da Francesco Mandarini | Apr 12, 2012
Saranno anche chiacchiere da bar dello sport, ma l’impressione è che se la politica non si dà una mossa la catastrofe dei partiti porterà alla crisi irreversibile della democrazia repubblicana. Il “sono tutti uguali†è la frase più gridata. L’indignazione per l’ultimo scandalo sembra servire soltanto a far dimenticare gli scandali precedenti. Ogni giorno è una sorta di bollettino di guerra che descrive imbrogli e ruberie di ogni grado e tutte a danno delle risorse pubbliche. Molti descrivono la crisi dei partiti come senza ritorno. Ma può una democrazia vivere senza partiti? E questi partiti sono in grado di autoriformarsi? Come si spiega che alla cattiva fama della politica corrisponde una vera e propria corsa per occupare cariche politiche quale trampolino di lancio per un posto nella pubblica amministrazione? Ogni scadenza elettorale vede vere e proprie corride per occupare uno spazio in lista, una candidatura. Perché? Sarà la crisi, ma ormai per molti l’impegno politico sembra significare una carriera di lavoro che spesso è anche ben pagato. I tanti amministratori locali che per passione s’impegnano a vantaggio della collettività per qualche centinaio di Euro, non fanno più notizia. Le notizie sono di prebende e benefit fuori misura e finanziamenti pubblici ai partiti che definire scandalosi sembra un complimento. Personalmente sono convinto che la democrazia ha bisogno di risorse pubbliche per funzionare e che l’impegno politico possa essere remunerato. Con misura e a tempo però. Che un’ex presidente della Camera o del Senato possa mantenere privilegi in eterno mi sembra una forzatura non accettabile. E’ scioccante che i due ex presidenti di sinistra, Violante e Bertinotti, non abbiano seguito Casini nella rinuncia. Possibile che i due non capiscano che la scorta e l’auto blu non è più glamour, ma suscita gli sberleffi e la rabbia del popolo? Trovo intollerabile che partiti che non esistono da anni continuino ad avere rimborsi milionari. Intollerabile che le ingenti risorse ottenute con i rimborsi elettorali siano decuplicati negli anni e mai rendicontate a dovere. Chiedano i partiti un provvedimento urgente del governo per sanare una situazione vergognosa che contribuisce al disprezzo della gente per la politica. E’ tempo che i partiti siano disciplinati da una legge che ne preveda le norme essenziali di funzionamento. Credo che soltanto il PD utilizzi una società di certificazione dei bilanci. E’ importante ma non basta. Dovrebbe essere una scelta di tutti i partiti l’impegno a rendere più sobrie le spese e più trasparenti le procedure nella formazione dei gruppi dirigenti. Il problema decisivo per i partiti è la loro incapacità progettuale. Nonostante alcuni timidi passi nella giusta direzione, ancora oggi le formazioni politiche non rappresentano altro che comitati elettorali che vivono prevalentemente nel chiuso di ristretti gruppi di comando. Oligarchia è una brutta immagine che purtroppo descrive con precisione ciò che è il modo di essere di tutto l’universo politico. La grande contraddizione sta nel fatto che, l’esangue democrazia italiana, avrebbe bisogno di formazioni politiche in cui i cittadini possano riconoscersi contribuendo anche a renderle centri di elaborazione e di formazione. Con qualche flebile eccezione le attuali strutture organizzate non sembrano in grado di autoriformarsi. La scommessa però rimane quella di come aiutare questo processo. In ogni partito ci sono persone che vivono l’impegno politico come servizio e non come carriera. Purtroppo non riescono a emergere con l’energia necessaria. E’ tempo che lo facciano. Il disastro della seconda repubblica è di tale entità da rendere precaria la tenuta democratica di un Paese già annichilito dalla crisi economica. Il vuoto politico che si è creato è stato occupato dal così detto governo tecnico. Si può discettare sulla qualità tecnica e sul “Montismoâ€, ma esso è il risultato del fallimento dei partiti. E’ certo comunque che la fascia di persone che dichiarano la fuga dal prossimo voto politico si va allargando e gli stimoli dell’antipolitica si fanno ogni giorno più forti. Antonio Gramsci argomentò perché è la sinistra e non la destra che ha bisogno della politica per affermare le proprie idee. Naturalmente di una buona politica svolta nell’interesse generale e non per quello delle élite al potere.
Corriere dell’Umbria 9 aprile 2012
da Francesco Mandarini | Apr 12, 2012
Saranno anche chiacchiere da bar dello sport, ma l’impressione è che se la politica non si dà una mossa la catastrofe dei partiti porterà alla crisi irreversibile della democrazia repubblicana. Il “sono tutti uguali” è la frase più gridata. L’indignazione per l’ultimo scandalo sembra servire soltanto a far dimenticare gli scandali precedenti. Ogni giorno è una sorta di bollettino di guerra che descrive imbrogli e ruberie di ogni grado e tutte a danno delle risorse pubbliche. Molti descrivono la crisi dei partiti come senza ritorno. Ma può una democrazia vivere senza partiti? E questi partiti sono in grado di autoriformarsi? Come si spiega che alla cattiva fama della politica corrisponde una vera e propria corsa per occupare cariche politiche quale trampolino di lancio per un posto nella pubblica amministrazione? Ogni scadenza elettorale vede vere e proprie corride per occupare uno spazio in lista, una candidatura. Perchè? Sarà la crisi, ma ormai per molti l’impegno politico sembra significare una carriera di lavoro che spesso è anche ben pagato. I tanti amministratori locali che per passione s’impegnano a vantaggio della collettività per qualche centinaio di Euro, non fanno più notizia. Le notizie sono di prebende e benefit fuori misura e finanziamenti pubblici ai partiti che definire scandalosi sembra un complimento. Personalmente sono convinto che la democrazia ha bisogno di risorse pubbliche per funzionare e che l’impegno politico possa essere remunerato. Con misura e a tempo però. Che un’ex presidente della Camera o del Senato possa mantenere privilegi in eterno mi sembra una forzatura non accettabile. E’ scioccante che i due ex presidenti di sinistra, Violante e Bertinotti, non abbiano seguito Casini nella rinuncia. Possibile che i due non capiscano che la scorta e l’auto blu non è più glamour, ma suscita gli sberleffi e la rabbia del popolo? Trovo intollerabile che partiti che non esistono da anni continuino ad avere rimborsi milionari. Intollerabile che le ingenti risorse ottenute con i rimborsi elettorali siano decuplicati negli anni e mai rendicontate a dovere. Chiedano i partiti un provvedimento urgente del governo per sanare una situazione vergognosa che contribuisce al disprezzo della gente per la politica. E’ tempo che i partiti siano disciplinati da una legge che ne preveda le norme essenziali di funzionamento. Credo che soltanto il PD utilizzi una società di certificazione dei bilanci. E’ importante ma non basta. Dovrebbe essere una scelta di tutti i partiti l’impegno a rendere più sobrie le spese e più trasparenti le procedure nella formazione dei gruppi dirigenti. Il problema decisivo per i partiti è la loro incapacità progettuale. Nonostante alcuni timidi passi nella giusta direzione, ancora oggi le formazioni politiche non rappresentano altro che comitati elettorali che vivono prevalentemente nel chiuso di ristretti gruppi di comando. Oligarchia è una brutta immagine che purtroppo descrive con precisione ciò che è il modo di essere di tutto l’universo politico. La grande contraddizione sta nel fatto che, l’esangue democrazia italiana, avrebbe bisogno di formazioni politiche in cui i cittadini possano riconoscersi contribuendo anche a renderle centri di elaborazione e di formazione. Con qualche flebile eccezione le attuali strutture organizzate non sembrano in grado di autoriformarsi. La scommessa però rimane quella di come aiutare questo processo. In ogni partito ci sono persone che vivono l’impegno politico come servizio e non come carriera. Purtroppo non riescono a emergere con l’energia necessaria. E’ tempo che lo facciano. Il disastro della seconda repubblica è di tale entità da rendere precaria la tenuta democratica di un Paese già annichilito dalla crisi economica. Il vuoto politico che si è creato è stato occupato dal così detto governo tecnico. Si può discettare sulla qualità tecnica e sul “Montismo”, ma esso è il risultato del fallimento dei partiti. E’ certo comunque che la fascia di persone che dichiarano la fuga dal prossimo voto politico si va allargando e gli stimoli dell’antipolitica si fanno ogni giorno più forti. Antonio Gramsci argomentò perchè è la sinistra e non la destra che ha bisogno della politica per affermare le proprie idee. Naturalmente di una buona politica svolta nell’interesse generale e non per quello delle èlite al potere.
Corriere dell’Umbria 9 aprile 2012
da Francesco Mandarini | Apr 4, 2012
I dati pubblicati dal ministero dell’economia e delle finanze, relative le dichiarazioni dei redditi del 2010, sono semplicemente agghiaccianti. La categoria degli imprenditori dichiara un reddito inferiore a quello dei lavoratori dipendenti. Soltanto l’uno per cento delle dichiarazioni prevede redditi superiori ai 100 mila Euro. Per oltre dieci milioni d’italiani non è prevista alcuna dichiarazione. Anche quest’aspetto, l’evasione fiscale, è parte di quella lotta di classe sempre negata e sempre attuata dalle classi dirigenti del Paese? La libertà di mercato c’entra poco con la libertà di evasione tanto che, nel Paese più liberista del mondo, gli Stati Uniti, viene non a caso punita con il carcere. In venti anni si è spostata un’enorme quantità di ricchezza dal mondo del lavoro a quello dei profitti e delle rendite senza che la politica si occupasse dell’impoverimento progressivo di strati sempre più vasti della popolazione. O meglio, la politica se n’è occupata e a parte la parentesi dei fragili governi Prodi, l’ha fatto per favorire sempre i ceti più privilegiati anche favorendo l’elusione fiscale. E il governo dei professori? Sarebbe ingiusto non apprezzare i controlli “spettacolari” svolti nelle settimane scorse dalla guardia di finanza, ma trattandosi di una questione strutturale ci sarebbe bisogno di un’azione sistematica di ricerca della ricchezza nascosta. Questa sembrerebbe essere la priorità . Per il governo appare prioritario il ridimensionamento dei diritti dei lavoratori unito all’annichilimento del già precario Welfare State. Nella storia dell’umanità abbiamo studiato diversi tipi di crociate. Religiose, culturali, di matrice economica. Oggi i Crociati innalzano la bandiera del neo-liberismo: i mercati devono decidere anche la qualità e la quantità della democrazia dei popoli. Chi sono questi Crociati? Membri di club esclusivi, si scambiano complimenti tra loro e si sostengono a vicenda nella crociata mondiale tutta a vantaggio della finanza. Essi dirigono le più grandi organizzazioni finanziarie e le grandi burocrazie europee e occidentali in genere. Quando senti dire: l’abolizione dell’articolo diciotto dello Statuto dei lavoratori lo vuole l’Europa. Uno si domanda: chi in Europa? Il parlamento europeo? No. Sono i capi delle strutture burocratiche di Bruxelles che vogliono la totale libertà d’impresa. Non si permettono d’imporlo alla grande Germania. Lo pretendono per la Grecia, per la Spagna e adesso per l’Italia. In Spagna e in Grecia l’austerità e il ridimensionamento dei diritti, non ha prodotto altro che conflitti e povertà . Funzionerà in Italia? Il crollo dei consumi, unito alla difficoltà delle imprese piccole e grandi, non inducono a grandi speranze. Il presidente Monti ha ragione nel sentirsi più apprezzato dei politici in campo. L’eredità lasciata dal governo delle destre è di quelle da far tremare i polsi. Ma a un certo punto, dopo l’apprezzamento per lo stile sobrio, sarà richiesto al suo governo qualcosa che somigli a un’azione positiva per rilanciare lo sviluppo dell’Italia. Continuare a sostenere che gli investitori esteri evitano l’Italia per le rigidità prodotte dai diritti dei lavoratori è una mistificazione che un dotto uomo della Bocconi dovrebbe evitare. Non è fine e poi professore Lei sa che le crociate hanno prodotto grandi sciagure nella storia dell’umanità .
Corriere dell’Umbria 1° aprile 2012
da Francesco Mandarini | Mar 30, 2012
Le cause di lavoro pendenti in Italia sono centocinquantamila. Lo sapete quante sono attivate ai sensi dell’articolo diciotto dello Statuto dei Lavoratori? Tra le trecento e le cinquecento. Il nuovo presidente di Confindustria, Squinzi, ha confermato l’insignificanza della norma per il funzionamento delle imprese. Fior, fiore di economisti e imprenditori sostengono che, i bassi investimenti, sono dovuti essenzialmente alla burocrazia, alla giustizia amministrativa e alla criminalità organizzata. Oltre che, ovviamente, alla gravità della crisi economica mondiale. D’altra parte lo Statuto è una legge che vige da quarantadue anni e nel passato, investimenti esteri in Italia non sono mancati. Definire rigido un mercato del lavoro che ha quarantasette tipologie contrattuali sembrerebbe una follia frutto dell’ideologia liberista che vorrebbe l’assoluta libertà dell’imprenditore nella gestione della forza lavoro. Ma d’ideologia si tratta, non di leggi naturali. Lo stesso pensiero unico che ha prodotto la disastrosa situazione dell’economia occidentale. Indifferenti ai riscontri negativi del loro concreto agire, le classi al potere, testardamente, vogliono applicare le loro ricette in ogni Paese. L’hanno fatto in Grecia, in Portogallo, in Gran Bretagna, in Spagna. I risultati? Squilibri tali che mettono a rischio la stessa tenuta sociale delle diverse nazioni e un impoverimento generalizzato. Sobriamente coerente con il pensiero unico, il governo Monti cerca di applicare le stesse ricette anche in Italia. Non accetta veti da parte di nessuno, dice. Mi spezzo ma non mi piego, dice educatamente. In realtà la destra pidiellina ha bloccato ripetutamente Monti quando il Premier o i suoi ciarlieri ministri hanno parlato di Rai o di giustizia o di taxi. Non sembrerebbe politicamente corretto che i veti non valgono soltanto per il Partito Democratico. Questo partito ha accettato con grande generosità di appoggiare Monti. Bersani è in mezzo ai guai. Ancora una volta le diverse anime dei democratici si confrontano sul da fare e lo fanno con la consueta asprezza. C’è chi sostiene che tutto ciò che dice e fanno la Fornero e Monti va sostenuto di là del merito e chi vorrebbe almeno il diritto di interloquire. Come pensano i montiani del PD di avere i voti dei milioni di lavoratori colpiti dai provvedimenti “ideologici” del governo? Pensa davvero l’onorevole Fioroni che abolire le salvaguardie dell’articolo diciotto consentirà ai giovani di ottenere un posto di lavoro decente? Secondo quale esperienza, a minori diritti sono corrisposti massicci investimenti in nuove attività produttive? A oggi alla stretta di Marchionne sulle condizioni di vita dei lavoratori della FIAT, è seguita la minaccia dello stesso Marchionne di chiudere altri due stabilenti in Italia. Purtroppo l’impressione è che il partito democratico rischia l’implosione proprio sulla questione delle tutele dei lavoratori. C’è chi sostiene che sono interventi non coerenti con il suo ruolo istituzionale ma Il presidente Napolitano è ripetutamente intervenuto a sostegno della “riforma” del mercato del lavoro. Sono le fabbriche che chiudono il problema, dice il presidente. E’ vero ma rimane incomprensibile il nesso tra questa problematica con la destrutturazione dell’articolo diciotto. Non lo dice soltanto quella estremista della Camusso ma economisti moderati che non hanno in testa nè Marx nè Keynes.
P.S. Ottime notizie dal Nord: il partitino del candido Rutelli appoggerà la candidatura a sindaco del leghista Tosi. Perfetto.
Corriere dell’Umbria 25 marzo2012
da Francesco Mandarini | Mar 30, 2012
Le cause di lavoro pendenti in Italia sono centocinquantamila. Lo sapete quante sono attivate ai sensi dell’articolo diciotto dello Statuto dei Lavoratori? Tra le trecento e le cinquecento. Il nuovo presidente di Confindustria, Squinzi, ha confermato l’insignificanza della norma per il funzionamento delle imprese. Fior, fiore di economisti e imprenditori sostengono che, i bassi investimenti, sono dovuti essenzialmente alla burocrazia, alla giustizia amministrativa e alla criminalità organizzata. Oltre che, ovviamente, alla gravità della crisi economica mondiale. D’altra parte lo Statuto è una legge che vige da quarantadue anni e nel passato, investimenti esteri in Italia non sono mancati. Definire rigido un mercato del lavoro che ha quarantasette tipologie contrattuali sembrerebbe una follia frutto dell’ideologia liberista che vorrebbe l’assoluta libertà dell’imprenditore nella gestione della forza lavoro. Ma d’ideologia si tratta, non di leggi naturali. Lo stesso pensiero unico che ha prodotto la disastrosa situazione dell’economia occidentale. Indifferenti ai riscontri negativi del loro concreto agire, le classi al potere, testardamente, vogliono applicare le loro ricette in ogni Paese. L’hanno fatto in Grecia, in Portogallo, in Gran Bretagna, in Spagna. I risultati? Squilibri tali che mettono a rischio la stessa tenuta sociale delle diverse nazioni e un impoverimento generalizzato. Sobriamente coerente con il pensiero unico, il governo Monti cerca di applicare le stesse ricette anche in Italia. Non accetta veti da parte di nessuno, dice. Mi spezzo ma non mi piego, dice educatamente. In realtà la destra pidiellina ha bloccato ripetutamente Monti quando il Premier o i suoi ciarlieri ministri hanno parlato di Rai o di giustizia o di taxi. Non sembrerebbe politicamente corretto che i veti non valgono soltanto per il Partito Democratico. Questo partito ha accettato con grande generosità di appoggiare Monti. Bersani è in mezzo ai guai. Ancora una volta le diverse anime dei democratici si confrontano sul da fare e lo fanno con la consueta asprezza. C’è chi sostiene che tutto ciò che dice e fanno la Fornero e Monti va sostenuto di là del merito e chi vorrebbe almeno il diritto di interloquire. Come pensano i montiani del PD di avere i voti dei milioni di lavoratori colpiti dai provvedimenti “ideologici†del governo? Pensa davvero l’onorevole Fioroni che abolire le salvaguardie dell’articolo diciotto consentirà ai giovani di ottenere un posto di lavoro decente? Secondo quale esperienza, a minori diritti sono corrisposti massicci investimenti in nuove attività produttive? A oggi alla stretta di Marchionne sulle condizioni di vita dei lavoratori della FIAT, è seguita la minaccia dello stesso Marchionne di chiudere altri due stabilenti in Italia. Purtroppo l’impressione è che il partito democratico rischia l’implosione proprio sulla questione delle tutele dei lavoratori. C’è chi sostiene che sono interventi non coerenti con il suo ruolo istituzionale ma Il presidente Napolitano è ripetutamente intervenuto a sostegno della “riforma†del mercato del lavoro. Sono le fabbriche che chiudono il problema, dice il presidente. E’ vero ma rimane incomprensibile il nesso tra questa problematica con la destrutturazione dell’articolo diciotto. Non lo dice soltanto quella estremista della Camusso ma economisti moderati che non hanno in testa né Marx né Keynes.
P.S. Ottime notizie dal Nord: il partitino del candido Rutelli appoggerà la candidatura a sindaco del leghista Tosi. Perfetto.
Corriere dell’Umbria 25 marzo2012