Per gli attori protagonisti il cast è a buon punto. Certa la presenza di Silvio Berlusconi e Tony Blair, si attende la disponibilità di Umberto Bossi per programmare le riprese. Il titolo non ancora definitivo potrebbe essere “La notte del governo dei morti viventi”, ma non è detto che sarà questo. Più che all’horror movies il produttore sembra intenzionato, con qualche ragione, a dare un taglio comico al film. Se questa fosse la scelta altri protagonisti sarebbero indispensabili. Contatti sono in corso con gli alti dirigenti della Moody’s, l’agenzia di rating che ha declassato il debito sovrano italiano la notte prima di un’asta sui BBT. Moody’s è la stessa agenzia che ha nel carnet altre corrette previsioni: la conglomerata americana Enron giudicata con la tripla AAA dai signori della Moody’s nel duemilauno, fallita miseramente. Come dimenticare la tripla AAA assegnata alla Lehman Brothers nel duemilaotto anch’essa improvvisamente venuta meno? Si potrebbe continuare ma servirebbe a poco: siamo nelle mani di speculatori che agiscono senza contrasto alcuno. Com’è possibile considerare l’Italia meno affidabile del Kazakistan? L’Italia nonostante i disastri dei berluscones al governo rimane la seconda potenza manifatturiera dell’Europa. Mario Monti ha ragione nella protesta contro l’agenzia di rating. Dovrebbe domandarsi però che cosa stanno facendo le élite politiche europee per contrastare la guerra all’euro voluta essenzialmente dai proprietari delle agenzie di rating. Perché di guerra contro l’euro si tratta. Obama può lamentarsi quanto vuole per la mancata crescita europea: i proprietari delle agenzie di rating sono i soci dei grandi fondi d’investimento americani che guadagnano proprio sulle valutazioni delle società di rating. Potrebbe il presidente discutere della cosa con Buffet il multimiliardario suo sponsor e uno dei proprietari della Moody’s? Che concorrenza ci può essere quando le tre agenzie di rating americane controllano il novanta per cento del mercato su cui si fanno soldi? Possibile che la Comunità Europea che crea strutture su strutture spesso inutili, non sia riuscita a darsi agenzie di rating indipendenti? Il problema è l’ideologia dominante. Essa assegna al mercato un ruolo salvifico nonostante sia evidente che, quello finanziario, è un mercato truccato. L’austerità imposta ai popoli non è riuscita a invertire i processi recessivi, serve a garantire lauti guadagni agli speculatori e a garantire alla Germania investimenti a tasso zero. Quanto può durare una situazione in cui la democrazia sembra sospesa e tutto è deciso da entità misteriose ai più? La tenuta sociale è ormai a limiti preoccupanti in Grecia, in Spagna, in Portogallo e in Italia. L’economia reale non dà segni di ripresa perché le “riforme” del governo Monti anche nei loro aspetti positivi, non riescono ad attivare la fiducia nelle forze produttive di cui rimane pur ricco il Paese. E’ intollerabile che il mondo del lavoro e della produzione sia considerato una lobby e il mondo delle banche e della finanza l’entità da salvaguardare costi quel che costi e di là dei concreti comportamenti dell’universo del credito. Il problema è politico. Gli informi agglomerati chiamati partiti, sembrano essere tutti in confusione permanente. Il povero Alfano dovrà aspettare un altro giro. Ha ballato una sola estate, il Capo è tornato. Maroni cerca educatamente di ridare un senso al leghismo ma le macerie da rimuovere sono tante. Come tante sono le incertezze nel campo del centrosinistra. L’azione del governo Monti ha sparigliato le forze in campo. L’unico che sembra avere il vento in poppa è il movimento dei Grillini. Ciò incide nella tenuta di tutte le forze politiche tradizionali. E tutte sembrano alla ricerca di un punto di gravità permanente. Confesso di non aver ancora capito quale idea di alleanza ha in testa il partito democratico. Dopo il fallimento dei governi Prodi è giustificata la cautela nella scelta degli alleati. Non aiutano certo le sparate dipietriste ma dannose sembrano essere anche le fughe in avanti dei montiani interni al partito di Bersani. Duole dirlo ma l’impressione che si ha è che il PD rimane lacerato dalle sue diverse sensibilità. Un partito che sta rischiando alla grande scegliendo di spostare ancora più al centro la sua posizione. Sarebbe ingeneroso non valutare l’oggettiva difficoltà del principale partito del centrosinistra. Nella scelta di salvare il governo Monti Bersani e company, hanno dovuto accettare provvedimenti che penalizzano ceti cui il PD deve rispondere. La revisione della spesa pubblica sacrosanta in molti aspetti, è anche micidiale per la tenuta di quel minimo di Stato Sociale costruito in tanti anni di lotte democratiche. Si colpisce la sanità nei suoi sprechi? Non solo. Non tutti i sistemi sanitari regionali sono fondati sullo spreco. Complessivamente l’incidenza della sanità sul prodotto interno lordo è di circa il sette per cento, un punto in meno della media europea. Se qualcuno ha in mente la privatizzazione come panacea, sommessamente ricordo che la sanità privata americana incide per il diciotto per cento sul PIL. Tagli lineari sono sbagliati colpiscono le eccellenze e possono favorire soltanto la sanità privata che, come detto, costa molto di più di una buona sanità pubblica. Anche in Umbria la responsabilità di ciascuno deve essere quella di ricercare senza paraocchi o interessi particolari dove produrre risparmi e innovare la risposta ai bisogni dei cittadini. Le sacche di privilegio e di particolarismi possono e devono essere sconfitte.
Corriere dell’Umbria 15 luglio 2012

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