Quella che si chiude sarà giudicata dagli storici come la peggior legislatura parlamentare della storia repubblicana. Eppure le elezioni del 2008 avevano assicurato al governo del cavaliere la maggioranza più ampia possibile. Si conferma così come sia falso che la governabilità sia un valore che determina il buon funzionamento di un’istituzione. Ci vuole ben altro a iniziare da una politica che si muove nell’ambito dell’interesse generale e non per la tutela d’interessi particolari a volte inconfessabili. Lo spettacolo offerto fino alla fine da una parte di senatori e deputati nell’ultima seduta prima dello scioglimento delle Camere, segna, come un macigno, la crisi della rappresentanza. Quanti parlamentari hanno cambiato squadra in questi cinque anni? Una campagna acquisti che non è servita a risolvere il vero problema della politica italiana. Venti anni di partiti personali hanno minato alla radice la democrazia rappresentativa. Senatori e deputati hanno in molti, non tutti, lavorato agli ordini del Capo e ai suoi desideri. Indifferenti al bene comune. La cosa non riguarda soltanto il PDL. Il governo dei tecnici non è riuscito a introdurre norme capaci di riformare un sistema politico in apnea da anni. Non era forse questo il compito primario del presidente Monti, ma nonostante qualche sforzo di alcuni ministri si è inciso poco nei costi e nei privilegi degli addetti alla politica. Vantaggi materiali ormai intollerabili per un popolo afflitto da una crisi che non è solo economica. Il “sono tutti uguali” non è corrispondente alla realtà . Molti svolgono un ruolo amministrativo o politico con spirito di servizio e con passione. Ciò che però riguarda tutti loro è stata l’incapacità di capire la dimensione del disastro democratico che si andava costruendo negli anni nel rapporto cittadino/struttura pubblica. Ci voleva un comico pur bravo come Benigni per far entusiasmare la gente per il valore della Costituzione Italiana? Quante volte in questi anni il pinco o il pallino del centrosinistra ha parlato di riformare la Costituzione aprendo così l’autostrada per la controriforma costituzionale voluta dalla destra nel 2006? Per fortuna il popolo bocciò il referendum confermativo, ma alcune anime del PD hanno continuato a “giocare” con le riforme costituzionali come se niente fosse rimuovendo il risultato del referendum dai loro ricordi. Compito del nuovo governo dovrà essere quello di rileggere innanzi tutto la Costituzione e applicarla in tutte le sue parti. Le parole della politica non riescono più ad avere un senso e una ragione. Oggi tutti inseguono i moderati. Chi sono i moderati? Berlusconi sostiene che Lui si acconcia a “scendere in campo” per la sesta volta perchè Monti non ha voluto coagulare i moderati. Per il cavaliere il mondo dei moderati comprende tra gli altri la Lega di Bossi, la destra di Storace, spiriti liberi come Brunetta, Santanchè, Scillipoti, Dell’Utri, La Russa e Gasparri e naturalmente se stesso, ma senza Fini e Casini definite persone orride. Poteva il cavaliere seriamente pensare a un Monti federatore di una tale armata Brancaleone? No. Una balla che gli serviva per fare notizia e presentarsi come vittima dell’incomprensione altrui. I sondaggi danno il centrosinistra in netto vantaggio sull’armata dei moderati berlusconiani. I sondaggi avvengono in una situazione politica in movimento. Il tentativo di Casini di aggregare altri moderati nel nome dell’Agenda Monti procede speditamente ma manca la ciliegina sulla torta. Si presenta o no Monti? Al momento i bookmakers di Londra non accettano scommesse. Si vedrà nella giornata di oggi. Al riguardo, le tesi sono due. La prima sostiene che Monti candidandosi farebbe un favore a Bersani togliendo spazio a Berlusconi. La seconda tesi è il contrario. La risposta è nelle mani di dio. Personalmente credo che Bersani faccia bene a non preoccuparsi più di tanto. Preoccupato, dovrebbe essere Monti nella scelta. La sua affidabilità è molto alta negli ambienti che contano della finanza e in molti governi europei e si è visto nel processo di abbassamento del differenziale sui bond tedeschi. Lo stesso Obama è un suo estimatore e la cosa non è di poco conto. Discorso diverso è in Italia. Dato per scontato l’apprezzamento per la sua alterità morale e comportamentale rispetto al predecessore, rimane, che in questi tredici mesi di governo il Paese Monti avrà anche messo i conti pubblici in ordine, ma la recessione e le scelte durissime hanno cambiato in peggio la condizione di parti consistenti del popolo italiano. Un successo elettorale sembrerebbe avere qualche problematicità . Certo è inammissibile e cialtronesco, ma non è una novità , il ricatto berlusconiano relativo all’impossibilità della candidatura al Quirinale di Monti nel caso di una scesa in campo alle elezioni prossime. Ma anche in questo caso si tratta di una balla. Il prossimo Parlamento, e questa è una certezza, sarà composto in modo diverso da quello appena sciolto. I berluscones saranno al massimo la metà di quelli appena disciolti. Il potere del Capo non sarà così ampio da determinare la decisione del sostituto di Napolitano. Difficile valutare l’impatto nelle elezioni del raggruppamento “Cambiare si può” che ha preso il volo da Firenze e che sembra poter esprimere Ingroia come leader. Sarà la novità elettorale vera? Dipenderà da quanto saprà valorizzare forze nuove della società democratica a discapito degli stagionati alternativi.
Corriere dell’Umbria 23 dicembre 2012