Questo mese abbiamo festeggiato assieme a molti compagni e
compagne il decimo anno di vita di Micropolis. Lo abbiamo fatto
con la consapevolezza dei nostri limiti e della difficoltà di
poter incidere nella realtà regionale per vincoli oggettivi e
soggettivi, ma principalmente a causa di una difficoltà politica
generale. Siamo cresciuti in “regime berlusconiano” nel senso che
l’andazzo della politica è stato determinato da un liberismo
cialtrone che ha avuto come leader Berlusconi, ma con un cast
variegato comprendente una parte sostanziale del personale
politico italiano. Anche parte di quello con cui abbiamo cercato
di interloquire in questi anni in Umbria.
Testardamente insistiamo a pensare che non solo un altro mondo è
possibile, ma anche un’altra sinistra è necessaria in Umbria, in
Italia e nel mondo. Per questo obbiettivo vogliamo continuare la
nostra impresa editoriale aperti al contributo di tutti.
Ci aspetta un inverno freddissimo e non è scritto da nessuna parte
che la prossima primavera sarà una “primavera di bellezza”. Non
siamo affatto convinti che il berlusconismo sia morto anche se
vediamo l’affanno con cui Berlusconi cerca di uscire dalla
catastrofe d’immagine in cui è caduto il suo governo.
Andremo al voto ad aprile (?) con una nuova legge elettorale. E’
una legge che non ci piace anche se viene definita, e non lo è
nella sostanza, una legge proporzionale. Si tratta di una legge
che può determinare una sorta di ingovernabilità del Paese? Si, ma
non riteniamo, a differenza di Prodi, che il maggioritario che
abbiamo conosciuto sia la strada e costituisca la medicina. La
democrazia italiana ha una malattia grave dovuta a molte cause.
Una è stata certamente la privatizzazione della politica e la
formazione di un ceto politico autoreferenziale reso più forte dai
sistemi elettorali in vigore. Una democrazia dei sindaci, dei
presidenti eletti direttamente dal popolo continua a non piacerci.
E la governabilità è ottenibile anche salvaguardando una decente
rappresentanza del parlamento, dei comuni e dei consigli
regionali. Il sacrosanto diritto degli elettori di scegliere,
oltre il partito, il candidato da mandare al parlamento non era
soddisfatto certamente dal mattarellum: chi avrebbe mai votato a
Perugia per Adornato o per Monaco se il voto non fosse stato
vincolato dal meccanismo del collegio? Non prendeteci in giro.
Sono anni che è Roma che decide chi eleggere in Umbria e se
permettete un vero proporzionale questo non lo avrebbe consentito.
Questa scelta non sarà possibile nemmeno con la nuova legge.
Berlusconi ha voluto e ottenuto una legge elettorale sul modello
di quello votata in consiglio regionale dal centrosinistra in
Toscana. Saranno ancora i partiti romani e non gli elettori a
scegliere gli eletti. Furbo e truffaldino il berlusca,
improvvisatori i diessini toscani.
Dopo l’euforia delle primarie vinte da Prodi contro Rutelli e
Company, il centrosinistra ha cercato di trovare una linea comune
attorno ad una piattaforma di governo credibile. Alcune idee sono
uscite, ma nel complesso non ci siamo. Margherita e Diesse hanno
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svolto manifestazioni molto enfatizzate attorno a idee
programmatiche che contengono molte cose, forse troppe.
Ma nessuno dei due partiti sembra voler “svoltare” rispetto
all’esperienza del primo governo Prodi. Non si tratta di chiedere
autocritica, ma di fare un bilancio delle politiche realizzate in
quegli anni.
Ad esempio, la teoria delle privatizzazioni come panacea delle
rigidità del mercato italiano è ancora quella che ha portato alla
privatizzazione delle autostrade e delle aziende pubbliche delle
telecomunicazioni? Il mercato ne ha tratto qualche beneficio? Dove
sono stati i vantaggi per i cittadini e per la modernizzazione del
Paese? Chi ha tratto utili dalla privatizzazione delle
municipalizzate dell’acqua o dell’energia? Quando pagano le
bollette “privatizzate” gli utenti non sembrano affatto felici. Il
costo è aumentato e l’efficienza continua a fare orrore.
Non si tratta soltanto di problemi del futuro governo centrale.
Anche nella nostra regione la filosofia del privato è bello
continua a fare scuola. Il consiglio regionali ha approvato una
legge concernente le tematiche della scuola della prima infanzia,
gli asili nido. Rifondazione ha votato contro, ma la legge è
passata con la benevola astensione del centrodestra che ha
apprezzato l’equiparazione tra asili privati e asili pubblici. Va
sottolineato il dato politico innanzitutto: se una maggioranza non
c’è su questioni strategiche come la scuola, che maggioranza è?
Nel merito è scontato il nostro giudizio: senza se e senza ma noi
siamo per privilegiare la gestione pubblica in tutto ciò che è
riconducibile ai beni pubblici, e la formazione lo è.
Sarebbe più saggio per i nostri governanti attrezzarsi ai tempi
difficili che verranno vinca o non vinca l’Ulivo.
Non si avverte molto la consapevolezza del disastro dei tagli alla
spesa pubblica locale. L’anno che verrà sarà un anno difficile.
Le risorse scarseggeranno e la qualità dei servizi pubblici
tenderà ad abbassarsi. La tenuta sociale dell’Umbria è a rischio.
Sarà chiesto rigore nella spesa, ma anche qualche forma di
creatività politica e amministrativa. La politica come arte del
governo della gente è da tempo messa in un angolo.
Tante volte abbiamo scritto, inascoltati, che il galleggiare non
porta da nessuna parte. Lo dicevamo quando le acque erano mosse.
La tempesta sta arrivando ed è richiesto altro spirito ed altra
politica. Buon anno.
Micropolis dicembre 2005