Il Presidente Prodi ha scritto attraverso “Il Manifesto” e “Liberazione  alla sinistra popolare un appello richiedendo un sostegno al Suo governo. Il Presidente ha fatto una cosa giusta che richiede un apprezzamento e qualche annotazione. Meglio di tutti, Prodi, sa che la parte più debole della società  è quella più insoddisfatta dell’azione della coalizione dell’Unione. Sondaggi e indagini dimostrano che la scelta fatta dal governo di risanare i conti pubblici, anche a costo di perpetuare una politica economica che scarica sulle masse popolari i costi del risanamento, ha prodotto malessere e insoddisfazione proprio tra gli elettori della sinistra. E’ vero che non tutto si può risolvere in un anno di governo. La destra berlusconiana aveva portato il Paese alla crescita zero, i conti pubblici allo sbando nonostante la creatività  di Tremonti non contestato a sufficienza dai burocrati di Bruxelles. Tutto vero. Come è vero che la maggioranza uscita dalle elezioni è debole in un ramo del Parlamento. Rimane il fatto che risanare non basta ad ottenere consenso se non si intravede la strada di un inversione di tendenza rispetto a quello che ha fatto Berlusconi nel terreno della giustizia sociale. Prodi per professioni svolte, conosce quanto è successo nel mondo e in Italia dagli anni ’70 ad oggi nella distribuzione della ricchezza prodotta. Un’enorme quantità  di reddito si è spostata dalla parte più povera alla parte più ricca delle varie società . Si è allargata la base meno abbiente e anche il ceto medio produttivo ha subito un ridimensionamento delle proprie condizioni materiali. In ogni famiglia c’è ormai un “precario” (non solo giovane), i redditi da lavoro e le pensioni hanno subito un colpo micidiale mentre le rendite finanziare o immobiliari assicurano livelli di consumismo che ai più risultano vere oscenità . Non si poteva far tutto, ma un segnale di svolta poteva essere dato. Ad esempio, perchè non si è adeguata a quella europea la tassazione sui guadagni derivanti dagli investimenti finanziari?  L’Onorevole Fassino ha dichiarato di non capire l’insoddisfazione della CGIL per gli accordi su Welfare e pensioni. Evidentemente il segretario uscente non conosce più le condizioni materiali della gente cui ha chiesto per così tanti anni fiducia e voti. Qualche salotto televisivo in meno e qualche incontro in periferia aiuterebbero a capire meglio l’insoddisfazione del sindacato.
L’appello di Prodi ha però anche un significato politico di rilievo. La vulgata costruita dai così detti organi d’informazione, descrive la sinistra come “sinistra radicale” e denuncia la dipendenza di Prodi dagli estremisti al governo. Prodi, giustamente, parla di sinistra popolare perchè sa bene che il governo è a rischio non per responsabilità  di Mussi o Diliberto ma per le manovre di coloro che si autodefiniscono riformisti d’origine controllata. L’eroico Rutelli vuole costruire alleanze di nuovo conio(che fantasia!), Di Pietro dichiara che la prossima legislatura non starà  più con un centrosinistra che comprenda”¦.la sinistra, Dini forte del suo ampio consenso elettorale minaccia, all’unisono con il grande Mastella, una crisi al giorno. Il capo del governo non può non aver capito che la sinistra radicale è una trovata pubblicitaria inventata dai berluscones della destra e dai riformisti “radicali” per piegare il governo alle volontà  dei vari Montezemolo di turno. Non bisogna essere scienziati della politica per capire la mistificazione.
Il Parlamento sospende i lavori, iniziano le ferie della politica. Come è consuetudine si parla di un autunno che sarà  certamente caldo. Lo sarà  davvero? La situazione non volge al bello e molte sono le incertezze. Ad iniziare da come si va evolvendo il processo di costruzione del Partito Democratico, tutto sembra confuso. La felice intuizione di far scendere in campo Walter Veltroni come segretario del nuovo partito sta producendo risultati contraddittori che rischiano di rendere ancora più incerta la fisionomia della formazione politica che ha l’ambizione di cambiare lo scenario politico dell’Italia. Intanto una cosa è certa. Nessun candidato alla segreteria ha dichiarato a quale aggregazione politica europea vorrà  aderire. Ciò significa che la questione dell’adesione all’internazionale socialista non è all’ordine de giorno. Problema non marginale considerando il rilievo che le politiche europee hanno nella vita del nostro Paese. Si vedrà .

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