Affari loschi

Massimo D’Alema ha fatto una dichiarazione. Questa: «C’è sempre stato qualcuno più a sinistra, dall’articolo 7 (quello sui Patti lateranensi tra stato e chiesa ndr) in giù che è stato il primo grande inciucio.. Quegli inciuci sono stati molto importanti per costruire la convivenza in Italia.Oggi è più complicato, invece sarebbero utili anche adesso invece questa cultura azionista non ha mai fatto bene al Paese”. Il leader democratico si riferisce alla discussione aperta tra i partiti, dopo l’aggressione subita da Berlusconi a Milano per mano di un instabile di mente.
Stemperare i toni, dicono a destra e a sinistra, il PDL offre un patto costituente a tutti coloro che non alimentano la campagna d’odio verso il Capo. La definizione inciucio è più consona a trattative d’affari loschi che al confronto tra tesi politiche. Per questo è da detestare ma al di là  di questo, il richiamo storico dell’ex presidente della Bicamerale della metà  degli anni ’90, ci sembra imbarazzante per la natura diversa dei protagonisti e per l’oggetto del possibile compromesso.
I protagonisti dell’accordo sull’art.7 furono la DC di De Gasperi e La Pira e il PCI di Togliatti e Terracini, contrario tra gli altri fu il PSI di Nenni e Basso.
Il patto costituzionale dovrebbe essere siglato con Gasparri, Quagliarello, Cicchitto con portavoce Capezzone? L’oggetto, non il tentativo di risolvere la questione della convivenza religiosa, ma modifiche alla Carta Costituzionale che costituzionalizzino l’anomalia del berlusconismo? (altro…)

Cesare Augusto

Da sempre, quando viaggia all’estero, Berlusconi dà  il meglio di sè. Questa volta aveva una sala amica come il congresso del partito popolare europeo, così il mattatore ha sciorinato tutta la sua sapienza politica di grande comunicatore nel presentarsi come vittima di un complotto ordito dalle toghe rosse che gli impediscono di governare in Italia. Tranquilli però, per fortuna ha dalla sua il popolo che gli consentirà  di cambiare la Costituzione eliminando tutti i contrappesi al suo potere. Corte Costituzionale e Presidenza della Repubblica hanno, secondo Lui, i mesi contati.
Basta con una Costituzione vecchia e arcaica. Facciamone una che consenta al Capo di comandare senza alcun vincolo. E’ vecchia la Costituzione del 1948? Quella vigente negli Stati Uniti d’America è datata 1787, è stata emendata nei due anni successivi ed ha mantenuto inalterato il suo impianto originale fino ai giorni nostri. Quella Tedesca è del 1949 ed è stata corretta nel 2006 senza modificare gli equilibri tra i poteri. La questione è molto semplice. Una democrazia può essere parlamentare (la nostra) o presidenziale (quella americana) ma i poteri che devono essere previsti sono sempre tre: il potere esecutivo, il potere legislativo, il potere giudiziario. Senza pesi e contrappesi la parola democrazia è una mistificazione. Barak Obama ha proposto una riforma sanitaria all’inizio dell’estate. Sono mesi che il presidente deve contrattare con il Senato e la Camera dei Rappresentanti ogni articolo del provvedimento. Se vuole che la legge sia approvata, il presidente del più potente stato del mondo deve concordare con i rappresentanti eletti dal popolo. Non può decidere lui solo.
Che differenza con l’Italia. Già  oggi il parlamento italiano ha perso ogni capacità  di fare leggi o meglio le leggi sono scritte dal governo, ai parlamentari spetta solo il compito di approvarle. A Berlusconi non basta questa subalternità  del potere legislativo, vuole annichilire anche il potere giudiziario. (altro…)

Consenso senza legalità ?

La straordinaria, inaspettata e per molti entusiasmante vittoria di Barak Obama nella corsa per la presidenza degli Stati Uniti, ha avuto come motore essenziale l’utilizzo di una nuova metodologia della comunicazione politica. Internet e i suoi blog. Gran parte delle risorse necessarie alla campagna elettorale sono venute da piccole sottoscrizioni effettuate da milioni di internauti. Migliaia di blogger hanno diffuso il messaggio di speranza di Obama e organizzato manifestazioni a sostegno del primo afroamericano candidato alla presidenza. Se Hilary Clinton aveva dalla sua la struttura burocratica del partito democratico, Obama ha potuto contare sulla creatività  possibile grazie alla rete, ed ha vinto.
Ricordo questo a conferma del fatto che la politica non può non guardare con interesse ai nuovi modi di comunicazione del pensiero e delle idee del popolo. Il politicismo imperante nei palazzi del potere non può risolvere la grave crisi della democrazia italiana. C’è bisogno d’altro.
Se è ancora vero che gli elettori vengono orientati nella scelta di voto dalla televisione, è anche sempre più evidente che quello che può apparire un gioco, navigare con il computer, assume un enorme rilievo anche per la politica. L’esempio l’abbiamo avuto ieri.
A Roma una manifestazione, rilevante per numero e per qualità  delle adesioni, è stata possibile perchè un gruppo di giovani, di cui non si conoscono nemmeno tutti i nomi nè la loro militanza politica, hanno indetto, attraverso un appello in rete, l’incontro romano. In poche settimane l’appello per il No B-day è stato sottoscritto da oltre 350 mila persone. Così tante da sollecitare l’interessamento dei partiti. All’adesione immediata di alcuni partiti ha corrisposto il liberi tutti del PD. Come partito non aderiamo, ma se qualcuno vuole andarci, libero di farlo. L’area ex Veltroni annuncia la partecipazione, la presidente del partito alla fine aderisce anch’ella. Per sottolineare la diversità  dei democratici, il PD ha indetto per la prossima settimana mille manifestazioni in tutta Italia. Una scelta giusta? Che un grande partito voglia fare manifestazioni su piattaforme chiare e limpide è cosa legittima. Che un grande partito non comprenda che quella di Roma poteva essere l’occasione di far transitare le proprie idee tra il popolo in piazza sembrerebbe un errore. Proprio per come è stata costruita la manifestazione romana, non aveva una piattaforma definita, poteva essere l’occasione per andare oltre la denuncia del disagio rispetto ad una situazione sempre meno tollerabile per tanta gente. La caduta di Berlusconi non risolverà  alcun problema se non si creano le condizioni minime per far respirare una democrazia stremata da troppi anni di pessima politica.
Personalmente non amo le semplificazioni. In ogni caso in Italia gli slogan dovrebbero essere in italiano. Come sembrò provinciale il Family Day della destra, anche il No B-day sembrerebbe un’americanata. Ma la sostanza è diversa. Anche se Berlusconi non cadrà  per il No B-day i problemi rimangono gravissimi. Efficace è stato Napolitano quando ha ricordato che i governi cadono quando non hanno una maggioranza in parlamento. Il Paese è bloccato da mesi attorno al modo più efficace per bloccare le disavventure giudiziarie di Berlusconi. Il diritto a governare della destra e di Berlusconi non può bloccare il diritto-dovere della magistratura ad applicare le leggi della repubblica. Il consenso popolare non elimina l’esigenza della legalità .
Il principio di legalità  vincola tutti al rispetto delle leggi. La possibilità  della magistratura di svolgere il proprio lavoro è essenziale in una democrazia degna di questo nome. Esattamente come il diritto a governare. L’idea di Letta, vice di Bersani, che è legittimo per Berlusconi difendersi dai processi nega questa possibilità . Un’idea sbagliata che dimostra lo stato confusionale di troppi dirigenti del PD. Come ha dimostrato Giulio Andreotti è giusto difendersi nel processo e non dal processo.
Che l’elezione del segretario non avrebbe risolto i problemi del PD era cosa scontata. Che Bersani avrebbe avuto un’agenda fitta di impegni e scadenze da far tremare i polsi, era ovvio. Sarebbe ingeneroso pretendere dal segretario la soluzione immediata di problemi che si trascinano sin dalla fondazione del partito. Ma l’impressione è che i democratici non riescano a cambiare le priorità  del loro agire. C’è uno scarto tra le emergenze del Paese e le scelte quotidiane del principale partito di opposizione.
Prendiamo ciò che emerge dall’attività  politica nella nostra terra. Il centrodestra e il centrosinistra passano da una riunione all’altra per decidere chi e come candidare alle prossime elezioni regionali. Il centrodestra attorcigliato per trovare il candidato presidente, il centrosinistra avviticchiato per sciogliere il nodo del terzo mandato per la presidente in carica. Nei territori la lotta si fa dura per la scelta del consigliere regionale. La stagione degli organigrammi sembra essere senza fine.
Nel frattempo la situazione economico-sociale in Umbria non sembra dar segni di miglioramento. Anzi. L’emergenza occupazione non dà  segni di indebolimento e per molti giovani e donne anche un lavoro precario appare un sogno. Dalla discussione della finanziaria emerge un ulteriore restringimento dei trasferimenti dallo Stato alle regioni e alle altre autonomie locali. Insomma poche occasioni di lavoro e meno servizi al cittadino. Che la destra pensi che questo sia responsabilità  del centrosinistra locale, è scontata propaganda. Che il centrosinistra non si senta già  impegnato alla costruzione di un quadro programmatico d’insieme per la prossima legislatura regionale, è da irresponsabili. Rinnovatori di tutto il mondo unitivi si potrebbe dire. Ma al di là  delle persone, ciò che ha urgente bisogno di rinnovamento è il modo di agire e di pensare di una classe dirigente che appare troppo innamorata di se stessa.

Xenofobia

Dallo spettro delle elezioni anticipate della scorsa settimana, a quello del rischio della guerra civile di questa settimana. In Italia è impossibile annoiarsi quando si segue la vita politica nell’era del berlusconismo trionfante. Ogni giorno c’è una novità . L’ultima è una proposta dei leghisti. Di fronte all’esplodere del ricorso alla cassa integrazione, in presenza di una spesa pubblica irrefrenabile, bisogna trovare il modo di risparmiare. Come? Semplice se in una fabbrica in cassa integrazione vi sono lavoratori extracomunitari. Per essi la cassa integrazione deve durare soltanto sei mesi mentre per i lavoratori italiani questo tetto non deve esistere. Così, Said, extracomunitario che lavora in Italia da cinque anni e per cinque anni ha pagato le tasse, non avrà  gli stessi diritti del suo collega Paolo, italiano doc. Se pensate che sia una barzelletta vi sbagliate. Si tratta di un emendamento leghista alla finanziaria in discussione in Parlamento. Indifferente al diritto internazionale e alle leggi della Repubblica, la Lega continua nel suo percorso xenofobo e razzista nel silenzio imbarazzato del resto della destra al potere. All’ultimo momento, di fronte all’indignazione del mondo cattolico e di ampi settori della società , la Lega ha ritirato l’emendamento. Il fatto rimane in ogni caso esemplare per l’ideologia che ha prodotto la proposta. Aspettiamoci altre iniziative simili. La Lega ha dalla sua il rapporto privilegiato con il Capo ed ha costruito il suo consenso attraverso la paura dell’immigrato ma forse bisogna capire quale Italia si costruisce se il lavoro dell’extracomunitario viene penalizzato. Non è solo questione di badanti. Una parte significativa del prodotto interno lordo è frutto del lavoro di mano d’opera straniera. Ed è una mistificazione sostenere che gli immigrati portano via il lavoro agli italiani. Basta pensare al settore agricolo o al lavoro nella piccola impresa del nordest. Senza la presenza di stranieri non ci sarebbe produzione perchè, è accertato, gli italiani certi lavori non sono più disponibili a farli. (altro…)