Le cause di lavoro pendenti in Italia sono centocinquantamila. Lo sapete quante sono attivate ai sensi dell’articolo diciotto dello Statuto dei Lavoratori? Tra le trecento e le cinquecento. Il nuovo presidente di Confindustria, Squinzi, ha confermato l’insignificanza della norma per il funzionamento delle imprese. Fior, fiore di economisti e imprenditori sostengono che, i bassi investimenti, sono dovuti essenzialmente alla burocrazia, alla giustizia amministrativa e alla criminalità organizzata. Oltre che, ovviamente, alla gravità della crisi economica mondiale. D’altra parte lo Statuto è una legge che vige da quarantadue anni e nel passato, investimenti esteri in Italia non sono mancati. Definire rigido un mercato del lavoro che ha quarantasette tipologie contrattuali sembrerebbe una follia frutto dell’ideologia liberista che vorrebbe l’assoluta libertà dell’imprenditore nella gestione della forza lavoro. Ma d’ideologia si tratta, non di leggi naturali. Lo stesso pensiero unico che ha prodotto la disastrosa situazione dell’economia occidentale. Indifferenti ai riscontri negativi del loro concreto agire, le classi al potere, testardamente, vogliono applicare le loro ricette in ogni Paese. L’hanno fatto in Grecia, in Portogallo, in Gran Bretagna, in Spagna. I risultati? Squilibri tali che mettono a rischio la stessa tenuta sociale delle diverse nazioni e un impoverimento generalizzato. Sobriamente coerente con il pensiero unico, il governo Monti cerca di applicare le stesse ricette anche in Italia. Non accetta veti da parte di nessuno, dice. Mi spezzo ma non mi piego, dice educatamente. In realtà la destra pidiellina ha bloccato ripetutamente Monti quando il Premier o i suoi ciarlieri ministri hanno parlato di Rai o di giustizia o di taxi. Non sembrerebbe politicamente corretto che i veti non valgono soltanto per il Partito Democratico. Questo partito ha accettato con grande generosità di appoggiare Monti. Bersani è in mezzo ai guai. Ancora una volta le diverse anime dei democratici si confrontano sul da fare e lo fanno con la consueta asprezza. C’è chi sostiene che tutto ciò che dice e fanno la Fornero e Monti va sostenuto di là del merito e chi vorrebbe almeno il diritto di interloquire. Come pensano i montiani del PD di avere i voti dei milioni di lavoratori colpiti dai provvedimenti “ideologici” del governo? Pensa davvero l’onorevole Fioroni che abolire le salvaguardie dell’articolo diciotto consentirà ai giovani di ottenere un posto di lavoro decente? Secondo quale esperienza, a minori diritti sono corrisposti massicci investimenti in nuove attività produttive? A oggi alla stretta di Marchionne sulle condizioni di vita dei lavoratori della FIAT, è seguita la minaccia dello stesso Marchionne di chiudere altri due stabilenti in Italia. Purtroppo l’impressione è che il partito democratico rischia l’implosione proprio sulla questione delle tutele dei lavoratori. C’è chi sostiene che sono interventi non coerenti con il suo ruolo istituzionale ma Il presidente Napolitano è ripetutamente intervenuto a sostegno della “riforma” del mercato del lavoro. Sono le fabbriche che chiudono il problema, dice il presidente. E’ vero ma rimane incomprensibile il nesso tra questa problematica con la destrutturazione dell’articolo diciotto. Non lo dice soltanto quella estremista della Camusso ma economisti moderati che non hanno in testa né Marx né Keynes.
P.S. Ottime notizie dal Nord: il partitino del candido Rutelli appoggerà la candidatura a sindaco del leghista Tosi. Perfetto.
Corriere dell’Umbria 25 marzo2012

Share This

Condividi

Condividi questo articolo con i tuoi amici.