da Francesco Mandarini | Set 29, 2008
Partiamo da noi. Da “Micropolis”. Un periodico mensile che riusciamo ad editare da tredici anni grazie al lavoro volontario di alcuni, all’autofinanziamento e alla sensibilità dei compagni del “Manifesto” che ci distribuiscono come allegato al quotidiano ogni 27 del mese. Con la Legge 133 dell’8 agosto il Ministro Tremonti ha decretato la morte di 20 testate giornalistiche di proprietà di cooperative o di società no-profit. Si è modificata, con decreto, la Legge sull’Editoria che da oltre venti anni assicurava risorse ai giornali di proprietà di cooperative di giornalisti che, attraverso la raccolta pubblicitaria,  il mercato discriminava perchè editori “puri” non vincolati da interessi di gruppi imprenditoriali. L’informazione come bene pubblico. Questa era la filosofia della legge che il governo della destra ha voluto annichilire nell’indifferenza generale di intellettuali, dei partiti, dei sindacati.
Il “Manifesto” rischia di chiudere se non interverranno ripensamenti del Governo, del Parlamento e se nel Paese non si creerà un movimento a favore dell’unica voce della sinistra che non ha vincoli di partito o interessi economici da proteggere. Diviene drammaticamente urgente una sottoscrizione popolare a cui siamo chiamati a partecipare anche dall’Umbria per trovare le risorse affinchè il “Manifesto” mantenga la sua indipendenza è vitale.
Non si tratta della solita crisi ciclica della cooperativa. Gli amministratori, i giornalisti e gli altri lavoratori del giornale sono impegnati da mesi e mesi in una operazione di ristrutturazione che ha comportato grandi sacrifici per far uscire nelle edicole un giornale più adeguato alla situazione politica e anche risposta al disorientamento post elettorale di tanti compagni. Spetta alla comunità dei lettori la responsabilità di dimostrare l’esigenza di continuare questa lunga storia editoriale e politica o di interromperla perchè non più utile.
In discussione c’è ormai la possibilità per il popolo della sinistra di avere almeno una voce fuori dal coro del berlusconismo rampante. Uno strumento che sia capace di aggregare anche tutte le voci indipendenti, libere da condizionamenti ideologici e che non ci stanno alla logica del mercato truccato della comunicazione.
Un Paese si giudica anche dal grado di pluralismo democratico nell’informazione presente nella società . In Italia la concentrazione di risorse pubblicitarie e di mezzi di comunicazione è unica in Europa e nel mondo. Il duopolio televisivo assorbe oltre il cinquanta per cento delle risorse pubblicitarie (il doppio che in Europa) il resto è appannaggio dei grandi gruppi editoriali, tra i quali spicca Mondadori di proprietà di Berlusconi. E’ un problema di qualità della democrazia ed ha ragione Walter Veltroni quando denuncia il rischio di un autunno della democrazia repubblicana. Dovrebbe chiedersi il segretario del Partito Democratico perchè si è giunti a questo punto e quali sono le responsabilità di ciascuno. E di responsabilità il gruppo dirigente del PD ne ha molte. A cinque mesi dalle elezioni il PD non è stato capace di fare una discussione seria sui motivi che hanno consentito alla destra di stravincere le elezioni e sul perchè e con quali meccanismi il berlusconismo sia riuscito a permeare gran parte della società italiana.
(altro…)
da Francesco Mandarini | Set 22, 2008
I toni possono essere più o meno catastrofici ma tutti gli osservatori economici concordano che la crisi finanziaria partita da un anno da Wall Street modificherà radicalmente le economie di tutto il mondo. Quando si tratta di salvare il sistema le classi dirigenti rinunciano anche ai dogmi dell’ideologia liberista che da un quarto di secolo ha dominato in ogni latitudine e in ogni movimento politico. Meno Stato più mercato, il credo predicato da opinion maker, industriali e politici. Tutte le banche centrali hanno immesso nel mercato finanziario miliardi e miliardi di euro per assicurare liquidità ad un sistema bancario imballato dai titoli spazzatura. Negli ultimi sei mesi negli Stati Uniti, ma anche in Inghilterra, sono state nazionalizzate (acquistate dallo Stato) banche d’affari di rilievo mondiale. Sono per ora dodici le banche americane fallite a causa della finanza allegra di questi anni.
E la più grande società di assicurazioni del mondo, l’americana AIG, ha ottenuto un prestito colossale garantito dalla FED.
Di fronte al rischio che milioni di americani non avessero più le pensioni, il liberista G.W.Bush ordina l’intervento dello Stato ottenendo un record: il più massiccio intervento pubblico mai realizzato nell’economia capitalista contemporanea. In genere i responsabili massimi del disastro che ha impoverito milioni di risparmiatori, se la stanno cavando bene. I manager, gli chief executive delle strutture fallite e nazionalizzate, con i loro gold parachutes, potranno continuare a giocare a golf.
Al popolo dei risparmiatori sta andando peggio. Per intanto ha scoperto che di speculazione finanziaria e di mutuo facile si può morire.  (altro…)
da Francesco Mandarini | Set 16, 2008
Sbaglia Veltroni, quando sostiene che il Paese è privo di una guida politica. Le elezioni di aprile hanno assegnato a Berlusconi un potere straordinario che il Capo esercita alla grande producendo un’accelerazione nel consolidare una democrazia diversa da quella prevista dalla Costituzione repubblicana. Lo svuotamento dei poteri del Parlamento, la decretazione d’urgenza come metodo di governo rende problematica qualsiasi azione d’opposizione ai voleri di Berlusconi e Bossi.
Per il centrosinistra non si è trattato di una sconfitta elettorale ma di una liquefazione ideale e organizzativa alla quale nessuno sembra essere in grado di reagire. L’agenda politica, le parole della politica continuano ad essere tutte dettate dal berlusconismo trionfante. Il PD, balbetta, la sinistra è afona. Sta diventando una barzelletta la questione se si deve dialogare o no tra opposizione e maggioranza mentre nel concreto vanno avanti i provvedimenti della destra al governo. Resistere, resistere, resistere diceva il magistrato di Milano. Reprimere, reprimere, reprimere sembra essere il modello del berlusconismo al potere. Si va dai provvedimenti contro la prostituzione al ripristino del voto in condotta, alla repressione del tifo violento alla lotta ai fannulloni del pubblico impiego. Provvedimenti discutibili e da discutere, ma che enfatizzano un clima di allarmismo sociale in cui è possibile anche intimidire giornalisti che scrivono di camorra o giovani che fischiano un ministro. La tolleranza zero, giusta contro la criminalità , viene applicata anche contro coloro che amano sedersi in panchina. Recentemente ho scoperto che in molte zone del Paese le amministrazioni locali hanno deciso di eliminare le panchine dai parchi e dalle piazze. Alcuni sindaci hanno decretato che saranno multati tutti coloro che si assembrano nei parchi qualora il numero superi le tre unità . Le nostre città continuano ad essere presentate come in balia di una delinquenza diffusa in cui nessuno può essere tranquillo. Si trasformano zone della città in un enorme pub all’aperto, non si produce alcun progetto per le giovani generazioni e ci si meraviglia se poi gli ettolitri di birra bevuti nelle notti cittadine trasformano i vicoli delle città in latrine.
Saranno anche morte le ideologie ma il pensiero è divenuto unico e chi non ci sta è diventato un pericoloso sovversivo. Meglio eliminare qualsiasi rappresentanza nei luoghi della democrazia istituzionalizzata. In parlamento già ci sono riusciti. La sinistra, anche per proprie responsabilità è scomparsa sia alla Camera che al Senato. E quando l’opposizione a Berlusconi rimane nelle mani dell’onorevole Di Pietro qualche preoccupazione è legittima. La prossima settimana in Parlamento inizierà la discussione sulla riforma della legge per le elezioni Europee del prossimo anno. L’intenzione della destra è di fare una legge simile a quella che il proponente Calderoli definì una porcata. Visti i risultati, si vuol fare un’altra porcata. Sbarramento al cinque percento, nessuna preferenza. Un’altra volta non ci saranno eletti al consesso europeo ma nominati dai partiti. Nei regimi di democrazia popolare dei Paesi del blocco sovietico si svolgevano “libere” elezioni con il meccanismo della lista unica senza preferenze. In Italia sarà meglio, le liste saranno più di una, ma la scelta degli eletti la faranno gli oligarchi di Roma. Per il centrodestra sarà più semplice: Berlusconi deciderà ogni eletto. Per il PD sarà più complesso considerando che i capi cordata sono più numerosi. Personalmente ho deciso di non partecipare ad alcun’elezione se non mi sarà consentito di scegliere oltre che il partito anche il mio rappresentante nelle assemblee. Decisione dolorosa per chi crede che il voto sia un’espressione alta in una società . Ma quando il voto è truccato è tempo di ribellarsi. Sarebbe interessante se il maggior partito di opposizione rialzasse la bandiera di una democrazia partecipata. Non è questa una priorità per un partito che si chiama democratico? (altro…)
da Francesco Mandarini | Set 5, 2008
Con la fine dell’estate l’attività politica riprende con il consueto affastellarsi di urgenze e priorità . Non è che in estate le cose del mondo si fossero fermate. Un circoscritto conflitto, quello della Georgia, aveva dato modo a Berlusconi di mostrare al mondo che la sua amicizia con Putin, tornava utile anche per problemi drammatici e non solo per le vacanze in una dacia in Russia o in villa al mare in Sardegna. E dopo il miracolo della mondezza napoletana e provvedimenti finanziari approvati con la velocità di Bolt, Berlusconi confermava la sua straordinaria vitalità politica.
Le feste di partito si sono svolte in tono minore. Quelle del PD, ad esempio, non hanno costituito grandi eventi politici come spesso lo erano state quelle titolate “feste dell’Unità “. Certo sarebbe sciocco pensare che ciò dipenda dal cambio di nome dei raduni. Il problema è che il PD ha perso malamente le elezioni e la cosa è di per se grave. Diviene drammatica se il partito di Veltroni non riesce a fare nemmeno un’opposizione decente al governo della destra. E argomenti il governo ne ha date a iosa.
Il PD in autoanalisi permanente, ha in genere su ogni argomento due o tre posizioni, a volte radicalmente diverse tra loro.
Ad esempio, prendiamo la questione Alitalia. Questione complessa in cui le responsabilità riguardano molti (compresi i sindacati).
Veltroni definisce la soluzione prescelta dal governo, come una soluzione sbagliata che produrrà soltanto ulteriore debito pubblico senza risolvere il problema. Una linea netta di contrarietà . Marrazzo, giornalista televisivo, miracolato a presidente della regione Lazio espresso dal Partito Democratico, invece la ritiene soluzione ottima tanto da voler partecipare alla compagine societaria. Un povero cristo di militante del PD che dovrebbe pensare? Il segretario dice una cosa un’espressione del partito in cui milita dice il contrario. Perdere le elezioni è un problema serio. Apparire invece di un partito un ectoplasma senza alcuna intelligenza colletiva diviene una catastrofe irrimediabile.