Panico. E’ questa la parola ricorrente in ogni dichiarazione in ogni scritto di politici , uomini di governo e opinion maker. Il crack delle borse mondiali non ha ancora terminato i suoi effetti e tutti si affannano a cercare una soluzione. Non è facile trovarla una via d’uscita anche perchè ancora oggi non si vuol riconoscere l’evidenza. E cioè che il modello di capitalismo, figlio della era della destra thatcheriana e reaganiana, ha provocato il più grave disastro finanziario della storia contemporanea. Non è questione di fine del capitalismo.
Quello che è all’ordine del giorno è la costruzione di un nuovo modello di sviluppo che faccia tesoro degli errori fatti e rigetti l’ideologia che ha coperto le scelte sbagliate di una classe dirigente che ha fallito per avidità e arroganza. Anche se molti sono convinti che il libero mercato sia figlio di qualche divinità , la crisi non è frutto di un dio indignato per i peccati dell’umanità . Il tracollo nasce dalla subalternità della politica ai voleri della casta dei top manager dei conglomerati economici e finanziari che determinano lo sviluppo dell’economia mondiale e che attraverso il lobbismo determinano le scelte della politica con la tracotanza degli intoccabili. In genere, due cose li accomuna: l’avidità e il gioco del golf. E il mondo per trenta anni è stato nelle mani di giocatori di golf. Con tutto il rispetto.
L’AIG statunitense è la più grande società di assicurazione del mondo. Era in bancarotta ed è stata salvata da un intervento statale di 85 miliardi di dollari. Nel mese di settembre, dopo il salvataggio, l’AIG premiò 70 manager con una vacanza in California costata alla società 440 mila dollari. Il presidente dell’Aig Sullivan ha intascato 40 milioni di dollari di liquidazione.
I top manager se la cavano bene anche quando fanno disastri. La cosa riguarda anche i “top” italiani se si ricorda le liquidazioni dei vari amministratori delegati di Alitalia o delle Ferrovie dello Stato. Per i comuni mortali le cose si fanno scure. Già milioni di americani hanno visto decurtate le loro pensioni di oltre il 20% e molti altri sanno che le loro non ci saranno proprio. I piccoli risparmiatori sono giustamente in affanno e tornano a comprare i Bot e non azioni di altro tipo.
Tutti d’accordo bisogna salvare le banche. Intervenga lo Stato con molti quattrini ma deve essere chiaro che le banche non devono essere nazionalizzate. La forza dell’ideologia. Il privato è bello e il pubblico deve per forza far schifo. E’ vero che spesso le cose pubbliche non funzionano, ma scusate la domanda ingenua, la crisi delle banche da chi dipende, dal pubblico o è il “privato” che ha fatto il disastro? Non si capisce perchè la sinistra non dica niente al riguardo. Rossana Rossanda ha scritto:”Non credo che una sinistra possa dirsi esistente se di fronte alla più grossa crisi del capitalismo dal 1929 non sa cosa proporre”. Quanta ragione ha la “ragazza del secolo scorso”.
Per fortuna che c’è Berlusconi. In una settimana la Casa Bianca, dove abita l’amico George W:Bush, è dovuta intervenire per smentire ciò che aveva detto l’amico Silvio. La seconda volta per negare l’ipotesi fatta dal Cavalier di una chiusura delle borse in attesa di nuove regole. E’ vero, poi, come solito, Berlusconi ha smentito ma ha colto l’occasione per suggerire, come un eccellente promoter finanziario, di acquistare le azioni dei ENI e ENEL.
Nega Berlusconi che l’Italia sia in recessione. I dati sembrerebbero dimostrare il contrario. La cassa integrazione aumentata in otto mesi del 9%, la produzione industriale in diminuzione, i consumi anche di beni primari in netto calo, disoccupazione in aumento, ecc.ecc.. Nel nostro piccolo, in Umbria, i sindacati e le istituzioni sono impegnate contro la chiusura di fabbriche importanti in varie aree della regione.
Ma Berlusconi ci rassicura, non siamo in crisi, e continua a prendersela con Veltroni perchè ha indetto una manifestazione per il 25 di ottobre. Si dovrà abituare Berlusconi a sentire ciò che pensa la gente in carne ed ossa e non attraverso fantasiosi sondaggi. Intanto hanno iniziato gli studenti a scendere in piazza con idee diverse da quelle del Ministro Gelmini. Poi sabato a Roma la sinistra sembra uscita dal letargo dell’estate e già le organizzazioni sindacali hanno fissato date per scioperi e manifestazioni. La democrazia è anche questo.
Non ne parlano i giornali italiani, ma negli Stati Uniti non passa giorno che non ci siano manifestazioni contro le politiche economiche dell’amministrazione Bush, il presidente non si permette di criticare i manifestanti o il partito democratico che li organizza. Il piano salva crisi proposto da Bush è stato contrattato riga per riga con la Camera e il Senato. Riga per riga. Berlusconi ha dichiarato che Lui se ne frega di quello che pensa l’opposizione delle scelte per contrastare il disastro.
L’impressione è che la crisi economica cambierà anche l’agenda politica italiana e le sue priorità . Di fronte al panico montante sembrano risibili le diatribe di queste settimane sulla candidature per le prossime amministrative. Speriamo che tra le forze politiche prevalga l’idea di riflettere su come salvaguardare in Umbria quella tenuta sociale caratteristica degli ultimi decenni. Una tenuta sociale che non è merito di un singolo partito o singola coalizione, ma risultato dell’impegno delle istituzioni, delle forze sociali e culturali della nostra comunità .
Non credo risulterà determinante una discussione tutta interna al ceto politico su come rinnovare o conservare l’attuale organigramma. Più importanti saranno le idee che i singoli partiti porteranno all’attenzione dell’opinione pubblica. Un sommesso consiglio per i nostri dirigenti: Cofferati ha scelto la famiglia al posto della ricandidatura. Bravo. Non c’è nessuno in Umbria che segua l’ottimo esempio dell’ex leader della Cgil?