Uno dei più autorevoli giornali inglesi, the Guardian, ha
recentemente definito Berlusconi in questo modo: “E’ la più
temibile minaccia alla democrazia occidentale dal 1945 ad oggi”¦.E’
un discendente diretto di Mussolini”. Esagera il giornale inglese
o dobbiamo prendere sul serio l’allarme?
L’Italia è stata considerata per molti decenni un Paese con alta
cultura politica e con una sinistra innovativa e forte nei suoi
legami con le forze più dinamiche della società .Poi il disastro
della prima repubblica ha fatto emergere una classe politica di
non prima qualità , così che sono ormai dodici anni che la scena
politica è tenuta da un personaggio come il cavaliere di Arcore.
Il fatto non è spiegabile soltanto con la forza mediatica
dell’uomo più ricco d’Italia. Qualche problema nelle forze
democratiche italiane sembrerebbe esserci se per due volte il
popolo italiano ha votato per una destra avvilente comandata da un
venditore di pannina.
Se si vuole che il berlusconismo finisca con la sconfitta di
Berlusconi si dovrà ricostruire, con un discorso di verità , un
percorso democratico alternativo a quello che ha prodotto la crisi
della democrazia italiana. Abbiamo ripetutamente criticato la
politica istituzionale del centrosinistra di questi anni. Leggi
elettorali raffazzonate, la scelta delle elezioni dirette di
sindaci e presidenti oltre che la scelta dello svuotamento
sistematico di tutte le sedi della rappresentanza a vantaggio
della governabilità di craxiana memoria. Tutto ciò non poteva che
portare ad una crisi della politica a vantaggio del populismo.
L’ossessione per un sistema elettorale maggioritario sbagliato ha
prodotto il proliferare di partiti e partitini gestiti da leader e
laederini di oligarchie arroganti. La folle scelta delle modifiche
alla Costituzione, operata dai berluscones, è figlia delle
improvvisazioni del centrosinistra della passata legislatura. La
deregulation bossiana è la conseguenza del federalismo voluto da
tanti riformisti senza radici. La teoria dell’alternanza di
governo tra due poli si è rivelata una mistificazione. Una
ideologia fuori da ogni riscontro oggettivo. La realtà del Paese
è quella di una destra impresentabile che ha fatto strame di ogni
regola e di ogni vincolo democratico. Che senso hanno avuto in
questi anni i tentativi bipartisan di modificare la Costituzione
repubblicana? Il premierato forte voluto da Berlusconi è la logica
conseguenza dell’iper presidenzialismo regionale dei nostri
stagionati eroi. E si potrebbe andare avanti ad elencare settori e
fatti della politica dove ha fatto breccia il berlusconismo come
sistema di valori. Un bilancio serio di quella disgraziata
stagione politica bisognerà pur farlo. Se come ci auguriamo
Berlusconi verrà sconfitto, sarebbe il caso di procedere a
rimuovere le macerie e l’ideologia che ha permeato anche parti
dell’Unione.
Questa campagna elettorale è la peggiore vissuta dalla repubblica
italiana, ma rappresenta nitidamente la crisi del sistema
politico.
Il prossimo Parlamento non avrà eletti dal popolo, ma parlamentari
nominati dalle oligarchie di partito. Infatti, la nuova legge
elettorale, falsa proporzionale, ha espropriato il diritto dei
cittadini a scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. E’
vero che il “mattarellum” è stata una pessima legge elettorale, ma
almeno dava l’illusione della scelta. Gli oligarchi romani non
aspettavano altro e si sono spartiti bellamente i futuri eletti
con criteri vari: fedeltà al capo, fedeltà alla corrente, fedeltà
al salotto e già che ci siamo anche alla famiglia. Le competenze?
Un optional. Divertente poi la quantità di collocazioni, come
sottosegretari, per coloro che non venivano ricandidati. Fassino
ne ha promessi centocinquanta, Rutelli più modestamente
novantadue. Si dirà : tutta questione interna ad un ceto politico
che ha fatto della carriera personale il valore decisivo. Rimane
il fatto che si poteva fare diversamente anche in presenza di una
legge ignobile come quella voluta dalla destra. Ad esempio, per
scelta democratica, l’Unione avrebbe potuto tentare la carta delle
primarie come strumento di partecipazione alla scelta dei
candidati e in alcune aree questo hanno fatto i diessini.
In Umbria, ormai stabilmente fanalino di coda per tutto ciò che
riguarda il dibattito politico, i Diesse hanno subito l’arroganza
romana e così il compagno della Parlesca voterà al Senato per i
Diesse convinto di scegliere un compagno: eleggerà un dipietrista.
Misteri della politica.
Persuasi della necessità di andare a votare per l’Unione al fine
di cacciare la destra al potere, non possiamo non avvertire del
rischio che continua a correre la nostra democrazia se non si
inverte radicalmente la tendenza alla privatizzazione della
politica. E’ cosa saggia che i politici, “miracolati” da
Berlusconi, capiscano che la vittoria dell’Unione modificherà
anche il campo degli elettori del centrosinistra.
Non siamo tra coloro che hanno gridato allo scandalo per la mole
del programma dell’Unione e non lo abbiamo definito un programma
moderato. Vi sono molte idee da sviluppare altre da rimuovere, ma
nel complesso ci sembra che una piattaforma che ripropone le
questioni legate al lavoro, al ruolo dell’intervento pubblico e
alla difesa dello stato sociale sia un buon inizio. Poi saranno i
comportamenti concreti a decidere.
Micropolis marzo 2006