Un altro vertice europeo si è concluso con la consueta foto di gruppo dei capi di governo. Sui risultati conseguiti, vi sono pareri discordi ma una cosa è certa: la Gran Bretagna non ha la minima intenzione di accettare vincoli di alcun tipo per l’attività della City e, al prossimo incontro, Cameron non sarà invitato. L’Europa è più debole, la Gran Bretagna in isolamento è un problema per tutti, anche per gli inglesi. Molti sostengono che i nuovi trattati sono una vittoria di Angela Markel e della sua volontà di mettere sotto controllo teutonico i bilanci di tutti gli Stati europei. Il vincolo del pareggio di bilancio diviene la regola indiscutibile al di là delle concrete esigenze degli altri fattori economici e dei diversi cicli dello sviluppo. L’Euro è salvo? Dipenderà da come i mercati apprezzeranno le rigidità decise a Bruxelles. Continuiamo a essere nelle mani di chi ha causato la crisi. Sgradevole che gli Stati Uniti, artefici del disastro che sconvolge il mondo dal 2008, diano lezione agli europei su come risolvere la crisi finanziaria provocata dalle politiche lassiste delle amministrazioni americane degli ultimi venti anni. La possibilità che le cure da cavallo delle “manovre” nazionali di lacrime e sangue non servano a fermare la vendita dei titoli pubblici, è tra le ipotesi più accreditate. Scrive Mario Deaglio sulla “Stampa”: A questo punto, l’interrogativo diventa politico: è socialmente sostenibile una simile situazione, oppure i governi europei rischiano di essere travolti da una protesta sociale tanto più grave quanto più disordinata e priva di larghi orizzonti? Quanto dirompente potrebbe essere una simile protesta? Non sarebbe stato preferibile adottare un sentiero più flessibile, consentendo maggiore liquidità al sistema produttivo e bancario e impedendo che tutto sia condizionato da giudizi istantanei di Borse capricciose? Il tempo, senza dubbio, dirà se i leader europei hanno fatto complessivamente una scommessa giusta. I rischi, per l’Europa e l’economia mondiale, non sembrano, in ogni caso, essere stati sensibilmente ridotti ma soltanto trasferiti dall’economia e dalla finanza alla politica e alla società . Quelle di Deaglio sembrano parole al vento. Nonostante che venga da tutti riconosciuto l’inizio di recessione nelle economie europee, i capi riuniti a Bruxelles hanno avuto a cuore esclusivamente la tenuta dei saldi di bilancio e assicurato il sistema bancario sulle risorse loro necessarie. Il professor Monti ci rassicura che il vertice non è stato un fallimento. Avrà anche ragione, ma l’impressione di molti è diversa. Non tutti sono convinti che la riaffermazione del principio liberista del bilancio in equilibrio in qualsiasi circostanza sia la panacea per i problemi che abbiamo da affrontare. Quanto sta succedendo in Grecia, non è di conforto per coloro che si apprestano a subire cure simili. Domande. Se non ci sarà crescita da dove verranno le risorse per pagare il debito? Quali sono i provvedimenti che i governi conservatori europei hanno in mente per aumentare la ricchezza dei Paesi? Per quanto riguarda il governo Monti, la manovra ha come caratteristica essenziale l’aumento della pressione fiscale e il taglio del sistema pensionistico. Parlare di equità nei sacrifici sembrerebbe una forzatura. Tanto è vero questo che Monti ottiene un risultato da record: dopo venti giorni di governo deve incassare uno sciopero dei sindacati contro i suoi provvedimenti. Giusto lo sciopero? Forse è meglio uno sciopero che rivolte di piazza incontrollate. Monti ha avuto il merito di svelare l’inganno in cui siamo vissuti per così tanti anni: l’aumento del debito pubblico ha consentito al Paese di vivere sopra i propri mezzi. Le classi dirigenti politiche, ma non solo, non hanno avuto la capacità di risanare i conti pubblici pur di mantenere il consenso politico e sociale. Converrà il capo del governo che non a tutti i ceti è stato consentito di arricchirsi a spese del denaro pubblico. E se c’è un problema di equità nei sacrifici sarebbe giusto che chi più ha avuto più dovrebbe dare in tempi di crisi. Purtroppo il decreto in discussione conferma che il peso della crisi sarà sopportato dal mondo del lavoro in attività o in pensionamento. Difficile non indignarsi quando dei beni pubblici sono regalati mentre i pensionati si vedono sterilizzare la pensione e i giovani rimangono precari. A cosa mi riferisco? Gli addetti ai lavori sanno che le frequenze digitali terrestri ancora libere hanno un valore rilevante. Alcuni lo valutano a quattordici miliardi di Euro, i più prudenti si fermano a quattro. Regalarle a Mediaset e alla RAI non sembra al professor Monti in conflitto con i principi della libera concorrenza di cui egli è stato alfiere in Europa?