Ds, mozione bulgara in Umbria

Le cose si complicano anche per la nostra comunità . La finanziaria per il 2005 sta
diventando legge e le novità  sono rilevanti per tutti.La destra descrive il provvedimento legislativo come un efficace taglia tasse e
promettendo di andare avanti nella strada del liberismo più radicale, sembra considerare poco o niente gli allarmi di quasi tutte le forze sociali per il degrado che si provocherà  nelle condizioni di vita della maggioranza dei cittadini del Paese.
Berlusconi per mettere a tacere il dissenso interno ha alzato la posta così che tutti i berluscones della coalizione si sono messi in riga ed hanno obbedito al capo supremo.
Il governo di centrodestra un risultato lo sta ottenendo: l’esplosione degli scioperi di quasi tutte le categorie produttive e gli allarmi desolati della Confindustria.Tutto si potrà  dire meno che Berlusconi abbia favorito la pace sociale, ma essendo
il nostro un rivoluzionario la cosa non sembra provocare allarme e poi ci pensanole televisioni a mistificare alla grande. Il Tg Uno non ci dice che tagliare le tasse ai ricchi per rilanciare l’economia è una balla che non ha funzionato in nessuna parte del mondo e non funzionerà  in Italia. Il dottor Bruno Vespa nel suo salotto non racconta che l’unica cosa certa, con questa finanziaria, è l’aumento delle imposte indirette e il crescere delle imposizioni fiscali delle Regioni, dei Comuni e delle Province. Non è così? Due soli esempi. Con l’aumento degli estimi catastali aumenterà  obbligatoriamente l’ICI. Dove si prenderanno 7 miliardi di euro che
mancano al servizio sanitario per il 2004 e i 5 miliardi per il 2005 li vinciamo al lotto? Le Regioni dovranno aumentare l’Irpef e l’Irap se vogliono mantenere i già  critici servizi al cittadino. Dal punto di vista della propaganda, Forza Italia elogerà  il santo Berlusconi che taglia le tasse mentre Rita Lorenzetti dovrà  aumentarle, ma la sostanza è che chi ha bisogno di curarsi spenderà  ancora di più di quanto già  spenda oggi.
Un mio amico insegnante con moglie e figli, non ha avuto rinnovato il contratto di lavoro scaduto da anni, in compenso risparmierà  un euro al giorno di tasse dirette. Pagherà  più imposte sulla casa ed ogni volta che la famiglia avrà  a che fare con qualche problema medico saranno salassi anche economici. Fumare oltre che un danno alla salute è ancor più costoso, così ha deciso di troncare con il vizio. Già  oggi arrivare alla fine del mese è un problema, nel prossimo anno la situazione peggiorerà  per tutta la povera gente ed anche per il mio amico del ceto medio. Come faranno gli amministratori umbri a spiegare ai propri amministrati che la
qualità  del welfare costruito in tanti anni non reggerà  ai tagli del governo centrale
senza che si aumentino le tasse e i prelievi regionali? Non è che i nostri leader abbiano grande consuetudine a mobilitare la gente e i
partiti sono ormai divenuti “leggeri”. Privi di mezzi di comunicazione e svuotati di ogni potere che non sia quello proprio di un comitato elettorale, le organizzazioni politiche vivono in un mondo a parte, lontano dalle sensibilità  della maggioranza della gente. Anche in Umbria domina ormai il “partito degli assessori” con la logica conseguenza che a eccellere sono le capacità  amministrative dei dirigenti, quelle politiche si sono praticamente atrofizzate per scarso utilizzo. Organizzati e strutturati per gestire l’esistente, nei gruppi dirigenti quando il già  noto entra in crisi per ragioni finanziarie, predomina lo smarrimento del che fare. Oggi è di una grande discussione politica di massa che si avrebbe bisogno per spiegare il degrado che sta rischiando anche la nostra comunità . Di questo
dibattito politico non si sente eco. I DS vanno a congresso con quattro mozioni quattro senza che questo evento
abbia la minima risonanza nell’opinione pubblica. I cattivi lo ritengono il congresso più inutile degli ultimi venti anni, ma sono cattivi. Un assise congressuale è sempre un evento di democrazia anche quando riguarda soltanto gli addetti ai lavori. Uno sforzo per rendere più comprensibile all’esterno le ragioni delle quattro mozioni non sarebbe stato male, ma così vanno le cose.
Per intanto va segnalato che la mozione Fassino sta ottenendo dalle nostre parti una percentuale bulgara. Quello che si chiama il correntone rischia di dover cambiare, almeno in Umbria, il nome visto che la mozione presentata ottiene
percentuali non esaltanti che non giustificherebbero l’enfasi del nome. La ragione del ridimensionamento di una delle correnti di minoranza dei DS sono molte e non è detto che non abbia ragione quel dirigente diessino che ha definito i DS un
partito liberal- democratico nella teoria e stalinista nella vita interna. Probabilmente l’assillo dell’unità  del partito ha ancora una volta prevalso. La cosa non è una novità . Anche nel vecchio PCI il segretario nazionale, chiunque esso fosse, aveva una rendita di posizione che gli garantiva il consenso al di là  della giustezza delle cose che diceva. E poi il mutamento di posizione di alcuni leader
del correntone non hanno certo aiutato ed anche questa non è qualcosa di eccezionale. Per ragioni differenti e con stile diverso anche i generali e colonnelli cambiano a volte collocazione. Lo hanno spesso fatto anche nel passato. Essere in minoranza non è una condizione piacevole in qualsiasi situazione e poi le elezioni si avvicinano a grandi passi. Rischiare non è il massimo con i tempi che corrono. Beato il partito che non ha bisogno di eroi.
Corriere dell’Umbria 19 dicembre 2004

La carta dell’Umbria tra speranze e certezze

L’Umbria ha il suo nuovo statuto. Anche se votato da una particolare e risicata
maggioranza di consiglieri, lo statuto è stato ritenuto in quasi tutte le norme
conforme alla costituzione repubblicana e tanto basta per chiudere una discussione
che nelle sue varie fasi ha segnato e diviso traversalmente le due coalizioni politiche.
Non è stata accolta dall’alta corte la disposizione che prevedeva “il lavoro in affitto” e
l’incompatibilità  tra consigliere e assessore. Alcune dichiarazioni sembrano voler
confermare il meccanismo con una legge ordinaria che, assicurano, è già  in avanzata
fase di elaborazione. Abbiamo la speranza di avere un’assemblea di molti più membri
degli attuali? La speranza è l’ultima a morire.
C’è un piccolo problema per il centrosinistra.
Berlusconi nella sua enfasi di salvatore della patria ha preso l’impegno di modificare la
legge elettorale vigente per le elezioni politiche. Berlusconi lo vuol fare a modo suo
per avere qualche speranza in più di vincere nel 2006. L’alleanza di centrosinistra è
insorta dichiarando che non si possono cambiare le regole a partita iniziata. Hanno
ragione quelli di Roma o fanno bene quelli di palazzo Cesaroni a Perugia? Ai posteri
l’ardua sentenza. Quello che è certo è lo sbigottimento della gente rispetto al mondo
della politica. Sommessamente va ricordato un clima molto pesante anche in Umbria
nei confronti degli addetti ai lavori. Le firme raccolte per il referendum contro le
indennità  dei consiglieri non sono un bel messaggio e al di là  di tutto, avrebbero
dovuto indurre ad una pausa di riflessione. Il qualunquismo è una brutta bestia che
non va alimentata con comportamenti sbagliati. Ma forse la certezza di vittoria della
coalizione di centro sinistra nella nostra regione ottenebra l’intelligenza politica di
molti, di troppi dirigenti ulivisti e non solo. Sarà  che nei periodi di crisi tende a
prevalere la salvaguardia del proprio particolare e non si considerano i danni alla
democrazia che certe scelte possono produrre? E’ un’ipotesi da indagare.
Berlusconi vuole modificare legge elettorale e norme sugli spazi televisivi.
Completamente indifferente alla lacerazione che si produce nella già  mal ridotta
democrazia italiana, il cavaliere conferma la sua visione populistica e proprietaria nel
rapporto con il Paese. Le reazioni del centosinistra non hanno alcuna credibilità  forse
perchè incoerenti rispetto ai comportamenti concreti dei propri leader locali e
nazionali. Un esempio per tutti. Lo scontro Prodi-Berlusconi sui “mercenari” conteneva
una mistificazione vera e propria: la rimozione dalla realtà  di come concretamente si
svolge la politica oggi in quasi tutti i partiti italiani.
La crisi delle organizzazioni di massa dura ormai da oltre un decennio ed ha prodotto
un modo di fare politica in cui è quasi scomparsa ogni forma di lavoro politico
volontario. I giovani partecipano a molte iniziative di volontariato, ma raramente li si
ritrova nell’impegno politico. La politica va fatta dai professionisti, dichiarò con enfasi
un leader massimo dell’Ulivo. Così la politica viene normalmente vissuta come una
carriera che ha le sue regole e i suoi meccanismi di avanzamento. La passione politica
è diventata merce rara e i militanti di partito sono una categoria estinta per volontà 
precisa delle oligarchie politiche. Intendiamoci bene.
Non può fare scandalo che chi lavora a tempo pieno in politica abbia una sua
retribuzione. E’ una discussione antica quanto il mondo. Il berlusconismo non è stata
la prima esperienza politica della destra che, disprezzando la politica, voleva
assegnare soltanto ai ceti abbienti il potere di esercitare il governo della cosa
pubblica. Chi lavora in politica deve essere pagato. Con misura però. Qualche sobrietà 
non guasterebbe.
Chi li ha conosciuti, non può non ricordare con stima e affetto i mitici funzionari di
partito o più romanticamente i rivoluzionari di professione. In genere erano persone di
ogni ceto sociale che sacrificavano la propria vita e spesso quella delle proprie famiglie
per un’ideale politico di emancipazione. Stipendi di fame e pochi privilegi. Anche
quando succedeva loro di essere eletti in qualche assemblea pubblica o diventare
amministratori, la regola era che il loro trattamento economico non si modificava:
sempre retribuzioni pessime e pochi benefit. Un mondo antico si dirà  con qualche
ragione, ma esso da cosa è stato sostituito? Dai partiti leggeri. E la ricchezza culturale
e politica di quell’esperienza democratica straordinaria che cosa è rimasto? La politica
si esaurisce all’interno della struttura istituzionale e il lavoro volontario richiesto è
quello di supportare i vari candidati. Non esiste alcuno sforzo di elaborazione politica
che vada al di là  della gestione dell’esistente. Il vincolo e il sogno è il pareggio di
bilancio del piccolo o grande ente che si gestisce. La politica si è personalizzata e non
solo la politica. In recenti elezioni di rappresentanze sindacali alcuni candidati hanno
ritenuto carino far stampare depliant con la loro foto: votate questa faccia. Mi
presento bene, ho un bel sorriso e degli occhi niente male.
Certo il sindacato di classe poteva essere a volte schematico. Ma passare dall’elezione
di un consiglio di fabbrica su scheda bianca, per assicurare la massima libertà  nelle
scelte, alla richiesta di un voto alla persona come se si trattasse di una pin up di grido
non è un gran bel vedere. Potrebbe aiutare la vulgata berlusconiana che la politica e la
vita è tutto uno spot pubblicitario.
Corriere dell’Umbria 12 dicembre 2004

Berlusconi spera nell’effetto Bush

Il presidente G.W.Bush entrerà  certamente nei libri di storia e non solo per
aver teorizzato e praticato la teoria delle guerre preventive che tanto hanno
ottenuto nella lotta al terrorismo. Il capo attuale della Casa Bianca entrerà 
nella leggenda per essere stato il presidente che ha prodotto il maggior deficit
nella storia degli Stati Uniti d’America. Se si considera il debito aggregato
(famiglie, imprese e Stato) l’indebitamento americano ha raggiunto il 300 per
cento del prodotto interno lordo. Una percentuale da capogiro che rende
l’America la nazione più indebitata del mondo. Gli americani stanno cercando di
risolvere scaricando sul resto del mondo il problema e l’attuale debolezza del
dollaro ha questa matrice.
Oltre al fatto che in quel grande Paese si consuma più di quanto si produca,
uno dei motivi di questa situazione è stato il massiccio taglio delle tasse che
l’amministrazione Bush ha concretizzato nella passata legislatura.
Anche un principio degli economisti liberisti dei secoli scorsi, quello delle tasse
di successione, è stato spazzato via dai neo-conservatori americani suscitando
le proteste di qualche magnate del posto. Il risultato del taglio delle imposte
sulle persone fisiche ha modificato profondamente, in peggio, le condizioni di
vita della povera gente, ma anche del ceto medio. Ad esempio tagliare le tasse
ha comportato la distruzione del servizio sanitario pubblico americano. Oggi
circa il quindici per cento della popolazione USA non ha alcuna forma di
protezione sanitaria e alle famiglie non resta che indebitarsi per curarsi e
sopravvivere. Nonostante questo disastro economico e sociale, Bush ha rivinto
le elezioni presidenziali sbaragliando i democratici. Perchè Lui si e io no, si sarà 
domandato Berlusconi? Quanto a situazione disastrosa non è che il nostro
Paese sia secondo a nessuno. All’attacco, ha deciso il cavaliere. Tornati all’ovile
gli eoroici uomini del pre ultimatum, Follini e Fini, ecco la campagna mediatica
sul taglio delle tasse in Italia che libera stampa e libera tv ci stanno propinando
in queste settimane. Che si tratti di una presa in giro lo si capisce, basta fare
qualche conto in famiglia. Ma continua a sbagliare il centrosinistra quando
accusa Berlusconi di non mantenere gli impegni presi con gli elettori. E’ vero
che la “riforma” fiscale proposta è un mostriciattolo che serve per la
propaganda, ma una coerenza il cavaliere la dimostra giorno dopo giorno. E’ un
uomo diventato ricchissimo negli ultimi dieci anni grazie all’ingresso in politica
e sta sistemando la sua classe: i ricchi del Paese. Via le tasse di successione,
lieve abbattimento dell’Irpef che dà  una mancetta a quasi tutti e un altro bel
regalo ai ceti alti. Nessuna azione seria per combattere l’enorme evasione
fiscale anzi.
Il padrone della Casa delle libertà  è un venditore eccellente di sogni, ma anche
lui ha un suo miraggio personale.
Il sogno berlusconiano è quello di fare come l’amico Bush. Un sogno che può
diventare una catastrofe per i conti e servizi pubblici del Paese? Così dicono
quasi tutti gli organismi economici internazionali e gran parte degli economisti
nostrani. Gli USA possono scaricare sul mondo i loro problemi mentre il nostro
debito lo dovremo pagare noi tagliando ulteriormente lo Stato Sociale. Meno
sanità  pubblica, meno trasporto pubblico, tagli alla scuola e all’università ,
scarsi investimenti in ricerca e infrastrutture e via ridimensionando la qualità 
dello sviluppo dell’Italia.
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Di fronte a questo quadro, che definire preoccupante è un eufemismo, cosa
fanno gli oppositori di Berlusconi?
Discutono animatamente sul come chiamare la coalizione: Grande Alleanza?
Alleanza? Ulivo? Progressisti? Altri pressanti interrogativi sono: quando e come
facciamo le primarie? Chi candidiamo a presidente della regione? La
Federazione dei riformisti come la regolamentiamo? E nei Diesse ci si domanda
se conviene eleggere al congresso Fassino o è se sia meglio mantenere il
meccanismo attuale? Arduo dilemma che soltanto la storia giudicherà .
Intendiamoci, tutti temi importanti. Hanno il difetto di interessare soltanto gli
addetti ai lavori. La gente comune ha altro a cui pensare e forse è tempo per il
centro sinistra di accelerare le proprie proposte rispetto ai valori e programmi
con cui intenderebbe governare l’Italia. Al populismo della destra si deve dare
una risposta comprensibile. Prodi ha ragione quando afferma che il nostro è un
Paese da rifare. Si tratta di stabilire come, con quali forze, con quali valori e
per quali obbiettivi. Da questo punto di vista è interessante una discussione
interna al centrosinistra rispetto all’analisi del risultato delle elezioni americane.
L’interrogativo del perchè Bush abbia vinto è di grande significato. La vittoria è
venuta perchè Bush ha interpretato gli umori profondi del Paese? O al contrario
per la debolezza dell’alternativa democratica che non è riuscita a mobilitare
tutte le forze escluse dal modello di società  imposto dai reazionari
dell’Amministrazione? Una discussione di massa sull’argomento e non nei
salotti televisivi, aiuterebbe a scegliere programmi e idee adeguate al
centrosinistra.
Per fortuna le forze sociali del nostro Paese stanno mostrando una capacità  di
reazione importante e al di là  dello sciopero generale dei sindacati,
imprenditori di tutte le categorie sembrano concordare sul giudizio negativo
rispetto alla finanziaria berlusconiana proponendo altro rispetto ad un taglio
delle tasse che non potrà  avere alcun effetto positivo.
E’ un vero capolavoro politico quello compiuto dall’uomo di Arcore. Chi se non
lui sarebbe riuscito a compattare i sindacati confederali e far discutere
positivamente Montezemolo con Epifani e Pezzotta?