I duellanti

Il nuovo governo Berlusconi si appresta a diventare il governo dei record.  La rapidità  con cui si è formata la compagine che guiderà  il Paese nei prossimi anni, è il segnale più evidente della capacità  del cavaliere nel mettere d’accordo il diavolo e l’acqua santa quando si tratta di fare bella figura. In questo caso nell’interesse di tutti. Favorito da un risultato elettorale esaltante, Berlusconi ha proposto la “sua” squadra stabilendo un primato storico.
Un record mondiale è invece il fatto che non esiste nel governo Berlusconi un ministero della sanità . Si dirà  un ministro in meno? Bene. Non ne sarei così sicuro. Il diritto alla salute è stabilito dall’articolo 32 della Costituzione è deve essere garantito a prescindere dal luogo di residenza dei cittadini. Non può quindi mancare una politica nazionale sanitaria volta alla soddisfazione di questo diritto costituzionale. Chi ci garantisce, un sottosegretario?
Che le regioni gestiscano il Servizio Sanitario Nazionale è un fatto positivo, ma senza un luogo di compensazione nazionale, quale è stato fino ad oggi il Ministero della Salute, le disparità  tra aree diverse dell’Italia diventeranno ancora più drammatiche. Senza compensazioni nazionali, frutto di parametri che tengono conto delle singole realtà , integrando finanziariamente le aree di maggior disagio, il sistema non funzionerà . La transumanza verso i migliori ospedali si accentuerà  e il divario nel Paese diventerà  insostenibile. (altro…)

Il fratello di Montalbano

Settimana di passione per il centro e per la sinistra Europea. Disfatta a Roma del centro-sinistra, catastrofe a Londra per il Newlabour.
Situazioni radicalmente diverse, ma che se analizzate possono essere utili per qualche riflessione sulle ragioni dell’avanzata della destra politica.  Non sono affatto convinto che in tutta Europa spiri un vento di destra. Quello che vedo è che quando una sinistra o un centrosinistra non riesce più ad avere legami con forze sociali e culturali avanzate, lascia alla destra l’egemonia nei valori e nelle priorità  e perde le elezioni. D’altra parte, nel mese di marzo in Spagna, in Francia e in qualche misura in Germania, elezioni generali politiche o amministrative parziali hanno visto il successo del centrosinistra e, addirittura, dei socialisti di Zapatero.
Preoccupa constatare che nel PD sembra prevalere  la tentazione a rinviare una discussione rispetto alle radici della sconfitta. Perchè di sconfitta si tratta e negarlo non aiuta a mettere in campo idee e progetti di partito credibili. Utile sarebbe per i dirigenti del PD studiare la parabola del Newlabour di Tony Blair. Nel 1994 quando divenne leader del partito, Blair si impegnò a rimuovere dalla linea politica e dall’organizzazione ogni pur tenue richiamo a tematiche riconducibili alla sinistra. Perfino nelle scenografie dei congressi laburisti scomparve il colore rosso scegliendo un verde pistacchio del tipo di quello visto nelle convention del PD. Vinte le elezioni proseguì imperterrito nella linea liberista dei Conservatori. Non a caso fu incoronato immediatamente erede legittimo della signora Thatcher. Lo strapotere delle Trade Union ridimensionato, demolizione sistematica di ciò che era rimasto, dopo diciotto anni di thacherismo, dello stato sociale, privatizzazioni e libero mercato, la filosofia blairiana. Con il magico Tony è stato privatizzato quasi tutto con risultati disastrosi per la qualità  dei servizi al cittadino e per i costi crescenti di trasporti, scuola, sanità  e così via. Non più il partito della working class ma il partito della classe media questo voleva essere il Newlabour di Blair e di Brown.
Purtroppo è stata proprio la classe media quella più penalizzata dalla distribuzione dei redditi sotto l’era del Newlabour. La politica fiscale è stata volta a tassare i redditi medi e a esentare i ricchi e ricchissimi. Londra è divenuta un paradiso fiscale per i milionari del globo. Per loro, le tasse a Londra non esistono.  Nei dieci anni di potere di Tony, i ricchi sono diventati dieci volte più ricchi mentre anche in Inghilterra il ceto media ha subito un ridimensionamento della qualità  della vita a causa di una fiscalità  “di classe”.
Veltroni sostiene che anche nel voto inglese ha deciso, come in Italia, la questione della sicurezza. Avrei qualche dubbio. L’insicurezza è ormai una condizione umana diffusa in ogni società , ma i governi laburisti in nome della sicurezza hanno imposto norme che molti hanno definito liberticide senza ottenere grandi risultati in termini di maggior tranquillità  dei cittadini.
La sconfitta nasce da lontano ed è noto che già  Tony Blair aveva subito batoste elettorali che, purtroppo, hanno spinto il Newlabour ancora più a destra. (altro…)

Buio profondo

Non credo che sia mai successo, ma se succedesse che un dirigente politico americano chiedesse l’abolizione della festa del 4 luglio, giornata a memoria dell’indipendenza americana, la reazione sarebbe quella di spedirlo in una casa di cura o a Guantanamo per un programma di rieducazione. Se il presidente Sarkozy non partecipasse ai festeggiamenti del 14 luglio, festa per la presa della Bastiglia dei rivoluzionari francesi, l’Eliseo sarebbe occupato dal popolo in rivolta.
L’Italia è uno strano Paese. Intellettuali e politici della destra amerebbero abolire la Festa della Liberazione del 25 aprile e non è detto che non ci provino a farlo. Il cavalier Berlusconi nei 14 anni di carriera istituzionale non ha mai partecipato a cerimonie di commemorazione del 25 aprile. Il sindaco di Alghero ha proibito alla banda municipale di eseguire Bella Ciao. La motivazione? E’ un canto che divide. Per esperienza personale posso assicurare al sindaco che Bella Ciao è cantata anche dai boy scout e dai bambini degli asili nido, anche quelli gestiti dalle suore.
Ma così va il mondo. Come per l’intelligenza anche per la stupidità  non c’è confine. Ci sarebbe da ridere, ma è meglio non farlo. Le elezioni di aprile hanno riportato al potere una destra che non si riconosce nell’atto fondativo la Repubblica Italiana. La Resistenza italiana è stata, a livello europeo, uno dei movimenti di popolo contro il nazi-fascismo più vasti e significativi per il grado di partecipazione e di unità  delle diverse sensibilità  politiche presenti nella lotta di liberazione. Da questo processo unitario è nata la Costituzione Repubblicana che rappresenta nello spirito e nella lettera il complesso dei valori che costituiscono la Nazione.
Purtroppo tutti si sentono impegnati a modificare la Carta, anche i riformisti, invece di applicarla nelle parti più innovative, hanno dato il loro contributo a creare una costituzione materiale che entra in conflitto con quanto è stato scritto dai padri costituenti nel 1948. Un esempio per tutti. Quando Franceschini, vice segretario del PD, sostiene che bisogna introdurre il semi-presidenzialismo alla francese, non può che non considerare che questo è in aperto contrasto con il dettato costituzionale che prevede una repubblica parlamentare e non presidenziale. Così facendo legittima la volontà  della destra berlusconiana che da anni lavora per un sistema politico plebiscitario in cui un Cesare moderno guida il Paese. E passi avanti in questa direzione sono stati fatti con le ultime elezioni. Aver sfidato Berlusconi nel suo terreno populista non ha dato grandi risultati nè a sinistra nè per il Partito Democratico. La vittoria della destra di quest’anno è molto più ampia di quella del 2001. La distanza percentuale era stata del 2,5% oggi questa percentuale è salita all’11%.
Nella mia giovinezza politica si usava “l’analisi del voto” come strumento per adeguare la linea politica del partito. Lo spostamento in negativo o positivo dell’uno per cento era uno stimolo a discussioni infinite per cercarne le motivazioni e per i responsabili locali e nazionali erano dolori.
Capisco che si attende l’esito del voto amministrativo di Roma, ma le prime analisi fatte da PD e sinistra non sembrano convincenti.
Ad esempio in Umbria i dirigenti del PD sembrano soddisfatti del risultato conseguito. Sbagliano. Nella nostra regione i partiti della disciolta Unione perdono il 10% e soltanto una parte della sinistra ha votato per il PD. Il voto utile c’è stato, ma non ha compensato le perdite del PD verso il centro e verso la destra.
Non c’è da essere molto allegri per i dirigenti democratici. Certo stanno molto meglio della sinistra e dei socialisti ormai scomparsi dalle aule parlamentari, ma se vogliono iniziare a costruire un’alternativa credibile al berlusconismo qualche riconsiderazione sulla linea politica e sul modello di partito da consolidare va fatta. (altro…)

America

Netto e senza discussione lo spostamento a destra della situazione politica del Paese. Siamo l’unica nazione europea in cui scompare una rappresentanza parlamentare della sinistra di matrice comunista o socialista. Un bel record. Candidato per cinque volte alla guida del Governo, Berlusconi ha vinto tre volte sconfiggendo Occhetto, Rutelli e Veltroni. Soltanto Prodi lo ha sconfitto. Non male per uno che si presenta come un industriale prestato alla politica. Il berlusconismo, inteso come ideologia, ha permeato nel profondo la società  italiana e ne segnerà  per anni il futuro. Bisognerà  alla fine convincersi che l’anomalia della democrazia italiana è destinata a resistere nel tempo essenzialmente perchè il berlusconismo è capace di organizzare interessi e di consolidare valori che possono non piacere, ma portano voti e consenso politico. Interessa poco al popolo del nord che “The Economist” consideri inadatto a governare Berlusconi. Nè spostano voti i talk show televisivi dove i leader del centro-sinistra sembrano più brillanti dei competitor della destra. Ciò che decide sono gli interessi che si riescono a rappresentare. Ci si scandalizza perchè la Lega ottiene una parte sostanziale del voto operaio? Ma non ricordate quando a Mirafiori, nell’autunno scorso, i lavoratori impedirono ai segretari di CGIL-CISL-UIL di parlare sommergendoli di fischi? Non era quello il segnale più evidente di una rottura tra il movimento sindacale e coloro che doveva rappresentare? Si accorgono oggi che Bossi ha costruito un partito la cui classe dirigente è espressione delle singole comunità . I duecento sindaci leghisti hanno saputo legarsi al territorio dando risposte in un rapporto continuo, quotidiano con gli amministrati. Chi ha qualche anno ricorderà  che la forza del PCI non era dovuta al legame con Mosca ma alla straordinaria capacità  dei dirigenti politici e degli amministratori comunisti di rispondere ai bisogni delle comunità  amministrate. Il riformismo non era predicato ma praticato. Nella nostra regione, in alcune amministrazioni, per parlare con un presidente, un sindaco, con un manager o assessore, devi attraversare lo sbarramento di cinque segretarie che alla fine ti comunicano che l’appuntamento richiesto è fissato a tre mesi.
In realtà  è più facile entrare al Pentagono che in qualche istituzione locale dell’Umbria. Che utopia la “regione aperta” di Pietro Conti!!
E’ ci si meraviglia del distacco della gente dalla politica. Che dire poi della transumanza elettorale. Pensate che Bossi accetti candidati paracadutati da Roma come normalmente avviene da noi? Il centrosinistra è riuscito anche a candidare a sindaco di una città  persone che hanno fatto la loro esperienza politica in tutt’altra regione. Ogni riferimento al prode Cofferrati, milanese, sindaco di Bologna è puramente casuale. Tutto ciò per sostenere la tesi che il voto di domenica non è soltanto un voto di protesta, ma è frutto di un insediamento territoriale e sociale che la destra ha costruito in questi anni. Si è formata una classe dirigente espressione di territori, di ceti produttivi e non frutto delle cooptazioni della casta al potere da decenni. Sono questi gli anni in cui nel centro-sinistra si è teorizzato “il partito leggero”. Un partito costruito da comitati elettorali che si formano e si dissolvono ad ogni elezione avendo come modello la democrazia americana. L’America è arrivata, ma non ha vinto Obama, ha vinto l’amico di Bush.
Un tempo la parola d’ordine era: ad ogni campanile corrisponda una sezione di partito. Un modello che la Lega ha riprodotto alla grande con i risultati che si sono visti domenica.
La disfatta della sinistra ha molti padri e molte ragioni. Perdere in un sol colpo due terzi dei voti non è impresa da poco. Dare la colpa a Veltroni serve a poco. Il PD ha giocato la carta del voto utile e il voto è stato sì utile, ma per Berlusconi. I flussi elettorali dimostrano che i voti persi dalla sinistra sono andati solo in parte al PD, molte le astensioni e molti alla Lega e al partito di DiPietro. (altro…)

e-mail del giorno dopo

Non so se chi ha votato Sinistra Arcobaleno – come ho fatto io, mettendo in quel voto la mia ostinata (e perdurante) contrarietà  alla scomparsa delle parole sinistra e socialismo dal vocabolario politico italiano – ha ancora diritto di parola. Poichè contano i fatti e i numeri, la mia ostinata (e perdurante) contrarietà  è stata sconfitta: nel Parlamento italiano, caso unico e clamoroso in Europa, non esistono più le parole sinistra e socialismo. Non mi consola certo il fatto che questo sia dovuto in larga parte al ricatto del voto utile al PD e della fantomatica rimonta. Però non capisco come questo possa consolare certuni del PD, chi è felice perchè un terzo degli italiani ha votato PD: a parte il fatto che un terzo o quasi degli italiani votava anche il PCI, che non ha mai vinto le elezioni politiche, ci vuole un fine politologo per vedere che quel 33% di voti ha prosciugato gli arcobaleno, ma nemmeno scalfito il centro? Ci vuole un fine politologo per vedere che, se il bacino di voti era comunque quello, allora un accordo preliminare con gli arcobaleno avrebbe almeno consentito di ottenere il premio di maggioranza al senato nelle regioni cosiddette in bilico (Lazio, Abruzzo, Sardegna, Liguria)?
Non capisco come la catastrofe degli arcobaleno possa consolare il PD dopo una sconfitta così vistosa. In un altro paese europeo (e anche negli Stati Uniti) un leader che perde le elezioni di quasi dieci punti si dimette il giorno dopo: qui invece si continua a santificarlo, si racconta che questo è un ottimo punto di partenza, che la rimonta è stata comunque eccezionale (????), che la via è quella giusta basta continuare così, che immancabilmente la prossima volta… Insomma, da Berlusconi le abbiamo prese, ma ne abbiamo date tante a Bertinotti! Se l’obiettivo era questo, Veltroni ha stravinto. Se l’obiettivo era vincere le elezioni…
Maria Pia Damiani

15 aprile 2008