I toni possono essere più o meno catastrofici ma tutti gli osservatori economici concordano che la crisi finanziaria partita da un anno da Wall Street modificherà  radicalmente le economie di tutto il mondo. Quando si tratta di salvare il sistema le classi dirigenti rinunciano anche ai dogmi dell’ideologia liberista che da un quarto di secolo ha dominato in ogni latitudine e in ogni movimento politico. Meno Stato più mercato, il credo predicato da opinion maker, industriali e politici. Tutte le banche centrali hanno immesso nel mercato finanziario miliardi e miliardi di euro per assicurare liquidità  ad un sistema bancario imballato dai titoli spazzatura.  Negli ultimi sei mesi negli Stati Uniti, ma anche in Inghilterra, sono state nazionalizzate (acquistate dallo Stato) banche d’affari di rilievo mondiale. Sono per ora dodici le banche americane fallite a causa della finanza allegra di questi anni.
E la più grande società  di assicurazioni del mondo, l’americana AIG, ha ottenuto un prestito colossale garantito dalla FED.
Di fronte al rischio che milioni di americani non avessero più le pensioni, il liberista G.W.Bush ordina l’intervento dello Stato ottenendo un record: il più massiccio intervento pubblico mai realizzato nell’economia capitalista contemporanea. In genere i responsabili massimi del disastro che ha impoverito milioni di risparmiatori, se la stanno cavando bene. I manager, gli chief executive delle strutture fallite e nazionalizzate, con i loro gold parachutes, potranno continuare a giocare a golf.
Al popolo dei risparmiatori sta andando peggio. Per intanto ha scoperto che di speculazione finanziaria e di mutuo facile si può morire.   
Se si vuol innovare, si privatizzi tutto hanno predicato da decenni. Sanità , sistemi scolastici, sistemi pensionistici,ferrovie, acqua e servizi al cittadino. Secondo la filosofia che ai privati vanno i profitti e al pubblico le perdite. Esemplare la vicenda Alitalia. Nessuno ha cognizione di come potrà  andare a finire. Quello che è certo è che ognuno di noi, attraverso le tasse, ci accolleremo una parte delle perdite della bad company mentre qualche “illuminato” imprenditore acquisirà  un’azienda liberata dai debiti. La cosa sembrava fatta ma tutto è saltato. Perchè? La destra al governo, in primis Berlusconi, accusa i “comunisti” della CGIL e del PD di aver giocato allo sfascio e minaccia i riottosi lavoratori, di non garantire gli ammortizzatori sociali in caso di fallimento definitivo della trattativa. Come ogni ricatto anche questo ha la sua bella componente di indegnità . Lontano da me ogni apprezzamento per i privilegi, se ci sono, dei piloti o del personale di volo, ma vorrei capire perchè per certi si tratta di privilegi e per i manager si tratta di benefit indiscutibili. Misteri dell’ideologia.
Di fronte a questo disastro sarebbe apprezzata una sinistra capace di orientare l’opinione pubblica. Purtroppo la sconfitta elettorale non è stata ancora digerita e il PD e la sinistra-sinistra rimangono affaccendati nelle proprie diatribe interne.
In Rifondazione non si vede la possibilità  di una ricomposizione tra Ferrero e Vendola e forse è tempo di prendere atto che tra i due raggruppamenti le divisioni sono di tale rilevanza da rendere impossibile qualsiasi possibilità  di un’azione unitaria per recuperare i consensi perduti non solo dal punto di vista elettorale. La Sinistra democratica sta cercando di costruire una costituente della sinistra per un contenitore politico unitario per tutti coloro che non si riconoscono nell’ipotesi del Partito Democratico. Le elezioni europee e amministrative si avvicinano e il rischio di confermare il disastro delle elezioni di aprile c’è tutto. Nel PD la situazione non pare brillante. Qualche tentativo di ricomposizione di un gruppo dirigente sfilacciato sembra esserci dopo le asprezze delle scorse settimane. Ma c’è molto da fare se si vuole uscire dalla sindrome del cavaliere trionfante. In Umbria si va avanti a colpi di interviste. Piccato dall’intervista della segretaria regionale del PD, il sindaco di Perugia ha voluto precisare il suo pensiero rispetto al giudizio sullo sviluppo della città  e, come giusto, ha difeso il lavoro svolto in tanti anni di leadership nel capoluogo dell’Umbria. Il sindaco ci rassicura del fatto che non intende andare in panchina ma continuare nella sua attività  politica. Locchi ci rassicura anche sul fatto che la continuità  ci sarà  anche per un’altra protagonista della vita politica regionale. Dice il sindaco:”Se non ci saranno candidature migliori, se continuerà  ad avere consenso Lorenzetti (la presidente N.d.R.)continuerà  a fare il presidente nell’interesse dell’Umbria. Certo, se dovesse uscire un nuovo dirigente sintesi di Camillo Benso di Cavour e di Winston Churchill allora ci arrenderemo e diremo alla Lorenzetti di fare un’altra cosa”. Spiritoso ed esagerato, il sindaco Locchi, ma forse poteva immaginare la sintesi tra un Roosevelt e un Willy Brandt, invece di quella di due conservatori come quelli sopra citati. Ma ognuno ha legittimamente i suoi referenti storici. Quando rimuovono il passato gli ex comunisti lo fanno in maniera radicale.
Rimane la sgradevolezza di una discussione tutta incentrata sulle carriere di persone che proprio perchè tanto hanno speso della loro vita nell’attività  pubblica, potrebbero ambire ad un attimo di riposo, magari rilassarsi in una bella panchina dei giardini Carducci. Dal popolo della sinistra sarebbe apprezzato uno sforzo di elaborazione che vada oltre gli organigrammi e si ponga il problema di come ridare un’anima ad una formazione politica, il PD, e ad una coalizione, il centrosinistra, completamente annichilite dall’esuberanza del cavaliere di Arcore.

Share This

Condividi

Condividi questo articolo con i tuoi amici.