L’Umbria ha il suo nuovo statuto. Anche se votato da una particolare e risicata
maggioranza di consiglieri, lo statuto è stato ritenuto in quasi tutte le norme
conforme alla costituzione repubblicana e tanto basta per chiudere una discussione
che nelle sue varie fasi ha segnato e diviso traversalmente le due coalizioni politiche.
Non è stata accolta dall’alta corte la disposizione che prevedeva “il lavoro in affitto” e
l’incompatibilità  tra consigliere e assessore. Alcune dichiarazioni sembrano voler
confermare il meccanismo con una legge ordinaria che, assicurano, è già  in avanzata
fase di elaborazione. Abbiamo la speranza di avere un’assemblea di molti più membri
degli attuali? La speranza è l’ultima a morire.
C’è un piccolo problema per il centrosinistra.
Berlusconi nella sua enfasi di salvatore della patria ha preso l’impegno di modificare la
legge elettorale vigente per le elezioni politiche. Berlusconi lo vuol fare a modo suo
per avere qualche speranza in più di vincere nel 2006. L’alleanza di centrosinistra è
insorta dichiarando che non si possono cambiare le regole a partita iniziata. Hanno
ragione quelli di Roma o fanno bene quelli di palazzo Cesaroni a Perugia? Ai posteri
l’ardua sentenza. Quello che è certo è lo sbigottimento della gente rispetto al mondo
della politica. Sommessamente va ricordato un clima molto pesante anche in Umbria
nei confronti degli addetti ai lavori. Le firme raccolte per il referendum contro le
indennità  dei consiglieri non sono un bel messaggio e al di là  di tutto, avrebbero
dovuto indurre ad una pausa di riflessione. Il qualunquismo è una brutta bestia che
non va alimentata con comportamenti sbagliati. Ma forse la certezza di vittoria della
coalizione di centro sinistra nella nostra regione ottenebra l’intelligenza politica di
molti, di troppi dirigenti ulivisti e non solo. Sarà  che nei periodi di crisi tende a
prevalere la salvaguardia del proprio particolare e non si considerano i danni alla
democrazia che certe scelte possono produrre? E’ un’ipotesi da indagare.
Berlusconi vuole modificare legge elettorale e norme sugli spazi televisivi.
Completamente indifferente alla lacerazione che si produce nella già  mal ridotta
democrazia italiana, il cavaliere conferma la sua visione populistica e proprietaria nel
rapporto con il Paese. Le reazioni del centosinistra non hanno alcuna credibilità  forse
perchè incoerenti rispetto ai comportamenti concreti dei propri leader locali e
nazionali. Un esempio per tutti. Lo scontro Prodi-Berlusconi sui “mercenari” conteneva
una mistificazione vera e propria: la rimozione dalla realtà  di come concretamente si
svolge la politica oggi in quasi tutti i partiti italiani.
La crisi delle organizzazioni di massa dura ormai da oltre un decennio ed ha prodotto
un modo di fare politica in cui è quasi scomparsa ogni forma di lavoro politico
volontario. I giovani partecipano a molte iniziative di volontariato, ma raramente li si
ritrova nell’impegno politico. La politica va fatta dai professionisti, dichiarò con enfasi
un leader massimo dell’Ulivo. Così la politica viene normalmente vissuta come una
carriera che ha le sue regole e i suoi meccanismi di avanzamento. La passione politica
è diventata merce rara e i militanti di partito sono una categoria estinta per volontà 
precisa delle oligarchie politiche. Intendiamoci bene.
Non può fare scandalo che chi lavora a tempo pieno in politica abbia una sua
retribuzione. E’ una discussione antica quanto il mondo. Il berlusconismo non è stata
la prima esperienza politica della destra che, disprezzando la politica, voleva
assegnare soltanto ai ceti abbienti il potere di esercitare il governo della cosa
pubblica. Chi lavora in politica deve essere pagato. Con misura però. Qualche sobrietà 
non guasterebbe.
Chi li ha conosciuti, non può non ricordare con stima e affetto i mitici funzionari di
partito o più romanticamente i rivoluzionari di professione. In genere erano persone di
ogni ceto sociale che sacrificavano la propria vita e spesso quella delle proprie famiglie
per un’ideale politico di emancipazione. Stipendi di fame e pochi privilegi. Anche
quando succedeva loro di essere eletti in qualche assemblea pubblica o diventare
amministratori, la regola era che il loro trattamento economico non si modificava:
sempre retribuzioni pessime e pochi benefit. Un mondo antico si dirà  con qualche
ragione, ma esso da cosa è stato sostituito? Dai partiti leggeri. E la ricchezza culturale
e politica di quell’esperienza democratica straordinaria che cosa è rimasto? La politica
si esaurisce all’interno della struttura istituzionale e il lavoro volontario richiesto è
quello di supportare i vari candidati. Non esiste alcuno sforzo di elaborazione politica
che vada al di là  della gestione dell’esistente. Il vincolo e il sogno è il pareggio di
bilancio del piccolo o grande ente che si gestisce. La politica si è personalizzata e non
solo la politica. In recenti elezioni di rappresentanze sindacali alcuni candidati hanno
ritenuto carino far stampare depliant con la loro foto: votate questa faccia. Mi
presento bene, ho un bel sorriso e degli occhi niente male.
Certo il sindacato di classe poteva essere a volte schematico. Ma passare dall’elezione
di un consiglio di fabbrica su scheda bianca, per assicurare la massima libertà  nelle
scelte, alla richiesta di un voto alla persona come se si trattasse di una pin up di grido
non è un gran bel vedere. Potrebbe aiutare la vulgata berlusconiana che la politica e la
vita è tutto uno spot pubblicitario.
Corriere dell’Umbria 12 dicembre 2004

Share This

Condividi

Condividi questo articolo con i tuoi amici.