L’impresa non era facilissima. Si trattava di far dimenticare decenni di lotte di emancipazione che la sinistra umbra e italiana avevano condotto per costruire una identità alla nostra comunità. L’Umbria che usciva dal conflitto mondiale era terra di sottosviluppo e di degrado sociale ma aveva una classe dirigente di grande passione .e capacità. Intellettuali, imprenditori, artigiani e mezzadri riuscirono, in un conflitto sociale aspro e durissimo, a costruire una classe dirigente di prima qualità.La sfida tra le classi sociali avvenne appunto sulla qualità delle iniziative e sulle propote migliori per conseguire un avanzamento complessivo della vita dei vari ceti e classi sociali . Per molti anni le classi dirigenti politiche, imprenditoriali e culturali hanno saputo far parte dei territori più innovativi del Paese a dispetto dell’irrilevanza del numero di abitanti e delle ridotte dimensioni territoriali. Un ceto politico mediocre e ottuso è riuscito nell’impresa di fare dimenticare tutto questo a vantaggio di una destra a guida Salvini. Ci vorrà tempo per capire, dipende dalla volontà delle classi dirigenti della sinistra che, ad oggi, continuano a balbettare spiegazioni risibili. Difficile indicare il momento in cui é iniziato il distacco della Sinistra dalle forze sociali e culturali che ha rappresentato per decenni. Più semplice capire che la lunga stagione del “nuovo che avanza” è riuscita a disintegrare alla radice quella comunità articolata del popolo della Sinistra.. Bisognerà studiare molto senza pregiudizi e con rigore per capire quali processi locali e nazionali hanno riportato l’Umbria ad essere rilevante quanto un quartiere di Roma.