Una maionese impazzita. E’ questa la definizione più adeguata alla situazione politica italiana. Una logorrea dichiaratoria unisce destra, centro e sinistra. In un “impazzimento” di leader, leaderini di ogni livello che pensano di acquisire consensi coltivando il loro orticello personale. Si svolge sotto gli occhi attoniti dei comuni mortali una partita politica che sembra non aver altra prospettiva che l’ulteriore decadenza dell’agire politico. Esemplare è la campagna del cavalier Berlusconi contro l’UDC accusata di aver impedito, per interesse di partito, al governo del centrodestra di governare. E’ noto che anche Casini si è dovuto occupare degli interessi privati del padrone di Mediaset e ha avuto poco spazio per occuparsi di altro. Altrettanto notorio in tutto il mondo che nell’ultima legislatura dominata dal centrodestra, il Parlamento si è dovuto occupare prevalentemente degli “Affari del Signor Giulio Cesare”. Ingeneroso il Berlusconi. Stupirsi sarebbe inutile: Berlusconi è l’interprete indiscusso di una parte consistente del Paese e il nostro è divenuto un Paese difficile da governare.
Nell’ultimo rapporto Censis di quest’anno la società italiana è definita così: “Una poltiglia di massa delusa da politica e istituzioni. Coriandoli individualisti che galleggiano solo per appagato imborghesimento. Una società che ha subito una degenerazione antropologica”¦.rendendola afflitta da pigrizia fisica e psicologica”.
Il ceto politico è espressione di questo quadro impietoso tracciato da De Rita? Le classi dirigenti in genere sono l’apice di questa mucillagine? Negarlo è difficile. Si avverte l’assenza di qualsiasi intelligenza collettiva capace di invertire la tendenza al degrado che colpisce tutti i settori della vita del Paese. La politica appare sempre meno capace di dare risposte adeguate alle emergenze della gente comune e così ognun si rincantuccia nel proprio particolare. Il rimescolamento dei partiti avviene all’interno di un mondo a parte che esclude i cittadini. La cosa rossa, la cosa bianca, la cosa azzurra, la cosa nera. Partiti che nascono in un giorno e in un giorno muoiono senza che mai si capiscano per quali valori, quali idee e quali interessi generali le nasciture formazioni politiche chiedono il consenso.
Che il governo Prodi non abbia più una maggioranza politica è stato affermato da: Dini, Mastella, Di Pietro. Adesso ci si è messo anche Bertinotti con un’intervista che ha lasciato molti, anche a sinistra, basiti. Intendiamoci, molte cose che Bertinotti afferma sono giuste. Che la maggioranza al governo abbia perso il consenso di una parte dell’elettorato popolare è fuori discussione, ma a mio parere è ingeneroso presentare il governo Prodi come fallimentare. Affermare che il centrosinistra ha fallito sembrerebbe azzardato e comunque se questa è la convinzione bisogna trarne le conseguenze sapendo che ci sarà un effetto domino che travolgerà anche i governi locali.
Domanda: può il Presidente della Camera entrare nel conflitto politico come rappresentante di una parte dei contendenti? No. Non può. La terza carica dello Stato ha l’obbligo di essere super partes, non è un capo partito, ma appunto garante del funzionamento della democrazia parlamentare. E non è un compito da poco in un momento di crisi verticale del rapporto tra popolo e istituzioni.
Lo sconfinamento di Bertinotti non è fatto isolato.
Venerdì scorso con la consueta intervista, Cofferati, Sindaco di Bologna pontifica contro Rifondazione, e questo è legittimo, poi si lascia prendere la mano e afferma: “ Quando ho letto dello sciopero (preannunciato per gennaio da CGIL.CISL.UIL. Ndr) mi sono chiesto perchè e per che cosa”¦.Aggiungo che non si può scioperare contro il governo se non si rinnova il contratto dei metalmeccanici, nè chiedere una riduzione delle tasse per ottenere quello che non si riesce a strappare al tavolo contrattuale”.
Può un sindaco”¦sindacare sulle scelte del sindacato? No se tali scelte non riguardano direttamente la sua amministrazione. Non lo si può fare particolarmente se si è stati capo del sindacato per tanti anni. E’ una questione politica e di stile. Il sindaco di Bologna ha tanto da fare per la sua città che non sembra più essere l’esemplare comunità guidata da Dozza o Zangheri.
Si parla molto di legge elettorale, ma la miglior legge elettorale non risolverà la questione delle invasioni di campo e dei vari conflitti d’interesse. Non mi riferisco soltanto al conflitto dei conflitti berlusconiano. Per fare un esempio, mi sembrano intollerabili anche micro (?) conflitti tipo i ministri che svolgono il ruolo di capi partito. Negli anni ’60 e ’70 vigevano leggi che definivano con rigore le incompatibilità tra cariche pubbliche e collocazioni private. Le “modernizzazioni” istituzionali dei primi anni ’90 hanno significato l’abolizione di molte norme sull’incompatibilità producendo una classe politica che, a volte, svolge il ruolo di controllato e controllore con tutto quello che significa per l’etica pubblica.
Oggi la sinistra si ritrova a Roma per verificare la possibilità di costruire un contenitore che rimette insieme le varie sigle del frantumato mondo della sinistra politica e ambientalista.
L’impresa è titanica. La storia della sinistra è storia di divisioni e di conflitti ed invertire la tendenza è obbligatorio se non si vuole scomparire dal panorama politico. Credo che la democrazia italiana abbia bisogno di una sinistra rinnovata e capace di andare oltre alla lotta di resistenza al neoliberismo. Se la sinistra non è al massimo anche le ricette del mercato non sembrano produrre grandi prospettive per nessun altro che un ristretto gruppo di ricchi. E’ tempo che la sinistra costruisca valori e programmi tesi ad organizzare anche i Sì e non solo i pur necessari No. Quello che non si vuole è chiaro. Non è sempre chiaro quello per cui la sinistra lotta.
il quadro è fosco, ma la questione essenziale rimane la crisi della politica. una transizione di 20 anni ammazzerebbe anche la più forte democrazia. Quella italiana non è mai stata consolidità : la Costituzione vigente è stata interpretata e mai applicata nella sua interezza.