il campionato, i sondaggi saranno ancor più favorevoli. Lo spettacolo continuerà  alla grande. E la crisi economica? Niente di preoccupante. E’ solo propaganda dei comunisti.
Alla fine la partita delle candidature alle amministrative e per le elezioni europee è giunta a conclusione. Stupisce la mancanza di indignazione per le candidature di persone non eleggibili al parlamento europeo. Ad esempio Berlusconi, Di Pietro o Vendola non andranno anche se eletti a Strasburgo. Non possono o per ineleggibilità  o per incompatibilità . Candidarsi come capilista costituisce una scorrettezza politica e istituzionale che personalmente ritengo grave. Comunque, i giochi sono fatti.
Nel terreno sono rimasti sia a destra che nel centro-sinistra molti feriti, ma con tanti concorrenti alle cariche pubbliche erano inevitabili. Una variante interessante sarà  quanto incideranno nel voto le divisioni che ci sono state che rendono meno certi i risultati. Il capo bastone insoddisfatto sposterà  il suo pacchetto di voti a vantaggio di un candidato imposto da un altro capo bastone del suo stesso partito? Farà  cappotto al primo turno il centrosinistra o a differenza del passato anche in comuni importanti la partita si giocherà  al secondo turno.
Sono ormai anni che nel centrosinistra, ma anche nella destra, non si può parlare di gruppi dirigenti uniti da progetti e da programmi comuni. Sono anni ed anni che la politica è divenuta occasione di carriere personali e non comune progettualità  nell’interesse generale. Si è stratificato così un ceto politico espressione di disegni ed esigenze personalizzate che non prendono in considerazione visioni collettive e che hanno fagocitato anche i dirigenti migliori. Non sarà  facile, al di là  dei risultati elettorali, la costruzione di partiti capaci di rapportarsi alla realtà  a prescindere da organigrammi e dalle carriere dei singoli. Franceschini sta tentando una strada diversa da quella leaderistica in voga da tanti anni anche nel centrosinistra? Difficile dirlo con certezza ma è l’unica strada che abbia un senso per un partito definito come il più grande evento politico europeo che fino ad oggi non ha prodotto alcun risultato apprezzabile.
Siamo in campagna elettorale e ognuno dovrà  orientarsi per un voto consapevole. Non sarà  facilissimo scegliere. Non aiutano certo nella scelta le cordiali facce dei candidati che coprono i muri delle città . Nel senso comune la crisi economica sta producendo grandi incertezze e precario risulta per molti il futuro. Non basteranno banchetti elettorali a far uscire dall’apatia tanta parte del popolo. Vincerà  che dimostrerà  che un altro mondo è possibile e che anche le città  possono diventare qualcosa di diverso da quelle che conosciamo.

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